Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Il caso Olimpico serve una svolta
Stadio senza spettatori. Prosegue il dibattito aperto dal nostro direttore Vocalelli Interviene Veltroni ex sindaco di Roma
Come riportare i tifosi all’Olimpico? Il nostro direttore Vocalelli ha dato il via a un dibattito al quale chiamiamo a partecipare le istituzioni sportive e romane. Dopo gli interventi di Giovanni Malagò e Carlo Tavecchio pubblichiamo quello dell’ex sindaco di Roma. Ormai il colore prevalente dell’Olimpico non è il magnifico verde del suo campo di gioco ma il blu dei sedili vuoti nelle tribune e in curva. Le partite delle due squadre della Capitale si svolgono in un clima spettrale, fatto di vuoti e silenzi. Non era successo dopo la tragedia di Paparelli.
Serve educazione allo sport, si deve partire dalle scuole con una grande campagna culturale
Ormai il colore prevalente dell’Olimpico non è il magnifico verde del suo campo di gioco ma il blu dei sedili vuoti nelle tribune e in curva. Le partite delle due squadre della Capitale si svolgono in un clima spettrale, fatto di vuoti e silenzi. Non era successo dopo la tragedia di Paparelli e neanche quando la Roma era la “Rometta” di “forza Roma, forza lupi so’ finiti i tempi cupi” o quando la Lazio si salvava dalla serie C all’ultima partita utile. Non era successo quando Marini Dettina promuoveva una colletta al Teatro Sistina per i conti della Roma e neanche quando, dopo la fine dell’era Cragnotti, la Lazio faticava a trovare proprietà e progetto. Ma succede ora, ogni domenica. Succede per il costo dei biglietti, spropositato nel tempo in cui con alcune decine di euro si possono vedere in diretta televisiva tutte le partite del campionato. Succede oggi che non si riesce a trovare un equilibrio tra le esigenze di sicurezza e quelle di facile accessibilità allo stadio. Succede oggi che le due squadre vanno non male come un tempo ma neanche bene come potrebbero. Succede oggi che le due società hanno un rapporto difficile con le tifoserie. Succede, comunque. Ogni domenica, dall’inizio del campionato.
Sgomberiamo il campo
C’è bisogno anche di impianti nuovi Necessario adottare il modello inglese contro la violenza
dal primo tema, in ordine di importanza, quello della violenza. Il problema è che se non finirà la crescita, ancora in atto secondo i dati, degli episodi di aggressione, pestaggio, danneggiamento, gli stadi tenderanno a diventare sempre più dei fortini tanto inespugnabili quanto infrequentabili. Dunque la prima scelta di responsabilità, per frenare questa spirale deve essere degli appassionati di calcio che devono bandire la violenza, ogni for- ma di violenza, e i violenti, ogni tipo di violenti, dal gioco più bello del mondo. Ma le società devono capire che trasformare gli stadi in luoghi nei quali sia bello, per le famiglie, andare ogni giorno, comporta di avere una idea strategica del consumo di calcio, a cominciare dai prezzi e dal merchandising. Poi, certo, ci vogliono nuovi stadi, più confortevoli e accoglienti. Più moderni. Tuttavia Marassi non è nuovo, ma è pieno. Il Comunale di Firenze non è nuovo, ma è pieno. E, a proposito di stadi, resto dell’idea che sia uno spreco per la città lasciar andare alla deriva uno stadio meraviglioso come il Flaminio. Quando da bambino andavo a vedere la Tevere Roma o quando ci si è giocato il campionato che ha preceduto i mondiali del 1990 era bellissimo vedere i giocatori così vicini, sentire la loro voce e le indicazioni degli allenatori.
Ha fatto bene il direttore del Corriere ad aprire un dibattito su questo tema. Personalmente resto convinto del modello inglese per contrastare la violenza: spettatori vicino al campo, celle negli stadi, condanne per direttissima con pene molto più cogenti dei Daspo. E stadi nuovi o ristrutturati. Evitando però, per finanziarli, speculazioni edilizie o finanziarie ma attuando un rigoroso calcolo di costi e benefici. E poi una grande campagna culturale di educazione allo sport. A cominciare dalle scuole. Perchè si contrasti il razzismo, si impari il valore della ”squadra”, si insegni a vincere e perdere. Intanto le società coltivino un rapporto di responsabilizzazione reciproca con i tifosi.
L’Olimpico vuoto è un ossimoro. Pioveva forte e si stava scomodi su panche di legno verde. Eppure eravamo sempre tanti. Per vedere Cudicini o Cei, Manfredini o Rozzoni. Lo stadio è il parco giochi dei grandi di una città. Non può essere deserto, silenzioso, freddo. È un problema sociale, prima che calcistico.
(3. Ieri abbiamo pubblicato l’intervento di Carlo Tavecchio, presidente della Figc; domenica l’intervento di Giovanni Malagò, presidente del Coni)