Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
FAVOLA NAPOLI Mertens-Higuain in Europa si vola
Battuto il Legia Varsavia, il gol del Pipita è spettacolare Polacchi dominati, la squadra di Sarri a punteggio pieno
In campionato e in Europa, con i titolari o con le loro «ombre», con il Napoli-1 oppure con quello che viene naturale definire il Napoli-2, con il tridente - ormai sempre con quello (tranne passaggi ininfluenti) - adesso è un’altra storia, c’è una squadra che diverte e vince (pure nel Vecchio Continente), che s’è tolta da dentro le paure d’inizio stagione, che segna sistematicamente (altri due gol) e che ha persino smesso di subire (un’altra volta imbattuto). Con il turnover, cambiandone sette rispetto alla Juventus, però restando se stesso: giocando verticale, creazione e ricerca dello spazio, linee molte alte ed una mezza opzione sul passaggio al turno successivo, perché il 2-0 di Varsavia tiene il Napoli in cima, ne rafforza le convinzioni e gli consente di amministrarsi, tanto sul più bello, quando è (quasi) fatta, ci pensa Higuain, facendo un gol da stordire chiunque, persino la «Pepsi Arena» che vacilla però applaude con convinzione.
LA SUPERIORITA’. E’ evidente ad occhio nudo: lo dice il campo, lo sussurrano le statistiche del possesso palla che scava un abisso sin dall’avvio (60% Napoli), lo testimonia la scelta di Berg che sente la panchina sfilargli via e cerca disperatamente d’aggrapparsi alla difesa a cinque, nella quale va a scivolare Pazdan. Ma è pressione costante ed immediata, è quasi un monologo però senza acuti reali, c’è una distanza che si percepisce ma che resta a galleggiare nell’aria gelida d’uno stadio incantevole, come la folla che osanna, esalta, riscalda. C’è tanto Napoli, anzi solo il Napoli, che prende la partita in mano, tenta di scuoterla (dieci secondi e Gabbiadini non arriva sul cross di Callejon), la manipola standosene nella trequarti polacca (e Mertens, al sesto ciabatta, ma al quattordicesimo gira sciattamente) e rischia il nulla. Le emozioni sono congelate, ne offre una Koulibaly (15') ipnotizzandosi da solo e porgendo al tandem Prijovic a Trickosvki una possibilità. Poi è il titic-titoc in salsa partenopea, un palleggio denso ma mai vibrante nelle accelerazioni, che provvede a definire le gerarchie, mentre il Legia sa solo difendere.
CHE OCCASIONE. Pure i muri crollano, per la stanchezza, per un cedimento strutturale, per un errore nell’allineamento, e quando il settore intero è stato aggirato e si sta sgretolando, la randellata di David Lopez, che arriva sullo scarico, dà l’impressione che si sia prossimi alla svolta: ma Pazdan ha varie vite ed in una di queste (da libero) ha capito che conviene starsene nel fortino, sulla linea, a distruggere i sogni del Napoli, a tenere in vita (poi con il sostegno di Kuciak sul tap in di Gabbiadini) qualcosa per sé.
L’ALLUNGO. E’ secco, in avvio di ripresa, quando Callejon e Mertens decidono di far fruttare tre anni di convivenza, di esaltare la conoscenza che l’uno ha dell’altro e sul cross dello spagnolo, il belga va a rubare spazio e tempo alla difesa stralunata, per schiacciarla di testa con prepotenza. E’ 0-1 e sta per diventare un’altra partita (13') sul colpo di testa di Maggio che la butta sulla traversa di Gabriel. Però è un’impressione passeggera, lo scatto d’orgoglio del Legia che barcolla ancora su David Lopez (19' ci prova da fuori) e sulla punizione (22') Valdifiori, Koulibaly (la torre), Mertens il finalizzatore, che però sbatte su Kuciak.
IL FINALE. E’ a dimensione del Napoli, dei suoi contropiedisti, della capacità di aggredire lo spazio, che Callejon dilata per Allan (28': tacco sontuoso) chiuso da Kuciak, che lascia la partita viva chiudendo su Gabbiadini, poi ancora su Allan (31') arrivatogli sotto al naso ma incapace di pescare l’angolo giusto. Però non conviene distrarsi, nonostante il Napoli sia inavvicinabile per il Legia, meglio starsene incollati alla gara ed aspettare il francobollo della sera: lo appone, inutile dirlo, Gonzalo Higuain, che tonifica i muscoli, va allo scambio con El Kaddouri, attraversa il vertice dell’area da sinistra a destra dribblando e poi lasciando il marchio d’una classe ch’è speciale con una rasoiata all’incrocio dei pali che è un inno al calcio, che soffoca e definitivamente il tabù trasferta (dopo cinque mesi), che schiarisce gli orizzonti: in Italia, in Europa, c’è vita con questo marziano...