Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
EFFETTO SOUSA E così Paulo divenne Messere
Fulminea ascesa del portoghese: dagli insulti al trionfo
Non aveva neppure firmato il suo accordo con i Della Valle che sul lato della porta principale del celeberrimo Bar Marisa mano ignota aveva scritto: «Paolo Sousa gobbo di m.». Poco tempo e adesso il tecnico portoghese è praticamente diventato il Messere per eccellenza, il nuovo Lorenzo, appunto Magnifico.
IL NUOVO LORENZO. Niente da dire, è stato bravissimo. Assomiglia poco al bel ragazzo dai capelli lunghi e il sorriso malandrino: oggi è un elegante signore in grigio (capelli) e grande disponibilità apparente. Nel senso che racconta nel dettaglio ogni sua iniziativa, l'essenza delle sue filosofie calcistiche, ma con una formidabile capacità di non far capire assolutamente niente di quello che in realtà vuol fare. A volte sembra Tognazzi in «Amici miei». Nasconde i suoi allenamenti pure ai dirigenti viola. Esempio, a Lisbona un'ora prima della gara abbiamo incontrato il direttore generale Rogg e il socio di massima esperienza totale del CdA viola, l'avvocato Montagna. Gli abbiamo chiesto: «Sousa vi ha detto qualcosa delle scelte per la gara che sta per iniziare?». Entrambi all'unisono: «Assolutamente niente». E porte chiuse pure ai responsabili tecnici, tipo il ds Pradè. Il Centro sportivo viola è diventato una sorta di Guantanamo. Eppure, pubblicamente, Paulo è l'uomo che ha riaperto le porte ai tifosi per vedere gli allenamenti. E' assolutamente simpatico e pronto a risponderti ad ogni domanda. Magari la risposta ti trapassa il cervello lasciando un vuoto terrorizzante, ma la colpa è tua e solo tua. E' bravo, affascinante e indiscutibilmente intelligente. Ride meno di Montella, rilascia minori battute? Forse, ma a ben guardare ha ironia tagliente. Non regala spettacolo e gioco come Vincenzino? Vero, ma è in testa alla classifica in campionato, cosa che non era riuscita a nessuno nell'era dellavalliana. Non è amato come Cesare Prandelli? Probabilmente sì, ma nessuno si sogna più di dirgli «gobbo» anche perché di ex juventini è piena la storia recente, e positiva, della Fiorentina. Ricordando appunto Prandelli, ma anche Di Livio, Buso, Torricelli, Mutu, eccetera. Forse non vive la città come gli illustri predecessori, però ha un modo di sedurre Firenze che alla lunga potrebbe diventare ancor più solido. Una cosa è certa: sta inanellando risultati che neppure il Trap.
MAI UN PAREGGIO. Proviamo a leggere i numeri di Sousa: otto le gare disputate dai viola tra campionato e Europa League per sei vittorie e due sconfitte. Il portoghese pare refrattario ai pareggi. In Coppa la sconfitta con il Basilea e la vittoria roboante e corroborante con il Belenenses. In campionato cinque successi e un ko (quello a Torino con i granata). Nelle cinque vittorie in A vanno ricordati anche i due risultati convincenti con le milanesi. Complessivamente sono 11 i gol segnati e solo 4 quelli subiti (3 in 9 minuti, col Toro, in un improvviso black-out). In Coppa 5 reti fatte e 2 incassate. A molti ricorda, appunto Trapattoni, per il modo in cui mette la squadra (la fase difensiva deve valere almeno quanto quella offensiva), ma non solo per quello. C'è chi dice che Paulo del Trap ha anche il "c." Già, vi ricordate il "c. del Trap", la sua, seppur meritatissima, fortuna? Anche il portoghese non scherza. Jovetic che si ferma al riscaldamento, Pinilla che non ci sarà e via discorrendo. Casualità? Certamente, ma il mito cresce anche così. E' indiscutibile invece che Sousa è un formidabile motivatore così come lo è stato Terim. Pure Gonzalo Rodriguez, il difensore-capitano, ha detto: «E’ arrivato al momento giusto, trasmette grinta». Tutti indispensabili, tutti pronti a dare l'anima per squadra e risultato. Kalinic portato come esempio, dove ognuno può farsi titolare e campione. La squadra fin qui ha mostrato di crederci e adesso gli sta credendo tutta la città. Appunto, miracoli, come il ritorno di un nuovo Magnifico messere. Oggi è così, domani si vedrà.
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