Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Canna, che esami per la perla del Sud!

Il regista delle Zebre è piaciuto in azzurro e s’è imposto in Celtic League, ora è atteso dai derby e dal Sei Nazioni

- Di Francesco Volpe

Nel destino di Carlo Canna c’erano il rugby, lo stadio Monigo e il Galles. «A rugby non potevo non giocare. Papà Gerardo era centro nel Benevento, il mediano di mischia Alfredo Dell’Oste è mio zio e l’apertura Antonio Fragnito il mio padrino. Credo che mamma Daniela mi abbia portato al campo Pacevecchi­a quando ancora mi teneva in grembo. A Monigo è legato il mio primo ricordo rugbistico: il Trofeo Topolino. Un sogno per noi bambini. Al Galles la vittoria della Nazionale al Flaminio che mi è rimasta più impressa, quella del calcetto di Pez per la meta di Mauro Bergamasco. Ero ancora un semplice tifoso e venivo a Roma con gli amici per il Sei Nazioni. Avevo 14 anni».

Oggi Carlo Canna di anni ne ha 23, veste il bianconero delle Zebre e a Monigo tornerà a giocare il 3 gennaio per il secondo dei due derby italiani di Celtic League, mentre il Galles l’ha già sfidato sul campo e quel giorno compì il gesto che l’ha rivelato a chi il rugby lo segue per sentito dire. Antro del Millennium di Cardiff, minuto 63. Galles avanti 14-11, Carlo appena subentrato. Apertura, il ruolo che ha divorato decine di nostre giovani promesse. Nelle gambe, sì e no, dieci minuti in azzurro. Ma sull’assist di Gori nessuna esitazione: drop da 35 metri al centro dei pali: Galles-Italia 1414. Abilità, freddezza, soprattutt­o personalit­à. Quella che troppo spesso difetta ai giovani azzurri costruiti nel laboratori­o delle accademie.

«Io in Accademia non sono mai stato - racconta Canna, 23 anni - Dai Gladiatori Sanniti sono passato alle Fiamme Oro. E lì sono maturato. Soprattutt­o grazie a Nicola Benetti (oggi a Casale, in A2: uno dei migliori “cecchini” italiani). E’ stato lui a spiegarmi i comandamen­ti del buon calciatore: seguire con la gamba la traiettori­a del pallone dopo l’impatto e non sottovalut­are mai i piazzati facili. Quel drop al Galles? Un’apertura deve giocare il momento, la situazione, leggerla e agire di conseguenz­a. In quell’occasione avevamo la palla ma non avanzavamo. Era la soluzione ideale».

«Il dualismo con Allan? Finché non imparo per bene l’inglese come farei senza di lui?»

CAZZIMMA. Carlo ha ancora tanto da dimostrare, quasi tutto, ma il suo impatto sulle partite non è mai banale. Si è rivelato con gli Emergenti in giugno, a Tbilisi (Georgia tritata a domicilio dai prospetti del campionato), e in Coppa del Mondo ha fatto il suo («Venivo dall’Eccellenza, è stato un sogno»), pur giocando appena 36’ in quattro partite. Da ricordare l’azione personale inventata contro il Canada e non conclusa in meta per questione di centimetri. Al debutto con le Zebre, ha vinto tre partite su sei da titolare ed è stato eletto due volte uomo-partita. «Nonostante questo non ha perso l’umiltà - assicura Gianluca Guidi, il coach della franchigia di Parma - E’ sfrontato, anche troppo. Furbo, scaltro, sicuro di sè. I napoletani direbbero che ha tanta “cazzimma”. Un istintivo, che ora deve imparare a gestire

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AP WIRE Carlo Canna, 23 anni, scherza con Samuela Vunisa, 27, dopo la vittoria sulla Romania
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