Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Tra Conte e Moriero, tanto... Uruguay
« La grinta, la garra, come la chiamano loro. E’ un Paese di meno di 3 milioni di abitanti, più piccolo di Roma, ma i ragazzini giocano tutti al calcio. E poi metteteci anche il fatto che hanno sangue italiano e spagnolo nelle vene. Ma soprattutto italiano».
Tre consigli dall’Uruguay? « Il centrocampista del ’96 Gaston Faber, del Danubio; il terzino destro del ’93 Alex Silva dei Wanderers, un Cafu; e il terzino sinistro del Nacional Viña, che ricorda Maldini giovane». Vincenzo D’Ippolito, 55 anni, è nato a Latiano in provincia di Brindisi. Da 30 anni è manager di calciatori ed è un punto di riferimento per i trasferimenti tra Uruguay e Italia: la prima operazione è stata il trasferimento del difensore compaesano Vincenzo Rodia dal Brindisi all’Ascoli di Costantino Rozzi. E’ stato lui a portare il primo sudafricano in Italia: Mark Fish alla Lazio nel 1996. E ha “inventato” il mercato degli honduregni: dall’arrivo di David Suazo al Cagliari a quello di Juan Leon alla Reggina, passando per Edgar Alvarez alla Roma e Samuel Caballero e Carlos Pavon all’Udinese. Negli anni ha rappresentato tra gli altri: Francesco Moriero nel trasferimento dalla Roma al Milan e nella stessa sessione dal Milan all’Inter, Antonio Conte dal Lecce alla Juventus; e ancora Statuto, Chimenti, Ledesma e Gargano. Da dieci anni ha tarato la sua attività nel calcio ridisegnando il suo ruolo da manager intermediario internazionale. Ha vinto al Tas la causa con il Danubio per la mediazione nell’affaire Cavani a Palermo. Ichazo, Laxalt e Gaston Silva, gli ultimi uruguaiani portati in Italia.