Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
Agnelli: Noi il modello per l’Italia
«La Juve vince con i bilanci a posto in un calcio senza gli uomini giusti»
Una bacchettata forte al calcio italiano che al suo interno non ha «le risorse umane adatte a rilanciarlo». L'applauso per le vittorie sul campo e nella gestione che hanno permesso al club di «tornare sia al successo sportivo sia alla sostenibilità economica». Tre idee per fare un futuro al calcio italiano: «Le seconde squadre, la riforma dei campionati e gli stadi». Andrea Agnelli parla a 360 gradi nella lettera agli azionisti della Juventus contenuta nel bilancio 2014-15 che sarà sottoposto all'approvazione dell'assemblea il prossimo 23 ottobre.
PALLONEALCENTRO. «Il pallone deve tornare a essere al centro di questo mondo» è l'auspicio del presidente juventino che per raggiungere l'obiettivo indica una ricetta in tre punti. Il primo: «La creazione delle seconde squadre è stata rifiutata per troppo tempo, mentre gli altri Paesi garantivano alle loro giovani leve una crescita armoniosa». Il secondo: «La riforma dei campionati è improrogabile e deve essere accompagnata da una profonda riflessione sul tema della mutualità: chi viene retrocesso deve essere salvaguardato in modo tale da non mettere a repentaglio, come invece avviene oggi, la continuità aziendale». Il terzo: «La situazione degli stadi, salvo rare e lodevoli eccezioni, rimane invariata. Non solamente latita la pianificazione di nuove infrastrutture, ma addirittura si lascia che le attuali strutture continuino a operare in deroga rispetto alle normative in vigore». E il riferimento va alla questione degli «investimenti in sicurezza e videosorveglianza di ultima generazione» per favorire «l'immediata individuazione degli autori dei misfatti e verosimilmente alleggerirebbero la cosiddetta responsabilità oggettiva». Il riferimento è ai fatti del derby di aprile all'Olimpico di Torino che hanno portato alla chiusura della curva sud dello Stadium contro il Chievo.
MANCANZE CALCIO. Agnelli mette ancora in evidenza i nodi irrisolti del calcio italiano che, secondo il numero uno bianconero, non ha al suo interno le «risorse umane adatte a rilanciarlo e ricollocarlo al centro del dibattito politico». «Nel nostro mondo si realizzano posizioni di rendita ingiustificata, godute da soggetti che non sono né protagonisti né finanziatori - aggiunge -. Si tratta di realtà che hanno saputo con scaltrezza "generare" il consenso di un sistema autoreferenziale». C'è poi secondo il presidente juventino un limite temporale oltre il quale non si può andare. «L'auspicio è che le prossime scadenze olimpiche, alla fine del 2016, portino ad un'accelerazione della spinta riformatrice nelle componenti costitutive del calcio italiano, favorendo il naturale ricambio degli uomini, delle competenze e delle modalità di gestione del potere. Si tratta di una riflessione che le Leghe, i calciatori e i tecnici devono saper cogliere per non passare altri cinque anni, da oggi al 2020, a elencare quello che si dovrebbe fare
ma nessuno fa».
JUVE AVANTI. A fronte di questi problemi, ci sono gli «evidenti progressi» del club bianconero, avanti rispetto a tutto il calcio italiano. «La vostra società - si rivolge agli azionisti - è riuscita a tornare sia al successo sportivo sia alla sostenibilità economica. Quattro scudetti, tre supercoppe italiane, una Coppa Italia, il crescendo dei risultati in Champions League, dai quarti di finale nel 2012/2013 alla finale di Berlino, passando per una semifinale di Europa League, sono stati accompagnati da una forte espansione dei ricavi che ha portato la società a raggiungere l'utile d'esercizio nella stagione appena conclusa». E ancora: «Solamente i grandi risultati sportivi, le vittorie a livello nazionale ed internazionale, danno accesso a grandi ricavi, siano essi televisivi, commerciali o sportivi. Ma solo in presenza di una struttura equilibrata e diversificata di ricavi si può competere ad alto livello».
«Servono seconde squadre, riforma dei campionati e stadi. Ma mancano le risorse umane»