Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Spalletti studia la Roma ecco cosa può cambiare
Garcia all’angolo, il suo futuro è deciso
Intanto c’è Rudi Garcia, già di ritorno da Parigi, che prende appunti come se nulla fosse, prepara il discorso di reinsediamento come se nulla fosse e come se nulla fosse progetta le partite a venire. Martedì i giallorossi riprendono a lavorare, anche in lieve ritardo rispetto ad altre squadre di Serie A.
Intanto c’è Rudi Garcia, già di ritorno da Parigi, che prende appunti come se nulla fosse, prepara il discorso di reinsediamento come se nulla fosse e come se nulla fosse progetta le partite a venire. Martedì i giallorossi riprendono a lavorare, anche in lieve ritardo rispetto ad altre squadre di Serie A, tanto non è successo niente e la vittoria sul Genoa ha riportato persino la classifica a una posizione d’equilibrio più stabile. Non abbastanza, a quanto sembra, perché comunque il presidente James Pallotta è rimasto stranito. Di Luciano Spalletti abbiamo già detto nei giorni scorsi. Si è proposto da lontano, è stato contattato, è d’accordo per un contratto di sei mesi più un’altra stagione a cifre pari e patta a quelle di Garcia, diciamo 2,7 milioni in totale. Se non lo coprono d’oro da qualche altra parte, e in Cina c’è chi avrebbe idea di farlo, arriva alla Roma al primo coccio che s’infila in un piede di Garcia. E non per riscaldare la minestra del 2005-2009, periodo che pure i tifosi giallorossi ricordano con legittima nostalgia. Arriverebbe per fare qualche cosa di diverso, possibilmente vincere persino il campionato. E arriverebbe con un piano preciso in mente. Non ha passato l’ autunno con il pensiero spento. Ed è convinto che con questa Roma si possa combinare qualcosa di meglio. Vediamo che cos’ha in mente.
IMPOSTAZIONE. A Spalletti piace allargare il gioco, dare alla squadra superficie aerodinamica sufficiente a farle spiccare il volo. La Roma dei suoi tempi si librava come un aquilone. Il 4-2-3-1 che s’inventò è diventato modello per altri allenatori, in Italia e fuori. Non è poi un caso se il direttore sportivo Walter Sabatini in queste ore sta dragando il mercato alla ricerca di esterni dalla corsa sicura e dalla comprovata solidità difensiva. Sead Kolasinac è uno di questi. Diego Perotti è molto più offensivo, naturalmente, però è un giocatore di quelli che possono piacere a Spalletti: salta l’uomo, sa crossare, se gli salta l’uzzolo va persino in porta.
UOMINI. Con la possibile eccezione di un difensore di fascia, Spalletti potrebbe già contare in questa rosa sugli ingredienti necessari a replicare se stesso. Aveva Mancini e Vucinic, alla Roma adesso ci sono Salah e Gervinho. Alessandro Florenzi ha l’aria di diventare l’elemento equilibratore dalla parte opposta della linea dei trequartisti. Giocando quindi più alto e lasciando a qualcuno il ruolo di terzino destro. Nell’immaginario calcistico Nainggolan avrebbe un ruolo di incursore che probabilmente gli si addice, mentre Pjanic sarebbe il regista arretrato. Ma è anche vero che De Rossi ha qualche anno in più, dunque è probabile che Spalletti, nel momento in cui venisse chiamato a ridisegnare la Roma, debba scegliere una coppia di mediani portati alla copertura e al rilancio. Non dimentichiamo che prima o poi in soccorso della Roma tornerà Strootman.
INATTACCO. Magarinelle-prossime settimane sarà Garcia a salvare Edin Dzeko dalla lenta discesa nella sfiducia in se stesso. Ma anche Spalletti saprebbe come fare. Aveva cominciato barcollando, s’inventò Totti definitivamente centravanti e partì verso nuove avventure. Totti c’è ancora e andrà sfruttato: è uno dei mille modi in cui uno Spalletti può trasfigurare il passato. In ogni caso la mancanza di cross non è il problema che logora il rendimento di Dzeko. Viceversa con Salah o Gervinho - più il primo del secondo - impostati da seconde punte lo stesso bosniaco s’immaginerebbe di essere tornato ai tempi del Wolfsburg, il migliore della sua carriera come puro e semplice numero di gol. E’ vero che in questo sistema di gioco Dzeko sarebbe comunque costretto a scavalcare di continuo in un senso e nell’altro il limite dell’area di rigore, ma a lui andrebbe benissimo perché non è mai stato uno che ama sentirsi ancorato vicino alla porta. In compenso con qualche schema offensivo in più avrebbe molto maggiori opportunità di divertirsi.
ORGANIZZAZIONE. I contatti, anche indiretti, tra il presidente della Roma, James Pallotta, e Spalletti sono stati piuttosto precisi ed esaustivi. Si è parlato anche di come andrebbe organizzato il lavoro quotidiano. Con un punto di partenza: non si ricomincia da zero. Spalletti è un tecnico radicato nella tradizione e non manca mai di gettare un’occhiata alla preparazione fisica dei suoi. Però non avrà problemi a collaborare con Darcy Norman ed Ed Lippie, gli specialisti scelti personalmente da Pallotta. Anzi, il carisma dell’allenatore (in rosa ci sono ancora giocatori di peso provenienti dall’edizione precedente della Roma spallettiana) può spingere la squadra a coordinarsi meglio con l’attuale corpo dei preparatori. In questo momento tra le due anime dell’armata di campo romanista, quella francese e quella nordamericana, la differenza nella visione del mondo è piuttosto profonda.