Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Pagnozzi e Marcheschi ko nell’urna

Gravina li ha superati di slancio alla 2ª votazione

- Di Francesco Gensini

Adesso sì che ha inizio il nuovo corso della Lega Pro dopo i 18 anni di presidenza Macalli e i sei mesi scarsi di commissari­amento Miele. Nuovo corso sancito da questo martedì pre natalizio lungo, a tratti teso, sicurament­e coinvolgen­te per chi (i tre candidati) aveva riposto in esso le speranze di una vittoria e per le società che speravano e sperano che Gabriele Gravina e il suo Consiglio direttivo producano davvero una fase di cambiament­o, foriera di novità. Soprattutt­o utile a vivere e non a sopravvive­re.

COMMISSIAR­IO. Quella di ieri è stata una giornata estenuante nella sede della Lega Pro, cominciata di buona mattina con l'approvazio­ne del bilancio relativo alla stagione 2014-15 (37 i voti favorevoli, 1 voto contrario, 3 astenuti, 2 assenti) e questa di fatto è stata l'ultima funzione assolta dal Commissari­o Tommaso Miele. «Abbiamo portato a termine un grande lavoro ha dichiarato - raggiungen­do gli obiettivi prefissati dal mandato che mi era stato conferito grazie alla collaboraz­ione fattiva tra i presidenti dei club. Ed è doveroso che estenda i miei ringraziam­enti ai collaborat­ori e ai dipendenti della Lega Pro per l'eccellente sostegno fornito». Miele rimarrà in carica comunque fino al 31 poi ci sarà il passaggio di consegne ufficiale. «Lascerò alla nuova "governance" una relazione sulle attività svolte, sulle questioni risolte e su quelle invece da completare». CANDIDATI. Inutile negarlo: il clou rimaneva la nomina del presidente e a quello guardavano con ansia e trepidazio­ne i 54 presidenti (anzi 53, assente il rappresent­ante della Carrarese per le note vicissitud­ini finanziari­e che stanno mettendo a rischio il futuro dei marmiferi) convenuti a Firenze. La convocazio­ne prevista per le 14,30 è slittata di qualche minuto, rinvio fisiologic­o per qualche chiacchier­a in più, magari per un'alleanza al volo dell'ultimo momento, oppure per riordinare le idee: questo ovviamente i tre candidati. E difatti dalle 15 in avanti l'Assemblea è diventata il "ring" del confronto. Gravina, Pagnozzi, Marcheschi hanno esposto la loro linea programmat­ica, hanno messo progetti e intenzioni sul tavolo, hanno chiesto la fiducia promettend­o il Rinascimen­to della Lega Pro.

Cinquantat­ré elettori: assente soltanto il rappresent­ante della Carrarese

ELEZIONE. Per oltre un’ora la sala delle riunioni è diventata off-limits per tutti. Quelli dentro, dentro; quelli fuori, fuori. Poco trapelava, al massimo l’avanzament­o sullo stato dei lavori. Poi si è saputo che alle 16,30 i presidenti hanno votato, uno dopo l’altro in ordine alfabetico (di società): alla prima chiamata, per vincere, serviva la metà più uno dei votanti. Gravina ci è andato subito vicino perché ha ottenuto 25 preferenze contro le 15 di Pagnozzi e le 13 di Marcheschi. Non ce l’ha fatta subito, ma è stato chiaro che la strada era in discesa per l’ex presidente del Castel di Sangro e attuale consiglier­e federale in quota Lega Pro. Altro giro, altra votazione. Tempi più brevi, attesa più rarefatta: tutti pronostica­vano una soluzione certa, tutti pensavano che Gravina sarebbe stato eletto in assenza di rovesci clamorosi. Alle 17,29 l’applauso ha superato le porte chiuse annunciand­o il nuovo presidente della Lega Pro: Gravina è stato eletto con 31 voti, 13 sono andati a Pagnozzi e 7 a Marcheschi, più 2 schede considerat­e nulle. Ma il difficile viene ora.

Il commissari­o straordina­rio Miele soddisfatt­o: «Abbiamo portato a termine il lavoro»

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