Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
In acqua alle 22? Fame e noia i veri avversari
L’ora dell’allenamento non arriva mai e verso le otto lo spuntino è una tortura... La giornata finisce alle 3
riva mai, l’attesa è lunghissima e all’ora di cena - guarda caso - viene fame... « Frutta secca e poco altro» è la parola d’ordine. Non dà una grande soddisfazione ma sul breve funziona. Il resto è noia (che si può tradurre in stress per chi sarà a Rio) facendo zapping in attesa delle 21.30. E fa bene il dt Butini a preoccuparsi soprattutto di organizzare le giornate olimpiche.
Fuori dall’acqua a mezzanotte, superata indenne (più o meno, inutile approfondire) la ginnastica posturale, a quel punto - all’una passata - sbraneresti un bue. Invece no: insalata, riso in bianco col pollo e poco altro. Ovviamente zero
Di Nino: «Non puoi abituarti, ma se sperimenti sai in anticipo come comportarti»
alcolici. Impossibile dormire subito: digestione (e adrenalina) non lo permettono. Tra una chiacchiera e l’altra, prima delle due e mezzo non si rientra in camera (e Caserta ha distanze ridottissime) prendendo sonno, quando va bene, intorno alle tre.
A Rio bisogna aggiungere la zona mista dopo le gare, eventuali massaggi, eventuali antidoping e gli spostamenti con il rischio di fare ancora più tardi.
E’ vero che l’allenamento (o la gara) in sé non presenta alcun problema. E’ vero che una singola finale non cambia niente perché in fondo è come fare tardi un saba- to sera.
Altra cosa, invece, è passare una settimana a questi ritmi, dovendo gestire batterie e finali in sequenza. Perché alla vita notturna non ci si abitua praticamente mai e Tsurkin, che pure non perde il sorriso, sintetizza alla perfezione le sensazioni: «Per noi è il quarto giorno e l’umore comincia a cambiare, me ne accorgo un giorno dopo l’altro».
«Le finali alle 22 sono come un muro - spiega Di Nino - con questi test non possiamo abbatterlo, ma sapendo com’è fatto possiamo frenare prima e gestire le cose». Nel 50° anniversario della tragedia di Brema, la Federazione Italiana Nuoto rinnova il ricordo degli azzurri caduti affidandolo alla perenne memoria dello sport italiano: Il presidente Paolo Barelli e l’intero movimento natatorio rivolgono un affettuoso e commosso pensiero ai nostri Angeli di Brema.