Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Schemi e disciplina La vita di Sadiq e di Nura (che sarà in campo a gennaio) simile a una partita

- Di Marco Evangelist­i ROMA

La legge è legge. Sadiq Umar e Abdullahi Nura sono arrivati in Italia appena addentrati­si nell’adolescenz­a. Sedici anni, Sadiq imboccava il suo primo tunnel lastricato di infortuni - poi scoprirono che c’era solo da ritoccare la postura - e Nura imboccava la corsia di destra per scavarci un solco, come Zio Paperone quando riflette. Alla Lavagnese, dove li hanno svezzati, sono costretti dagli eventi a filosofegg­iare più sul difensore che sull’attaccante e dicono: quando a gennaio Nura si sarà completame­nte ripreso dalla quisquilia al cuore che gli hanno diagnostic­ato la Roma si ritroverà bello e pronto il nuovo Cafu, beata lei.

La legge è legge, quindi i due ragazzi avevano bisogno di un tutore legale. Lo hanno avuto, tra i migliori che potessero sperare. Li ha presi in casa con le loro vuote valigette a rotelle, gliele ha riempite di indumenti, ha aperto le porte. Che volete, dicono sempre a Lavagna, a Roma hanno Trigoria e noi non l’abbiamo. Siamo in Serie D, in fin dei conti.

Sadiq e Nura hanno ripagato con quanto possedevan­o, un affetto istintivo, una condotta irreprensi­bile. Erano venuti in Italia sì, ma non per povertà e neppure per riscatto. Non è come nei racconti edificanti e vagamente razzisti. Sono ragazzi educati a dovere, di origine più umile Nura, figlio di piccoli commercian­ti Sadiq. Conoscevan­o l’inglese come lo insegnano nelle scuole nigeriane, cioè bene. A due lezioni di italiano a settimana hanno fatto presto a inserirsi, a raccoglier­e amicizie, a farsi una vita sociale.

Traiettori­e e schemi come in un allenament­o di calcio, da casa alla scuola, dalla scuola al ristorante, dal ristorante di nuovo a casa. Sedevano davanti alla telervisio­ne e guardavano ore e ore di partite. Su dai canali arrivavano tutte le leghe principali d’Europa e loro lì a incantarsi. La scuola vera era quella, gli affondi di Dani Alves, gli elastici di Ronaldo. Sadiq ne fece uno in una partita di calcetto e a momenti le prende.

In quelle giornate di ipnosi sportiva ciascuno dei due scelse la squadra dei sogni, il Manchester United per Sadiq, il Barcellona per Nura. Alla Roma il compito infame di diventare qualcosa di simile. La cosa passa anche attraverso la ricerca capillare di talenti come quello di Sadiq. E di Nura, ovviamente. Quando sono arrivati in Italia il Ramadan era appena finito. Passò un anno, i due ragazzi cominciaro­no a digiunare e solo allora qualcuno si rese conto che sono musulmani. Distanza culturale sempliceme­nte inosservat­a. E’ la deliziosa normalità del calcio, che fa di tutto il mondo un paese.

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