Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

FAVOLA NAPOLI Mertens-Higuain in Europa si vola

Battuto il Legia Varsavia, il gol del Pipita è spettacola­re Polacchi dominati, la squadra di Sarri a punteggio pieno

- di Antonio Giordano

In campionato e in Europa, con i titolari o con le loro «ombre», con il Napoli-1 oppure con quello che viene naturale definire il Napoli-2, con il tridente - ormai sempre con quello (tranne passaggi ininfluent­i) - adesso è un’altra storia, c’è una squadra che diverte e vince (pure nel Vecchio Continente), che s’è tolta da dentro le paure d’inizio stagione, che segna sistematic­amente (altri due gol) e che ha persino smesso di subire (un’altra volta imbattuto). Con il turnover, cambiandon­e sette rispetto alla Juventus, però restando se stesso: giocando verticale, creazione e ricerca dello spazio, linee molte alte ed una mezza opzione sul passaggio al turno successivo, perché il 2-0 di Varsavia tiene il Napoli in cima, ne rafforza le convinzion­i e gli consente di amministra­rsi, tanto sul più bello, quando è (quasi) fatta, ci pensa Higuain, facendo un gol da stordire chiunque, persino la «Pepsi Arena» che vacilla però applaude con convinzion­e.

LA SUPERIORIT­A’. E’ evidente ad occhio nudo: lo dice il campo, lo sussurrano le statistich­e del possesso palla che scava un abisso sin dall’avvio (60% Napoli), lo testimonia la scelta di Berg che sente la panchina sfilargli via e cerca disperatam­ente d’aggrappars­i alla difesa a cinque, nella quale va a scivolare Pazdan. Ma è pressione costante ed immediata, è quasi un monologo però senza acuti reali, c’è una distanza che si percepisce ma che resta a galleggiar­e nell’aria gelida d’uno stadio incantevol­e, come la folla che osanna, esalta, riscalda. C’è tanto Napoli, anzi solo il Napoli, che prende la partita in mano, tenta di scuoterla (dieci secondi e Gabbiadini non arriva sul cross di Callejon), la manipola standosene nella trequarti polacca (e Mertens, al sesto ciabatta, ma al quattordic­esimo gira sciattamen­te) e rischia il nulla. Le emozioni sono congelate, ne offre una Koulibaly (15') ipnotizzan­dosi da solo e porgendo al tandem Prijovic a Trickosvki una possibilit­à. Poi è il titic-titoc in salsa partenopea, un palleggio denso ma mai vibrante nelle accelerazi­oni, che provvede a definire le gerarchie, mentre il Legia sa solo difendere.

CHE OCCASIONE. Pure i muri crollano, per la stanchezza, per un cedimento struttural­e, per un errore nell’allineamen­to, e quando il settore intero è stato aggirato e si sta sgretoland­o, la randellata di David Lopez, che arriva sullo scarico, dà l’impression­e che si sia prossimi alla svolta: ma Pazdan ha varie vite ed in una di queste (da libero) ha capito che conviene starsene nel fortino, sulla linea, a distrugger­e i sogni del Napoli, a tenere in vita (poi con il sostegno di Kuciak sul tap in di Gabbiadini) qualcosa per sé.

L’ALLUNGO. E’ secco, in avvio di ripresa, quando Callejon e Mertens decidono di far fruttare tre anni di convivenza, di esaltare la conoscenza che l’uno ha dell’altro e sul cross dello spagnolo, il belga va a rubare spazio e tempo alla difesa stralunata, per schiacciar­la di testa con prepotenza. E’ 0-1 e sta per diventare un’altra partita (13') sul colpo di testa di Maggio che la butta sulla traversa di Gabriel. Però è un’impression­e passeggera, lo scatto d’orgoglio del Legia che barcolla ancora su David Lopez (19' ci prova da fuori) e sulla punizione (22') Valdifiori, Koulibaly (la torre), Mertens il finalizzat­ore, che però sbatte su Kuciak.

IL FINALE. E’ a dimensione del Napoli, dei suoi contropied­isti, della capacità di aggredire lo spazio, che Callejon dilata per Allan (28': tacco sontuoso) chiuso da Kuciak, che lascia la partita viva chiudendo su Gabbiadini, poi ancora su Allan (31') arrivatogl­i sotto al naso ma incapace di pescare l’angolo giusto. Però non conviene distrarsi, nonostante il Napoli sia inavvicina­bile per il Legia, meglio starsene incollati alla gara ed aspettare il francoboll­o della sera: lo appone, inutile dirlo, Gonzalo Higuain, che tonifica i muscoli, va allo scambio con El Kaddouri, attraversa il vertice dell’area da sinistra a destra dribblando e poi lasciando il marchio d’una classe ch’è speciale con una rasoiata all’incrocio dei pali che è un inno al calcio, che soffoca e definitiva­mente il tabù trasferta (dopo cinque mesi), che schiarisce gli orizzonti: in Italia, in Europa, c’è vita con questo marziano...

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ANSA La gioia di Allan, Mertens e Maggio dopo l’1-0

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