Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

CR7, la formula del gol Al Real è già leggenda

Prima Puskas e Di Stefano, ora Raul: così ha superato tutti i miti

- Di Enrico Marini

A pochi giorni dal derby, la Madrid merengue si coccola Ronaldo con i suoi 501 gol in carriera e il record di 323 reti col Real Madrid a pari merito con il mito Raul. Frantumati tutti i record di leggende del Real come i 307 gol Di Stefano, i 290 di Santillana e i 242 di Puskas. Stracciato anche Raul al quale ci vollero 741 partite per raggiunger­e quota 323, mentre a Ronaldo solo 308. Il portoghese vanta una media gol impression­ante da quando è alla corte del Madrid: 1,05 gol a partita. Una media che nessuno dei primi 10 goleador della storia del Real Madrid può sfiorare e che Ronaldo non avrebbe mai sognato: «Quando mi misi la maglietta del Real non avrei mai immaginato di battere questo record (per il Real Madrid infatti i gol sono 324, ndr)».

A Manchester lo ricordano con un po' di malinconia e via Twitter i Red Devils gli fanno i compliment­i, ricordando con orgoglio che 118 reti le ha segnate con loro. Ma Ronaldo per ora non pensa a clamorosi ritorni o a nuove mete: «Il mio futuro è nel Real Madrid, sto bene e voglio vincere qui. Però come ho detto milioni di volte il futuro non lo conosce nessuno».

La stampa spagnola e internazio­nale ha celebrato i 501 gol del campione portoghese, che «Ha rotto la barriera dei 500 gol» (L'Equipe), discordia invece tra i quotidiani spagnoli, per As sono 323 reti con il Real Madrid (come per l'Uefa), mentre Marca ribattezza CR7 in "Cr324" (perché assegna una rete al portoghese invece che a Pepe, che devia in maniera netta una punizione di Ronaldo nel 2010 contro la Real Sociedad). Eppure entrambi i quotidiani sportivi iberici sono d'accordo almeno su una cosa: Cristiano è entrato nella leggenda.

Ma più che i titoli dei giornali sono i numeri a parlare e a lasciare stupefatti: 501 gol in carriera, di cui 323 in sole 308 partite con la camiseta delle merengue. Anche le notti europee fanno bene a Cristiano visto che in 100 partite di Champions ha segnato ben 82 reti, e detiene il record di doppiette nella storia della competizio­ne: 22 grazie all'ultima contro il Malmö, superando così Messi fermo a 21. Inoltre Ronaldo, con 67 reti con le merengues, ha superato le 65 marcature di Raul in Champions, un altro primato tolto all'ex capitano che però ha fatto i compliment­i alla stella portoghese, come svela lo stesso Ronaldo: «Mi ha mandato un messaggio dicendomi "Speriamo tu ne segni altri 300". So che lo dice col cuore e sono molto felice».

Nella trasferta in Svezia, Benitez ha tenuto a riposo Marcelo, dosato Modric e Benzema, ma non Ronaldo. Lo stakanovis­ta di Madeira è l'unico finora escluso dal turnover, e anche ai tempi di Ancelotti se si sedeva in panchina o in tribuna era solo per infortunio o per squalifica. Le rotazioni scientific­he di Rafa non lambiscono lo scoglio Ronaldo, tanto che in questa stagione non si è perso nemmeno un minuto, giocando tanto quanto il portiere Navas.

Ronaldo però non è solo bravo a dribblare difensori, bensì anche i microfoni. Il suo silenzio con la stampa quest'anno è durato più di 6 mesi, dall'11 marzo dopo la bruciante sconfitta casalinga contro lo Schalke fino a fine settembre. Una stella mediatica come lui è sempre al centro dei riflettori, e a Ronaldo non piacquero affatto le foto del suo compleanno - festeggiat­o poche ore dopo la sconfitta per 4-0 nel derby - finite in prima pagina, men che meno le parole di scherno di Piqué a fine stagione. Così decise di non parlare nemmeno in estate, e solo mercoledì dopo aver raggiunto Raul si è presentato davanti ai microfoni. Ma alla prima domanda sul compleanno e su Piqué, Ronaldo tira fuori gli artigli: «Sai perché non parlo? Perché le domande non sono intelligen­ti, non sono buone. Perché mi volete incasinare con Piqué».

La stampa mondiale celebra il doppio record. Per Benitez è insostitui­bile Ma lui resta zitto... «Quando arrivò allo United era un esibizioni­sta Per diventare il migliore al mondo c’era solo da segnare o mandare in gol gli altri. E’ stato implacabil­e alzando l’asticella ogni stagione: è la sua grandezza»

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