Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Sassuolo sogna la storia dice sì

Altre piccole hanno trionfato

- di Furio Zara

Steve Jobs ha cambiato il nostro mondo da un garage, la più grande stilista di tutti i tempi, CocoChanel,immaginava­abiti da principess­a nella miseria marcia dell’orfanatrof­io in cui era stata abbandonat­a, Thomas Edison, l’inventore della lampadina, da ragazzo vendeva giornali sui treni dell’Ohio e fu lì, tra i vagoni abbandonat­i, che concepì il suo primo laboratori­o (andò tutto a fuoco, ma questo ci serva a capire che ogni percorso prevede i suoi inciampi), Osvaldo Bagnoli ha vinto lo scudetto con il Verona in autobus, nel senso che tutti i giorni usciva di casa e prendeva il 14 barrato per andare ad allenare.

SOLIDITA’ E SOGNI. La Storia ci insegna che: non importa da dove parti, ma dove sei diretto. Per questo quando Giorgio Squinzi parla di scudetto a Sassuolo, forse è meglio concedergl­i un’opportunit­à. Per vincere il titolo, in Italia e altrove, devi far parte di un club privé. Date un’occhiata agli albi d’oro di serie A, Liga, Bundesliga e Premier, è un orgasmo di copia e incolla. Vincono sempre gli stessi, col turn over. Ogni tanto però, c’è qualche imbucato che scombina le carte e riporta le nostre esistenze ad una sorta di democrazia sportiva che ci consola e ci fa pensare: niente è impossibil­e. Il Sassuolo è un grande club che continuiam­o per pigrizia a definire piccolo. Ha una liquidità che (molti) altri si sognano: il fatturato del club è cresciuto, in un anno, del 76%. Ha un impianto di proprietà (come solo Juventus e Udinese). Ha un introito derivato dagli sponsor che nessun altro club di A può vantare: 22 milioni l’anno. Ok, sono soldi della Mapei cioè di Squinzi, ma questo conferma che il denaro, nella patria delle piastrelle, non manca. E il denaro fa le squadre forti. E le squadre, se sono veramente forti, talvolta vincono. Il mercato è stato fatto pensando in grande: si sono tenuti Berardi, hanno detto no ai dodici milioni per Vrsaliko. Il fatto è che noi tutti ci facciamo fregare dalle apparenze: Sassuolo, la città, con i suoi quarantami­la abitanti, sta tutta dentro lo Juventus Stadium. Ma forse questo pesa nell’applicazio­ne del fuorigioco? O incide se Berardi indovina o meno l’incrocio? Diciamolo: non è importante se il Sassuolo vince lo scudetto, è più importante che ora qualcuno pensi che sia possibile.

Tecnicamen­te, la squadra c’è: ha una struttura solida (Cannavaro, Missiroli, Defrel: tutta gente da big), una stella che nel giro di un paio d’anni può diventare il miglior giocatore italiano (Berardi), un paio diazzurrab­ili(Acerbi,Sansone) e un parco attaccanti da prima fascia.Cosamanca?Lapanchina lunga, forse. E poi tutto il resto: la gestione della vittoria, soprattutt­o. Ma Di Francesco è il miglior allenatore della sua generazion­e, qualcosa si inventerà. Per ora il vero made in Italy è qui: c’erano solo tre stranieri nell’ultima formazione titolare. Se un padrone solitament­e «low profile» come Squinzi dice «puntiamo allo scudetto», significa che ci sta già provando. Se abbassate la testa passeggian­do per casa vostra, una volta su due le piastrelle che state pestando arrivano da questa terra. Così, alzando gli occhi, oltre il soffitto se siete bravi vedete la luna. Il segreto è quello. Fondamenta solide, sogni che scavallano la banalità. Il Sassuolo che vince lo scudetto? L’impossibil­e è già successo, nulla vieta che possa succedere ancora.

Il club, che dietro ha la Mapei, cresce nei conti economici vola in campo e spera nel colpo «Eravamo partiti per salvarci, ora puntiamo al titolo: siamo gli unici imbattuti, ci hanno tolto 4 punti se no saremmo già primi e 7 su 11 dei nostri ragazzi giocano insieme da 4 anni»

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Il presidente Squinzi con la squadra
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ANSA Uno degli abbracci dopo un gol in questo avvio di campionato del Sassuolo
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