Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
I placcaggi record dell’Ulisse del rugby
Il romano Petillo ne ha tirati 38 in una partita: record del mondo eguagliato. «Inseguo la mia Itaca»
Luca Petillo studia lettere con indirizzo storico. Prepara una tesi in storia medievale, moderna e contemporanea. Pensando a Bismarck, premier prussiano dell’Ottocento, ha battezzato Ottone il suo bulldog. Ed è innamorato di “Itaca”, una poesia del greco Konstantinos Kavafis. «Ci dice che se non esistesse la nostra Itaca, non ci metteremmo mai in viaggio - spiega Luca - Sono un fanatico dei tatuaggi: mi sono impresso la mappa dell’isola su un polpaccio e la sto ancora cercando».
Cerchi un gladiatore e scopri un filosofo. La rotta per l’Itaca di Petillo parte a Roma, zona Ponte Milvio, e passa per Darlington, 25 km da Middlesbrough, dove nel ’66 un certo Pak Doo-Ik infilzò Albertosi e inventò la Corea. «Era da un po’ che volevo giocare all’estero. Gareth Evans, ex centro della Lazio, vive qui. Due anni fa gli ho spedito un video di presentazione e l’estate scorsa mi hanno chiamato». National One, terza serie inglese. Un po’ professionisti e un po’ no. «Da noi siamo 25 a 15. E due volte la settimana ci alleniamo di sera per consentire a chi lavora di esserci». Un altro mondo: «Si gioca sempre, in prima o in centesima squadra. E ci si allena sulla tecnica come se fossimo ancora nel minirugby. E’ un continuo passarsi la palla. Da rugby, ma anche da tennis, da calcio, medica, resa scivolosa dall’olio. Cose mai viste in Italia, neppure all’Accademia federale. Eppoi due volte la settimana con due sterline si cena tutti insieme in club-house e il 27 del mese lo stipendio arriva puntuale».
ILRECORD. Il Cus Roma a 5 anni, poi la Primavera, la Lazio, due finali scudetto perse a Prato, sei mesi a Mogliano, la retrocessione con i Cavalieri prima di mettersi al passo con la generazione-Erasmus e cercar fortuna all’estero. «Ho tre presenze con l’Italia A, giocavo accanto a Simone Favaro. Di quella squadra, sono l’unico a non essere arrivato in Nazionale. Da noi ti vengono a vedere ogni tanto, in Inghilterra sei sempre valutato per quello che fai sul campo».
Petillo sul campo fa per due. Se non ci credete, andate a vedervi su YouTube il video dei suoi 38 placcaggi contro il Fylde. Sì, 38! Record del mondo eguagliato. Vabbè, l’altro a riuscirci è stato un certo Thierry Dusautoir, “the Dark Destroyer”, e contro gli All Blacks (Mondiali 2007). «Io non sono Dusautoir e loro non erano gli All Blacks, ma vuoi mettere la soddisfazione? Se fai 38 placcaggi in tre partite, puoi dire di aver giocato tre volte bene. A me era capitano di tirarne 27 in Challenge Cup, ma in una gara in cui prendemmo 70 punti. Contro il Fylde invece abbiamo vinto e dopo 40’ stavamo 21-0. Tornato a casa, mi sono rivisto il video con carta e penna. Una “X” ad ogni placcaggio: non volevo crederci. Il giorno dopo mi hanno fatto trovare in bacheca un fotomontaggio: io con la faccia di Dusautoir».
ULTIMO TRENO. E’ il classico terza linea di rottura. Aggressivo, coraggioso, anche troppo. «Quando gioco non ho rispetto per me stesso e questo mi permette di spingermi un po’ oltre. Non sono né veloce, né enorme, ma ho tanta fame. Penso di meritare più di quello che ho avuto e, a 26 anni, considero Darlington l’ultimo treno della mia vita senza averne mai realmente avuto uno. In Celtic League gioca gente che con me, a Prato, faceva panchina». Due anni fa, proprio a Prato, fece scalpore la sua polemica con i tecnici che lo avevano escluso dalla finale scudetto.
Sabato scorso con il Darlington ha distrutto il Blaydon (51-11), domenica s’è visto in streaming la “sua” Roma («Esulto da solo e gli amici inglesi mi prendono in giro»), infine lunedì ha preso 30 e lode a un esame. «In Inghilterra sto bene e voglio arrivare. Da qui mi devono cacciare a calci». Finché placcherà così se lo terranno stretto.
Dall’Eccellenza alla Terza Divisione inglese. Con tanta fame, un bulldog e la Roma nel cuore