Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Alle 11.45 su RaiSport 1 ed Eurosport
Se i gigantisti piangono i velocisti non ridono. Vediamo che piega prenderà oggi la discesa valtellinese di Santa Caterina, che Christof Innerhofer guardava in Val Gardena come una terra promessa: «Finalmente arrivano le mie piste!». E infatti ieri è stato il più veloce nella seconda prova cronometrata, con Dominik Paris sesto, Peter Fill settimo e Werner Heel decimo.
Ma perché gli italiani devono avere sempre una loro propria pista, per quale ragione il nostro è sciatore da pista-ghiacciata-ripida-tecnica, esattamente come anni fa Kristian Ghedina era discesista da pista-scorrevole-veloce-ben illuminata, mentre norvegesi americani austriaci, e molti altri, danno gas in qualsiasi condizione offra madre natura?
«Vero, è un problema che non abbiamo mai risolto», ammette Alberto Ghidoni, responsabile della discesa maschile, che in quella squadra ha radici profonde quanto quelle di una vecchia quercia: atleta dal 1980 al 1990, allenatore dal 1990 al 2006, poi capo settore dal 2012, dopo una parentesi vissuta (per niente beato) tra le donne.
MUTAZIONI. A lui chiediamo: com’è cambiata la sua squadra in questi decenni?
«Ho cominciato a correre quando finiva Plank, c’erano Much Mair, Sbardellotto, Giardini, Cornaz, Cigolla, Marzola. Eravamo più squadra noi di quanto non lo siano gli atleti oggi, per il semplice fatto che la vita era più lenta. Niente isolamento con gli occhi calati sullo smartphone, o guardando un film sul pc, niente fughe dagli aeroporti alle piste e viceversa. C’erano i telefoni fissi e se non eri in albergo ti sentivi beatamente isolato dal mondo, tu assieme ai tuoi compagni».
Ma questo, ovviamente, non riguardava solo i nostri.
Poi c’è stato il regno di Ghedina.
«Un leader indiscusso, un talento purissimo, ma aveva bisogno dei compagni in ogni momento della sua giornata. Al mattino per studiare qualcuno particolarmente bravo in un determinato passaggio, oppure per sfidarlo nei salti mortali, al pomeriggio per socializzare, nuovamente sfidando i compagni in qualcosa. Avevamo una squadra a una punta, anche se altri ragazzi forti e diversi da lui riuscivamo a esprimersi bene - Runggaldier, Perathoner, Fattori - ma Kristian non ha mai fatto pesare la sua superiorità».
INVECCHIAMENTO. Ora c’è una formazione a più punte, almeno tre, che però sta invecchiando dopo essersi espressa solo nell’inverno di tre anni fa, quello delle sei vittorie. Sono diversi tra loro.
«Innerhofer è un leader cui piace essere personaggio - illustra Ghidoni - è attento nella comunicazione e a quel che succede attorno al mondo dello sci. Paris del tutto diverso, è un bonaccione, un discesista vecchio stile, per certi versi simile a Ghedina ma più analitico. Fill tranquillo da quando è papà (decano dei velocisti, ha 33 anni, ndr), più concentrato dei compagni ai quali non trasmette nulla, lavora per sè. Heel è spigoloso soprattutto se le cose gli vanno male, è un buon sindacalista. Marsaglia sa che in discesa non può emergere e cerca di applicarsi in superG dove ha più qualità, per me vale i Top Ten».
Questa massa eterogenea potrebbe esaltarsi con una vittoria di Innerhofer a Santa Caterina, ma non è detto. Una chiave di lettura la fornisce Claudio Ravetto, ex ct maschile già giubilato in malo modo dal presidente Flavio Roda.
«Da un anno a questa parte, con il nuovo arbitro Fis (l’italiano Markus Waldner al posto di Günther Hujara, ndr) è cambiata la filosofia delle discese. Se prima si stava attenti al fatto che fossero angolate, oggi si privilegia il fondo mosso. Fill si è adattato, Inner e Paris fanno fatica».
E se davvero fosse questo il problema? Il rischio è che l’Italia stia dilapidando, oltre alla squadra di gigante, anche quella della velocità.
Oggi a S. Caterina c’è la discesa Ieri Christof il più veloce in prova: «La mia pista preferita»
Ghidoni descrive i nostri: «Diversi e complementari È vero, non siamo mai stati versatili»
DONNE
Gigante a Lienz (Aut): 1. Gut (Svi) 2'06"00; 2. Weirather (Lie) a 0"12; 3. Rebensburg (Ger) a 0"30; 4. Brem (Aut) a 0"36; 5. BRIGNONE a 0"64; 6. Kirchgasser (Aut) a 1"37; 7. MARSAGLIA a 1"52; 8. Hansdotter (Sve) a 1"70; 9. I. CURTONI a 1"88; 10. E. CURTONI a 1"90; 11. Worley (Fra) a 1"97; 12. Mowinckel (Nor) e Loeseth (Nor) a 2"00; 14. Prefontaine (Can) a 2"02; 15. Kling (Sve) a 2"06; 16. BASSINO e Barioz (Fra) a 2"13; 18. N. FANCHINI a 2"25. Rit. 2ª m.: MOELGG. N.q. alla 2ª m.: GOGGIA e PIROVANO. Rit. 1ª m.: PICHLER. Coppa del Mondo (dopo 13 gare): 1. Gut (Svi) 658; 2. Vonn (Usa) 500; 3. Hansdotter (Sve) 376; 4. Brem (Aut) 367; 5. Rebensburg (Ger) 324; 10. BRIGNONE 265; 15. N. FANCHINI 170; 19. E. CURTONI 143. Coppa di gigante: 1. Gut (Svi) 350; 2. Brem (Aut) 342; 3. BRIGNONE 265; 4. Rebensburg (Ger) e Weirather (Lie) 210; 12. MOELGG 90; 13. I. CURTONI 81; 14. GOGGIA 80. Oggi: ore 10.30 (1ª manche) e 13.30 (2ª manche) slalom a Lienz (Aut). In tv: diretta RaiSport 1 ed Eurosport.
UOMINI
Oggi: ore 11.45 discesa a Santa Caterina Valfurva. In tv: RaiSport 1 ed Eurosport. Coppa del Mondo (dopo 13 gare): 1. Hirscher (Aut) 621; 2. Svindal (Nor) 600; 3. Jansrud (Nor) 407; 4. Kristoffersen (Nor) 391; 5. Muffat Jeandet (Fra) 294; 8. FILL 235; 16. PARIS 159. Coppa di discesa: 1. Svindal (Nor) 300; 2. Fayed (Fra) 190; 3. Jansrud (Nor) 169; 4. FILL 162; 5. Ganong (Usa) 102; 10. PARIS 67.