Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

ALLEGRI È BRAVO INDISPETTI­TO E’ MEGLIO

- Di Alberto Polverosi

Ma che allenatore è Allegri? Bravo, bravo davvero. Lo dice la sua carriera e non solo quella di vertice, anche se è uno dei pochi ad aver vinto lo scudetto con due squadre diverse, ma soprattutt­o quella iniziale.

La differenza di Allegri con altri tecnici è nella gavetta, compreso il primo Sassuolo. Ma, come tutti gli allenatori, quando viene criticato pensa che sia criticata la sua carriera intera, non una scelta sbagliata (o che sembra tale), un modulo sbagliato, una partita sbagliata, un periodo sbagliato. Da lì i sassolini, la «mia cosiddetta confusione mentale» o gli infortuni muscolari «che si vedono solo nella Juve».

A noi Allegri piace proprio quando si indispetti­sce, perché viene fuori l’ardenzino e perché in quel momento dà il meglio di sé. E contro il Siviglia ha dato davvero il meglio di sé. Il suo guizzo è stato decisivo, ha cambiato la squadra affermando le sue idee. Se l’è giocata come col Real Madrid l’anno scorso. Allora il colpo a sorpresa fu Sturaro di fronte a Kroos e Sergio Ramos, con Vidal trequartis­ta. Ancelotti (a proposito, ecco uno dei pochi a cui i sassolini nelle scarpe fanno solo il solletico) non riuscì a trovare una contromisu­ra e la Juve vinse 2-1 col Real ipotecando la finale.

Mercoledì, in piena emergenza, Allegri ha piazzato una serie di colpi, peraltro preannunci­ati. Per esempio Barzagli terzino destro: «con le sue caratteris­tiche», aveva avvertito il tecnico livornese, intendeva caratteris­tiche difensive, ma Barzagli lo ha perfino scavalcato con il cross, da terzino destro, per la rete di Morata.

Poteva giocare con tre difensori, invece aveva bisogno di coprire bene le spalle di Cudrado e gli ha messo dietro il gigante di Fiesole. Ecco, Cuadrado ed Evra: sapeva che il Siviglia si sarebbe soprattutt­o difeso (per la verità non ha fatto altro), allora doveva allargare la difesa andalusa con Cuadrado (che l’ha letteralme­nte spaccata) ed Evra. Quell’idea è stata alla base del successo juventino.

Infine, il ritorno di Khedira. E’ un giocatore di statura internazio­nale e questo si sapeva, solo che nelle ultime due stagioni gli infortuni lo avevano tormentato a Madrid, così come i primi mesi a Torino. Allegri non ha avuto dubbi a farlo debuttare in una partita così importante, era certo della sua risposta.

Il primo a beneficiar­e della presenza del tedesco è stato Hernanes, che ha potuto dividere la responsabi­lità della manovra. Hernanes è una mezzala, non un regista, e messo in coppia con Khedira ha potuto sfruttare meglio certe sue caratteris­tiche.

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