Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Poche idee, troppo libere Rudi ko nel calcio triste
Aveva conquistato Roma e l’Italia con la semplicità Alla fine è stato lui a piegarsi alle regole del gioco
era il colpo ricevuto. Adesso ha smarrito anche la vivacità dialettica, infiacchito dal vuoto che fronteggia.
O forse portava con sé una scorta troppo leggera di battute, di metafore urbanistiche e sociologiche, chiese e villaggi, derby che non si giocano ma si vincono. E altrettanta porosità nella visione calcistica. Non un numero sufficiente di idee, non la fantasia sufficiente a inventarsene. Il carillon che ha trovato nella prima stagione era pulito, armonioso, oliato. Due centrali affiatati quanto fragole e panna, difesa alta, centrocampisti scientifici e artistici insieme nell’inserimento, Totti e i contropiedisti. Tutto mosso dal carburante della rabbia.
Troppo perfetto per durare, per non incepparsi da qualche parte. Forse quel calcio nuovo era sbocciato per fenomeno naturale, un’orchidea selvatica. E poi in Italia non esiste calcio nuovo che non venga rapidamente compreso e sezionato. Persino alle punizioni di Pjanic è stato trovato rimedio.
SENZAALLEATI. Garcia può avere sottovalutato tutto questo e altro ancora. Vuole vivere a modo suo, trovarsi una fidanzata all’interno della società, liofilizzare i rapporti con la stampa - cosa per la quale era noto anche in Francia, nella molto più tranquilla provincia in cui sceglieva lui quando mettere radici e quando sfilarle - e credere a quanto gli raccontavano, che si sarebbe trasfigurato in Ferguson, che sarebbe rimasto vent’anni facendo, disfacendo, disponendo. Cose innocenti a cui chiunque ha diritto e che al momento del conto vengono fatte pagare a caro prezzo. Uno dopo l’altro nei momenti di bisogno ha visto scomparire ogni alleato, anche perché a un certo punto ha pensato lui stesso di non averne bisogno. Qualcun altro glielo hanno tolto d’autorità: preparatori, medici. Non è riuscito a trasmettere virtù che pure aveva, ha assorbito difetti, ha criticato gli arbitri, ha impartito lezioni di economia domestica a casa di James Pallotta, che considera ormai casa sua la Roma. A primavera ha messo un piede in fallo annunciando tempi difficili e invitandosi alle riunioni dei dirigenti. Ma non si aspettava che il rendimento della squadra gli s’inclinasse sotto i piedi fino alla frana, appena arginata dalla vittoria con il Genoa. Gli restano i giocatori, peraltro non tutti. C’è sempre qualcuno che paga ed è l’allenatore. Neppure questo Garcia ha cambiato nella sua missione per conto del calcio.
Battute, leggerezze e un certo eccesso di sicurezza di sé gli hanno alienato molte simpatie