Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

CARBONI «BOLOGNA, ORA SI VA IN EUROPA»

«Questa atmosfera mi ricorda quella bella degli anni 80 con il calcio champagne di Maifredi»

- Di Giorgio Burreddu

La maglia del Bologna sette giorni su sette è diventata una regola. Quale? « Non c'è, alla fine lo dico, però c'è una magia, una formula che è difficile da decifrare». Abracadabr­a, è la magia dell'amore. Quello che Luca Carboni racconta meglio di chiunque. L'amore per Bologna, la sua città-senza-pietà, "Bologna è una regola", una delle meraviglie che ascoltate in "Pop-up", il nuovo album a due anni dall'uscita di "Fisico & Politico". Ma qui ci interessa quell'altro amore. Insomma, che ci dice del Bologna? «Che bello quando si riaccende l'attenzione sulla città, o magari sulla città c'è sempre stata, ma sulla nostra squadra no, e adesso sta succedendo coi risultati, e si sente che il Bologna fa anche un po' paura alle grandi».

Con Carboni al seguito. E' andato pure a Reggio Emilia, no? « Allo stadio vado volentieri. E' bello andare a vedere una squadra che prova sempre a vincere, è la mia filosofia».

Sembra un altro campionato. All'inizio non era così? «Io avevo fiducia anche quando c'era Delio Rossi. Avevo fiducia negli acquisti. Mi è piaciuta l'idea di Giaccherin­i, di tenere Masina, di prendere Brienza e Mounier. Donadoni ha reso il tutto più equilibrat­o, è riuscito a mettere in campo non solo i giovanissi­mi, ma anche quelli come Brighi o Maietta. Ha miscelato il tutto».

E Destro? « Io sono un fan di Destro. Guardavo la Roma per vedere lui, poi ci sono rimasto male per l'esperienza al Milan. Ho dei pallini. Mi fisso su certi giocatori, e avevo il suo. Ho molta fiducia in Destro, e con una squadra che gli dà più palloni può fare anche di più».

A questo punto le chiediamo pure di Mirante. «L'ho incontrato. E' stato piacevole, è alla mano, di un'umanità straordina­ria e gli auguro di riuscire ad andare in Nazionale. Ci ha tolto un bel po' di gol».

Ha detto che di Bologna ha ancora una visione pittoresca e romantica. E del calcio? «Apparentem­ente lo sport ha perso un po' la magia, ma in situazioni più piccole, più pro- vinciali come la nostra c'è ancora l'entusiasmo bello e sano, e anche l'aspetto romantico dello sport».

Bologna che città è? «Tutte le città hanno avuto grandi trasformaz­ioni. Dagli anni Settanta e Ottanta sono intervenut­i elementi nuovi che hanno messo un po' di inquietudi­ne. Ma, a confronto di tutte le altre città d'Europa che sono così difficili, Bologna resta molto vivibile».

E la squadra adesso rispecchia la città? «Mi ricorda il momento magico degli anni Ottanta, il Bologna di Maifredi che non aveva paura di nulla. Coincide col periodo dei miei primi dischi. Penso che Donadoni possa farci rivivere quel momento».

Lei pensa all'Europa? «E' bello sognare, perché no?, io ci penso. Magari è utopistico, ma è bello sognare».

Certo. E poi c'è l'uomo dei sogni, Joey Saputo. O no? «Mi ha dato l'idea di uno molto solido, che non ha voluto fare follie nonostante le possibilit­à. Una persona molto quadrata

e competente».

Provocazio­ne: è più facile essere tifosi adesso che c'è lui? «Seguivamo il Bologna anche l'anno scorso, e anche l'anno prima. Per me non è più facile adesso, ma certo quando si vince l'entusiasmo è alle stelle. Penso che i bolognesi siano legati al Bologna in qualsiasi categoria».

Ma da tifoso, un periodo così pacifico se lo ricorda? Luca Carboni, 53 anni, è nato a Bologna il 12 ottobre 1962. Il primo singolo con cui è entrato in classifica, nel 1984, è stato «Ci stiamo sbagliando»

LA MICCIA «Che bello quando c’è entusiasmo in città. Ora facciamo paura alle grandi»

DESTRO «Sono un suo fan: guardavo la Roma solo per vedere lui Va servito di più»

SAPUTO «Mi ha dato l’idea di uno molto solido Potrebbe fare follie ma è quadrato»

MOMENTI BELLI «Che bei giorni con Gudolin, Ulivieri e Baggio. Ma la storia si può ripetere...»

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