Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
IL CONFRONTO No, l’Italia non è un Paese di bomber
Tre reti a partita in Bundesliga, anche Liga e Premier davanti: abbiamo difese di ferro, mancano uomini gol
In Germania segnano quasi tre gol a partita, in Inghilterra e in Spagna un po’ di meno. In Italia di meno. All’ultimo posto, fra i grandi campionati d’Europa, c’è la Francia, a cui noi siamo abbastanza vicini, di sicuro più di quanto lo siamo alla Germania. La ricerca si basa sugli ultimi cinque campionati e mezzo, dal 2010-11 ad oggi, ed è divisa in due segmenti: da una parte i 5 campionati interi, dal 2010-11 al 2014-15, dall’altra il campionato attuale arrivato a metà corsa. La tendenza è invariata, noi siamo al quarto posto, certificato anche da altre due classifiche: fra i primi cannonieri dei 5 Paesi presi in esame abbiamo solo un rappresentante ai vertici, Gonzalo Higuain; fra le squadre di questi 5 campionati abbiamo Juventus e Napoli appaiate al 9° posto.
SENZA GRANDI CANNONIERI. dei bomber più forti. Cristiano Ronaldo e Messi stabiliscono da soli una differenza netta e incolmabile col resto del calcio d’Europa, ma in questa stagione sono gli attaccanti della Germania a segnare più di tutti: Aubameyang, cannoniere del Borussia Dortmund, domina la classifica internazionale con 18 reti, al 3° posto c’è Lewandowski con 15, mentre a 14 ci sono Neymar e Muller e a 13 Suarez.
LE DIFESE ITALIANE. Ci manca la materia prima. In cambio, abbiamo ancora un sistema difensivo e un equilibrio tattico che l’Europa ci invidia. Secondo Claudio Ranieri, oggi allenatore del sorprendente Leicester ed ex tecnico in Spagna di Valencia e Atletico Madrid e in Francia del Monaco, la ragione principale per cui in Italia si segna meno che all’estero (Francia esclusa) è tattica. «In nessun campionato d’Europa c’è la cura dell’organizzazione come da noi. Non sono d’accordo con chi sostiene che il calcio italiano sia troppo difensivista. Lo dice chi non apprezza certi particolari tattici. Noi ragioniamo di più, questa è la differenza». L’altro motivo è puramente tecnico: «I campioni, tranne rari casi, non sono più in Italia, ma in Spagna, in Inghilterra e in Germania».
I CLUB RICCHI. Se il Real batte 10-2 il Rayo Vallecano vuol dire che le due squadre appartengono a due categorie, anzi, a due mondi diversi. Un anno fa la Juve ne ha fatti 7 al Parma, ma è merce rara, in Spagna con Real e Barcellona accade più spesso di assistere a gare con valanghe di reti. I migliori attacchi italiani degli ultimi 5 anni non hanno mai superato gli 80 gol, i migliori attacchi spagnoli non sono mai scesi sotto i 100. Eppure l’anno scorso c’era stata una clamorosa inversione di tendenza, la media-gol della Serie A era salita a 2,69 a partita, più della Ligue 1, della Liga e della Premier, meno solo della Bundesliga. Quest’anno siamo tornati alle vecchie e più tristi abitudini. «Il nostro calcio è poco offensivo, o meglio, attacchiamo sempre con pochi giocatori rispetto a quanto succede all’estero» spiega Cesare Prandelli. «Quando una squadra va in vantaggio, mantiene sempre il baricentro basso, si limita a difendere, a gestire. Il risultato conta più di tutto». E’ il tema di base, anzi, il problema di base. Basta vedere le partite di Champions, anche l’ultima vinta dall’Inter di Mourinho o quella persa in finale l’anno scorso dalla Juventus. Le ricordiamo tutt’e due per la forza delle difese (al Camp Nou l’impresa nerazzurra, al Bernabeu quella bianconera), più che per la qualità degli attacchi, eppure i centravanti erano Diego Milito e Carlitos Tevez.
Dei primi cinque tornei continentali ai vertici piazziamo solo Higuain. Napoli e Juve appena none
Dei capocannonieri degli ultimi 5 anni sono rimasti Toni e Icardi. Altri hanno Messi e Ronaldo
Ranieri: «Nessuno “ragiona” come noi» Prandelli: «Conta il risultato, se segni pensi a difenderti»