Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Dal Castel di Sangro alle Olimpiadi di Pechino
Gabriele Gravina è il nuovo presidente della Lega Pro. E’ stato eletto ieri a Firenze alla seconda votazione. Finisce qui il commissariamento di Tommaso Miele, dopo il ventennio di Mario Macalli. Finisce soprattutto un modo di gestire il calcio della vecchia Serie C. Gravina porta un’aria nuova e la sua elezione apre anche un nuovo scenario per la corsa alla prossima poltrona di presidente della Federcalcio. Il candidato di Tavecchio e Lotito era Pagnozzi, che esce battuto per la seconda volta consecutiva da una elezione sportiva. Nel 2013 era arrivato alle spalle di Malagò per la presidenza del Coni, ieri ha perso anche quella della Lega Pro. Lotito si è presentato a Firenze, nella sede della Lega, a metà pomeriggio, ma se n’è andato fra le due elezioni, visto che già alla prima Gravina aveva ottenuto la maggioranza. Aveva capito che stavolta non l’avrebbe spuntata. La Federcalcio rinnoverà la sua carica presidenziale nel gennaio del 2017, allora la Lega Pro, come tutte le altre componenti, avrà un nuovo presidente che non è detto sia lo stesso Gravina, ma di sicuro il lavoro pre-elettorale del grande nemico di Lotito andrà in direzione opposta a quella dell’attuale Figc. Con l’elezione di Gravina che, considerata la netta preferenza, si porterà dietro almeno il 70 per cento della sua Lega, cambieranno sensibilmente gli equilibri in vista dell’elezione federale. Dopo i giocatori e gli allenatori, anche la Lega Pro è sul fronte del no a Tavecchio, eletto con l’appoggio di Macalli.
E’ una svolta storica per un settore del calcio da sempre alla ricerca di una sua dimensione. Ma è storica anche perché Gravina rappresenta, almeno per ora, l’ostacolo più alto per Tavecchio e Lotito. I club lo hanno eletto per questa ragione, gli riconoscono un senso di appartenenza al loro mondo (a differenza di Pagnozzi), vedono in lui non solo una probabile soluzione ai malanni della categoria, ma anche la separazione netta dalla linea attuale della federcalcio. Sono importanti anche i numeri della doppia elezione. Già con la prima, che richiedeva la metà dei voti più uno, è andato vicino al successo: 25 voti (ne occorrevano 28) contro i 15 di Pagnozzi e i 13 di Marcheschi. Con la seconda, ha spazzato via gli altri concorrenti con 31 voti (Pagnozzi è arrivato a 13, Marcheschi a 7). Non è difficile immaginare che su Gravina siano confluiti i voti del fiorentino Marcheschi, vicino al sottosegretario Luca Lotti, e pure lui della sponda opposta a Tavecchio.
Il lavoro del nuovo presidente sarà pesante. Questa è una Lega spaccata e finora incapace di ritrovarsi attorno a una piattaforma comune. Negli ultimi 10 anni di Macalli, dal 2005 al 2015, sono scomparse 86 società, ne sono rimaste in piedi 54, ma alcune davvero sofferenti
- Gabriele Gravina è nato a Castellaneta, provincia di Taranto, classe ‘53, laurea in giurisprudenza. Il suo nome è diventato famoso nel calcio con il Castel di Sangro di cui è diventato presidente nel 1990 quando la squadra giocava nei Dilettanti. Con Gravina, è arrivato fino alla Serie B e al primo anno ha conquistato anche la salvezza. Ha diviso finora la sua attività fra il calcio, i consigli d’amministrazione delle banche, le lezioni universitarie in management dello Sport e delle Imprese Sportive alla facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Teramo e de "La Sapienza" di Roma. E’ stato membro del CdA della Federcalcio e della delegazione della Nazionale di Lippi al Mondiale in Germania, capodelegazione della Nazionale Olimpica a Pechino nel 2008, fino a un mese fa era anche capodelegazione della Under 21 e fino a ieri consigliere federale per la Lega Pro, carica da cui ora deve dimettersi per incompatibilità con la nuova presidenza. E’ la seconda volta che partecipa all’elezione della Lega Pro, ha perso quella del dicembre 2012 quando Macalli è stato eletto per l’ultima volta.
LA SODDISFAZIONE. Gravina ha ricevuto l’applauso dell’assemblea e ha poi raccontato le prime emozioni. «Per me è un momento importante e di grande soddisfazione. E’ un risultato netto, chiaro e impegnativo. E’ soprattutto un risultato responsabile, adesso bisogna cominciare a lavorare per rimettere insieme le energie di tutti i presidenti, dovrò lavorare sul mio programma per far coincidere progetti e realtà».
GRAVINA: UOMO DI QUESTO MONDO. Ha conquistato i presidenti con un piano convincente, ma non solo. «Voi mi chiedete perché ho vinto. Forse perché ho spiegato che in questa elezione c’era da fare una scelta fra chi era stato catapultato dall’esterno (Pagnozzi, ndr) e chi invece conosceva questo mondo, aveva la consapevolezza dei problemi, del cambio di rotta da attuare e delle soluzioni immediate da trovare. Credo di aver convinto i presidenti con la mia tenacia: ho dimostrato a tutti che sono uno di loro e alla fine li ho abbracciati uno per uno». All’inizio di gennaio, subito dopo le feste, incontrerà Miele per lo scambio di consegne. «Già nelle prossime ore farò mente locale sulle cose da fare, non sono poche».