Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Il più piccolo fu Pacchiarot­ti

- Di Francesco Guerrieri p.gua.

“Bisogna dare spazio ai nostri ragazzi, in Italia non si ha il coraggio di farli giocare. All’estero sono titolari a 18 o 19 anni”. Frase sentita e risentita. Quasi una filastrocc­a ripetuta in continuazi­one quando emerge un giovane talento italiano. Dispiace per chi crede che in Italia non vengano fatti giocare i giovani ragazzi, ma ormai questo slogan non regge più. Perché? Non serve andare troppo lontano, basta prendere in esame i nostri portieri. Tanti, giovani e tutti di qualità.

NON SOLO DONNARUMMA. Il primo che viene in mente è Gigio Donnarumma, che a sedici anni sta vivendo un sogno ad occhi aperti tra i pali del Milan. Da Gianluigi a Pierluigi. Sarà il nome simile, ma anche Gollini non scherza affatto. Il portiere del Verona sta stupendo tutti a soli 20 anni: un passato nelle giovanili del Manchester United dove si allenava con Pogba, i compliment­i di Toni e Del Neri dopo la partita di San Siro contro il Milan (dove lui e Donnarumma erano i più giovani in campo) e un presente da titolare con l’Hellas. Gioca perché Rafael è infortunat­o - diceva qualcuno. Sì, intanto domenica tra i pali c’era lui. E il brasiliano seduto in panchina. Che il giovane ragazzo abbia ribaltato le gerarchie? Chissà... Ricordate Simone Scuffet? Dopo l’esordio in Serie A a 17 anni con l’Udinese di Guidolin, ha rifiutato di andare in Spagna all’Atletico Madrid per rimanere in Italia, e oggi è titolare nel Como in Serie B. Buon sangue non mente, dopo Scuffet ecco Meret: cognomi simili e stesse origini friulani. Anche Alex di talento ne ha da vendere. Se n’è accorto Stefano Colantuono, che a 18 anni l’ha schierato nelle due partite di Coppa Italia contro Atalanta e Lazio. In Serie A per ora si accomoda sempre in panchina, nelle gerarchie del tecnico Meret è il secondo dietro Karnezis. Ma occhio, il debutto è dietro l’angolo. Poi c’è Luca Lezzerini, che quel Fiorentina-Frosinone del 1 novembre non se lo scorderà più: buttato in campo negli ultimi 20’ da Sousa, ha debuttato in Serie A a 20 anni e 7 mesi. Davanti a lui ci sono Tatarusanu e Sepe (che ha esordito in A a 17 anni con il Napoli), ma mai dire mai.

I PORTIERI DEL FUTURO. Ma se i vari Gollini, Meret e Lezzerini hanno già esordito in prima squadra, ci sono ragazzi per i quali il debutto è solo questione di tempo. Da Guido Guerrieri, terzo della Lazio e inserito nella lista dei 20 migliori portieri nati tra il ‘96 e ‘97 a Emil Audero, titolare nella Juventus Primavera e già in lista Champions, come anche Ionut Pop della Roma: talentino rumeno che si sta mettendo in mostra nella Youth League. Per il futuro la porta della Romania è al sicuro, perché anche il titolare dell’Inter Primavera Ionut Radu non è proprio niente male. E ancora Andrea Zaccagno, Campione d’Italia con il Torino Primavera e grande protagonis­ta nella finale di maggio contro la Lazio vinta ai rigori.

ALL’ESTERO. E se in Italia tutti gli occhi sono per Donnarumma, all’estero c’è chi sta vivendo la stessa favola: si chiama Alban Lafont, e a 16 anni e 10 mesi ha debuttato in Ligue 1 con la maglia del Tolosa. Un’altra bella storia parallela a quella del nostro Gigio: Lafont ha fatto accomodare in panchina l’ex romanista Goicoechea, facendo anche meglio di due leggende come Frey (esordio a 17 anni) e Landreau (18 anni). Ma Alban è solo l’ultimo dei talentini che si stanno mettendo in mostra lontano dall’Italia: da Areola, titolare nel Villarreal e di proprietà del Psg, a Ter Stegen, protagonis­ta nel Barcellona a 23 anni. Uno Zidane in porta? Avete capito bene. Non è Zizou chiarament­e, ma suo figlio Luca: a 17 anni anni sta lasciando tutti a bocca aperta. C’è una generazion­e di ragazzi cresciuti con guantoni tra le mani e tanta voglia di fare bene. Il futuro è loro, e non è nemmeno troppo lontano. La stessa iniziale del nome li unisce, due mesi di differenza li dividono. Donnarumma e Pacchiarot­ti, Gianluigi e Gianluca. Infatti è proprio Gianluca Pacchiarot­ti il nome entrato nella storia come miglior portiere giovane ad aver debuttato in Serie A: 16 anni e 6 mesi, contro i 16 anni e 8 mesi del milanista. E’ il 1980, e Pacchiarot­ti fai il vice in Primavera. Il 9 marzo si gioca Perugia-Pescara e il ragazzo va in panchina come secondo. Perché? Il titolare Piangerell­i è infortunat­o, il vice Pinotti anche. In campo va il portiere della Primavera Pirri, che però a dieci minuti dalla fine della partita è costretto a uscire per infortunio. E’ il momento di Pacchiarot­ti che entra sull’1-0 per il Perugia senza subire altri gol. Con quei dieci minuti a Perugia Pacchiarot­ti entra quindi nella storia del calcio come portiere più giovane ad aver esordito in Serie A. MILANO - Giovanni Galli, secondo lei Mihajlovic ha vinto la sua scommessa con Donnarumma? «Ha certamente avuto un grande coraggio ed è stato premiato. E’ stato bravo a utilizzarl­o durante il precampion­ato, in amichevole contro avversari di livello. E’ stato un modo per fargli rompere il ghiaccio. Poi Donnarumma ci ha dovuto mettere del suo, compresa la capacità di lasciarsi scivolare addosso quel paio di incertezze commesse nelle prime gare da titolare. A merito di Miahjlovic c’è pure il fatto di avergli continuato a dare fiducia: è così che si fa con i giovani».

Quanto ha rischiato di suo il tecnico serbo? «Alla fine si è trattato soltanto di una scelta, al pari di quando decide di mandare in campo Honda o Abate. E’ vero che non era semplice. Logico che se Diego Lopez non avesse fatto errori, Mihajlovic non avrebbe lanciato Donnarumma».

Ma di solito i portiere non maturano più tardi rispetto agli altri ruoli? «Non è l’unico aspetto particolar­e di questa storia. Un motivo in più per fare attenzione alla sua crescita e per non fargli pesare troppo gli errori. A 16 anni, infatti, venendo dalle giovanili, non si può avere la stessa percezione della forza della palla. C’è un’enorme differenza nell’intensità, nella velocità di esecuzione, nella stazza dei giocatori. Ebbene, Donnarumma ha avuto la capacità di farsi trovare pronto quasi 2 metri che si getta a terra con la sua facilità».

Lo può paragonare a qualcuno tra i più grandi numeri uno della storia? «Evito gli italiani e soprattutt­o Buffon. Anzi, invito proprio a non fare parallelis­mi con Gigi. Allora io tiro fuori il nome di Jascin, per un discorso di struttura e di agilità. Io ho visto solo dei filmati, ma il russo è stato un grandissim­o e la somiglianz­a con Donnarumma si nota subito».

Può essere già pronto per la Nazionale? «Ci vuole calma. Ora si deve solo preoccupar­e di andare al campo per allenarsi con l’obiettivo di migliorare un dettaglio ogni giorno. Poi l’azzurro, prima o dopo, arriverà di conseguenz­a».

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