Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Cito: Siamo in piena svolta generazionale
Te lo do io il taekwondo: che poi, in coreano, è “l’arte di colpire con pugni e calci”. Detto così, sembra una cosa brutale: invece è la quintessenza delle filosofie orientali, nelle quali la violenza deve inchinarsi all’abilità, al coraggio e alla flessibilità, nella mente e nel corpo. Fino a Londra il sistema di qualificazione olimpica sembrava stampato direttamente dalle tavole draconiane: solo due tornei, uno mondiale e uno continentale, e chi non ci riusciva era fuori, fosse pure il campione del mondo. Ora anche la Wtf, l’organo supremo, ha capito che gli atleti sono umani: tanti tornei del Grand Prix e per il ranking valgono anche i circuiti minori (G1 e G2) con qualche punticino in palio.
L’Italia, però, è ancora al palo: nemmeno l’olimpionico Molfetta ha la certezza di andare a Rio e punterà all’ultimo torneo utile (Istanbul, gennaio 2016). Un motivo c’è: «Molfetta è il capitano, ma tutti gli altri del Club Italia in raduno permanente all’Acquacetosa - sono ragazzi e ragazze tra i 18 e i 20 anni e non hanno potuto disputare il Grand Prix per motivi di età», spiega il segretario federale Angelo Cito. Il fatto è che nel quadriennio si è puntato su un generale ricambio del gruppo azzurro, inserendo una serie di atleti titolati a livello giovanile. Si stanno affermando Roberto Botta, Erica Nicoli, Licia Martignani e Cristina Gaspa, tutti giovanissimi. Lo staff tecnico, diretto dal c.t. Yoon Soon Cheul - il maestro coreano in carica dal 2001 è invece un gruppo collaudato da diverse stagioni. La federazione destina destinare gran parte delle risorse al “Club Italia”: e, trattandosi di diversi ragazzi in età scolare, ha dovuto conciliare le esigenze dell’agonismo con quelle dello studio. Arte marziale sì, ma anche disciplina mentale.
r.l./Infopress