Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
ZUCULINI CHE MUSICA L’EVENTO
Tutto esaurito a Bologna per il debutto sul palco dell’argentino con il suo gruppo
Si è fatto la barba, si è messo la giacca. La cravatta annodata male, perché è così che si usa. Il cappello calato in fronte. La prima di Franco Zuculini da vero musicista è perfetta, un cliché di stravaganze da divo. Ascoltate bene, gente, quello che state per sentire è un uragano di note che pompa nel petto, un caleidoscopio di accordi che fanno su e giù, dallo stomaco all'anima. E' rock, baby. Ci vuole orecchio anche per prendere a calci un pallone. Ci vuole sentimento per suonargliele come si deve. Tutte cose che Zuculini ha imparato a fare a occhi aperti, fidandosi del suo istinto di argentino purosangue, della fantasia, e infatti quando mette piede sul palco l'istinto del musicista è lo stesso che ci aveva fatto vedere in mezzo al campo con la maglia del Bologna. Animale da palcoscenico, Zucu. La sua è ferocia alle tastiere. Pare che questo non sia un habitat da calciatore. I riflettori fanno sudare. Il prato è legno che scricchiola quando batti il tempo coi piedi. Tutte storie. E' il suo habitat, e anche quello dalla Zucu's Blues Band, il gruppo con cui ieri sera Zuculini ha suonato per la prima volta di fronte a un pubblico.
TUTTO ESAURITO. A questa stravagante prima sono venuti più di quelli che possono entrare. Sono passati anche il compagno di squadra Luca Ceccarelli (che adesso è fuori rosa) e Lorenzo Paramatti, l'ex che adesso gioca nel Siena ma mica poteva mancare per il suo amico Zucu. Il Take Five è zeppo così. Calma, non spingete. Luci soffuse, amplificatori a palla. Magari faremo una replica più avanti. Perché lo show è un'euforia collettiva, e vale sempre la pena ripeterla all'infinito. Ma più di tutte le altre arti, è la musica che genera condivisione. E se a suonare è un calciatore, beh, allora la curiosità si amplifica. Non è per questo che ha imparato a suonare Zuculini, non per darsi in pasto ai curiosi. La prima volta che si era fatto male, nel 2012, al Saragozza, gli servì per capire che il tempo è allegria e che la vita non è fatta soltanto di calcio. In quei mesi Zuculini imparò a suonare il pianoforte, dopo non è più riuscito a smettere. La musica è seme nell'anima, se lo annaffi bene ti cresce dentro. Gli è successo anche l'aprile scorso. Altro infortunio, mesi di stop, ore di riabilitazione, di rabbia, sudore. La musica è stata una liberazione.