Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Pagnozzi e Marcheschi ko nell’urna
Gravina li ha superati di slancio alla 2ª votazione
Adesso sì che ha inizio il nuovo corso della Lega Pro dopo i 18 anni di presidenza Macalli e i sei mesi scarsi di commissariamento Miele. Nuovo corso sancito da questo martedì pre natalizio lungo, a tratti teso, sicuramente coinvolgente per chi (i tre candidati) aveva riposto in esso le speranze di una vittoria e per le società che speravano e sperano che Gabriele Gravina e il suo Consiglio direttivo producano davvero una fase di cambiamento, foriera di novità. Soprattutto utile a vivere e non a sopravvivere.
COMMISSIARIO. Quella di ieri è stata una giornata estenuante nella sede della Lega Pro, cominciata di buona mattina con l'approvazione del bilancio relativo alla stagione 2014-15 (37 i voti favorevoli, 1 voto contrario, 3 astenuti, 2 assenti) e questa di fatto è stata l'ultima funzione assolta dal Commissario Tommaso Miele. «Abbiamo portato a termine un grande lavoro ha dichiarato - raggiungendo gli obiettivi prefissati dal mandato che mi era stato conferito grazie alla collaborazione fattiva tra i presidenti dei club. Ed è doveroso che estenda i miei ringraziamenti ai collaboratori e ai dipendenti della Lega Pro per l'eccellente sostegno fornito». Miele rimarrà in carica comunque fino al 31 poi ci sarà il passaggio di consegne ufficiale. «Lascerò alla nuova "governance" una relazione sulle attività svolte, sulle questioni risolte e su quelle invece da completare». CANDIDATI. Inutile negarlo: il clou rimaneva la nomina del presidente e a quello guardavano con ansia e trepidazione i 54 presidenti (anzi 53, assente il rappresentante della Carrarese per le note vicissitudini finanziarie che stanno mettendo a rischio il futuro dei marmiferi) convenuti a Firenze. La convocazione prevista per le 14,30 è slittata di qualche minuto, rinvio fisiologico per qualche chiacchiera in più, magari per un'alleanza al volo dell'ultimo momento, oppure per riordinare le idee: questo ovviamente i tre candidati. E difatti dalle 15 in avanti l'Assemblea è diventata il "ring" del confronto. Gravina, Pagnozzi, Marcheschi hanno esposto la loro linea programmatica, hanno messo progetti e intenzioni sul tavolo, hanno chiesto la fiducia promettendo il Rinascimento della Lega Pro.
Cinquantatré elettori: assente soltanto il rappresentante della Carrarese
ELEZIONE. Per oltre un’ora la sala delle riunioni è diventata off-limits per tutti. Quelli dentro, dentro; quelli fuori, fuori. Poco trapelava, al massimo l’avanzamento sullo stato dei lavori. Poi si è saputo che alle 16,30 i presidenti hanno votato, uno dopo l’altro in ordine alfabetico (di società): alla prima chiamata, per vincere, serviva la metà più uno dei votanti. Gravina ci è andato subito vicino perché ha ottenuto 25 preferenze contro le 15 di Pagnozzi e le 13 di Marcheschi. Non ce l’ha fatta subito, ma è stato chiaro che la strada era in discesa per l’ex presidente del Castel di Sangro e attuale consigliere federale in quota Lega Pro. Altro giro, altra votazione. Tempi più brevi, attesa più rarefatta: tutti pronosticavano una soluzione certa, tutti pensavano che Gravina sarebbe stato eletto in assenza di rovesci clamorosi. Alle 17,29 l’applauso ha superato le porte chiuse annunciando il nuovo presidente della Lega Pro: Gravina è stato eletto con 31 voti, 13 sono andati a Pagnozzi e 7 a Marcheschi, più 2 schede considerate nulle. Ma il difficile viene ora.
Il commissario straordinario Miele soddisfatto: «Abbiamo portato a termine il lavoro»