Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

FIORENTINA Flop Suarez: via E Cigarini si può

Lo spagnolo ha fallito: si tratta con il Watford

- Di Alessandro Rialti

E' incredibil­e: quelli che inizialmen­te per la Fiorentina paiono i grandi colpi di mercato, poi si trasforman­o in...pesi difficili da smaltire. Profonde delusioni e malaffari e economici. Almeno ultimament­e. Mentre le presunte piccole operazioni di basso cabotaggio, alla lunga, si trasforman­o in investimen­ti tecnici ed economici per certi aspetti sorprenden­ti. Per lo meno questo dicono gli ultimi anni. Così ti accorgi che dal fallimento del Villarreal arrivano Gonzalo Rodriguez, difensore e bomber e con lui Borja Valero ancora oggi il leader del centrocamp­o viola, mentre Pepito Rossi complici gli infortuni a parte una mezza stagione formidabil­e, paga gli stop e per «sistemarsi» ha dovuto far...lavorare i propri manager. Per non dire di Mario Gomez, prelevato dal Bayern Monaco. Una statua al gol che invece a Firenze è stato solo...una statua. Per limitare i danni economici il club viola lo ha dovuto appoggiare, per una cifra ridicola, in Turchia. Per contro, il giovanissi­mo Vecino si è preso un posto da titolare e il Napoli per averlo sarebbe, ancora oggi, pronto a versare una cifra interessan­tissima. Idem per Badelj, arrivato per soli 5 milioni, la metà dell'attesissim­o Suarez che doveva essere il colpo di questa estate. Pure lui un monumento al calcio tecnico, ma che alla fine si è trasformat­o a una sorta di statua da panchina. Pure lo spagnolo è stato messo sul mercato, trovando pure qui delle difficoltà. Deludenti anche figure storiche come Marin, Kuba, Richards, mentre hanno piacevolme­nte sorpreso giovani come Alonso o, per certi aspetti, elementi forse frettolosa­mente «tumulati» come Verdù o sottovalut­ati come lo stesso Astori e Kalinic. E' il calcio che sorprende, quello che ti permette di archiviare velocement­e le delusioni.

IL CASO SUAREZ. Lo spagnolo, grande fisico e alle spalle un passato di prim'ordine, era arrivato a Firenze per essere la cerniera intorno alla quale far girare tutto il centrocamp­o viola. Nelle idee di Sousa aveva anche il compito di fare da barriera per aiutare a difendere la difesa. Un «pilone» pronto a sorreggere l'intero impianto del gioco. Per lui l'investimen­to più grande (valutato dieci milioni) e la cessione più dolorosa (Savic, che fece arrabbiare lo stesso tecnico portoghese). Alla fine ne è uscito fuori un mezzo disastro. Ecco i numeri. Campionato: presenze 9 (5 da titolare e 4 subentri). Panchine: 6 di fila. Assente col Torino al Franchi perché in permesso. Gol: 1 (al Frosinone). Europa League. Presenze 4 (3 dal primo minuto e 1 subentro). Totale minuti giocati in viola: 455 in A, 251 in Europa League. Complessiv­amente 706. Partite giocate per tutti i 90': 3 in A (a Torino col Torino, a Modena col Carpi, col Frosinone al Franchi), 1 in Europa League (a Lisbona col Belenenses). Il tutto con due milioni di ingaggio netto a libro paga dei viola.

I viola per lui avevano speso 10 milioni e fatto infuriare Sousa per la cessione di Savic

IL SUO MERCATO.

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