Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Avanti col 4-3-3, Donadoni testa Pulgar regista
allora che entra in gioco il Bologna. Come? I rapporti tra il responsabile dell’area tecnica del Bologna Pantaleo Corvino e il ds nerazzurro Piero Ausilio sono ottimi. A confermarlo c’è il passaggio, tra lo scorso gennaio e questa estate, di tre giocatori dall’Inter al Bologna: il Bologna su Mbaye un anno fa ha investito - tra prestito e riscatto - 2,7 milioni di euro, più tardi - in estate appunto - anche Crisetig e Taider si sono vestiti di rossoblù. Su queste premesse si sono aperte varie strade. Il Bologna, che può farlo, sarebbe dunque pronto a tesserare Calleri, per poi tenerlo
E Ranocchia cosa c’entra in tutto questo? Spieghiamo. Il difensore è da tempo fuori dal giro delle rotazioni di Mancini. A gennaio partirà sicuramente. L’Inter vorrebbe monetizzare, ma non è affatto semplice. Ranocchia ha espresso al club la volontà di trovare una squadra dove poter disputare, da titolare, i cinque mesi che mancano all’Europeo in Francia. E’ quello il suo obiettivo. Tornare ad essere preso in considerazione dal ct Conte. All’Inter Ranocchia ha perso fiducia e fascia da capitano. Ha mantenuto però uno stipendio di tutto rispetto, pari a 2,5 milioni l’anno. La cifra che pagherebbe il Bologna - perché stiamo parlando di un prestito secco - di fatto non sarebbe superiore al milione di euro. Pure Ranocchia a giugno tornerebbe all’Inter, prima di essere finalmente ceduto ad un club che ne acquisti il cartellino. In questo modo il Bologna consoliderebbe il rapporto con il club nerazzurro e avrebbe in dotazione due giocatori di prima fascia, utili ad alzare il livello qualitativo della squadra. Gli unici dubbi su Ranocchia riguardano, in realtà, un reparto che è già coperto da cinque centrali: Gastaldello, Oikonomou, Maietta, Ferrari e anche Rossettini, che è stato adattato da Donadoni nel ruolo di terzino destro. L’eventuale arrivo di Ranocchia spingerebbe uno tra Maietta e Ferrari verso l’addio (quest’ultimo proprio ieri ha avuto un’offerta per tornare a Crotone, dove già in passato aveva militato).
UN ALTRO GIOVANE. A centrocampo il più trattabile al momento è Assane Gnokouri: il diciannovenne ivoriano BOLOGNA. Il solco è stato tracciato. E il solco verrà seguito. Donadoni va avanti con il 4-3-3. Cambiare sarebbe troppo rischioso. Anche il mercato di gennaio, quindi, sarà dettato da questa certezza che riguarda il modulo. Ne hanno parlato, prima di salutarsi per raggiungere le rispettive terre d’origine anche dirigenti ed allenatore, concordando sul fatto che il processo di crescita è partito, questa squadra è migliorabile, a patto però che non si vadano ad intaccare i meccanismi faticosamente raggiunti in questi primi quattro mesi di campionato, prima nella gestione Rossi e poi con Donadoni. Ci sono troppi equilibri in ballo. Ripartire da zero - cambiando cioè modulo - significherebbe rimettere tutto in discussione e perdere altro tempo. Il 4-3-3 dà garanzie, per la rivoluzione si prega di ripassare. Donadoni in questo è stato molto saggio. Fin dal primo giorno di lavoro a Casteldebole ha usato modalità soft, rispettando l’idea-base su cui era nata questa squadra. «Non cambio il 4-3-3 di Rossi - disse quando si insediò - voglio prima capire di cosa ha bisogno questa squadra». L’ha capito. Come ha capito che il 3-5-2 con cui aveva raccolto ottimi risultati a Parma prima dell’ultima tormentatissima stagione è una soluzione da adottare solo in casi di emergenza o comunque a partita in corso, come del resto ha fatto finora in un paio di occasioni. Questi due mesi con Donadoni in panchina hanno segnato delle piccole grandi rivoluzioni, soprattutto a livello di singoli. Due giocatori hanno cambiato ruolo rivelandosi valori aggiunti. Parliamo di Rossettini, che da centrale è stato spostato con ottimi risultati sulla fascia; e di Brienza, che Donadoni ha praticamente inventanto mezzala a sostegno del centrocampo, scoprendo l’utilità di doti che l’ex Palermo porta con sè, prima fra tutte il palleggio. Dopo Rossettini e Brienza c’è un altro giocatore che si presta ad esperimenti. E’ Pulgar. Donadoni è stato favorevolmente impressionato dall’impatto che il cileno ha avuto nel finale della partita persa in casa con l’Empoli. E ha avuto un’idea: Pulgar, lavorandoci, può diventare il vice Diawara. Il cileno (che nasce addirittura come cane da guardia davanti alla difesa come Medel) sa fare tutto abbastanza bene, ma per ora non eccelle in niente. La scommessa di Donadoni per il 2016 è trovargli un ruolo.
Il tecnico sa che cambiare modulo comporterebbe solo rischi. Per il cileno nuovo ruolo