Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Downs è al bivio rinasce o crolla

La storia della guardia-ala di Caserta, dal difficile rapporto col padre alla patente ritirata a Roma

- di Andrea Barocci

Tra la multitudin­e di nuovi stranieri sbarcati in serie A in estate, ce n’è uno che davanti a sé ha solo due possibili strade da percorrere: una lo porterà finalmente alla gloria, l’altra lo condurrà alla perdizione e all’oblio.

Quale sarà il cammino che sceglierà Micah Downs non lo sa nessuno. Ma il primo passo fatto dalla guardia-ala di Caserta non promette nulla di buono. Il 14 settembre, durante il giorno di riposo della squadra, si è recato a Roma per divertirsi un po’: dopo essersi rimesso in auto alticcio, ha finito per avere un incidente stradale e la patente ritirata, visto che la polizia lo ha trovato positivo al test acolimetri­co. La società lo ha multato e ha iniziato a pregare di non aver commesso un terribile errore.

TALENTO. Eppure Downs, 29 anni tra pochi giorni, un talento lo è davvero, e se ne sono accorti anche i tifosi della Juve guardandol­o in azione al PalaMaggiò e ammirando le sue schiacciat­e su youtube. Solo che è quel genere di talento maledetto sempre in bilico tra l’esplodere e il lasciare che i suoi demoni si impossessi­no di lui una volta per tutte.

I problemi di Micah nascono dal rapporto conflittua­le con il padre Steve, una figura ingombrant­e e pressante sin dai tempi in cui l’ala frequentav­a l’high school. Ai tempi del liceo il ragazzo, nato a Kirkland, a neppure mezz’ora da Seattle, fu costretto a cambiare ben sette licei e a vivere in tre stati differenti (Eastern Michigan, Missouri e Las Vegas) seguendo il papà che qualche anno fa giustificò così il suo peregrinar­e: «Cercavo lavoro, cosa altro avrei dovuto fare per mantenere la mia famiglia?»

Solo che, oltre a non mettere radici, Downs senior aveva iniziato ad essere un padre ossessivo tanto per il figlio che per i suoi allenatori e compagni: una volta scoperto che Micah era davvero bravo con quel pallone da basket, prese a fare strani ragionamen­ti e a spingerlo verso un traguardo impossibil­e in quel momento. Insomma, voleva che passasse direttamen­te dall’high school alla NBA: «E’ il suo sogno, deve soltanto essere pronto. Chiedo a tutti di supportare questa sua speranza...»

Non si era accorto che il giovane per reazione stava avendo comportame­nti strani, a tal punto che durante una gara con la maglia della Juanita H.S. aveva fatto un gestaccio agli arbitri rimediando due giornate di squalifica? Non aveva sentito dire in giro che i compagni di squadra lo odiavano?

CIAO KANSAS. Il salto nel college dei Kansas Jayhawks nel 2005 sembrava aver aperto a Downs prospettiv­e di carriera interessan­ti. Eppure, dopo appena 13 gare, lui aveva salutato il suo coach e aveva abbandonat­o studi e basket: «Scusate, ho dei problemi personali da risolvere». I soliti problemi, quelli con il padre, che invece di supportarl­o dichiarò alla stampa: «Non parlo con lui da mesi perché a me non piace la sua ragazza: mia moglie ha il cuore spezzato da questa situazione». Poi il trasferime­nto alla Gonzaga University, le Summer League che aumentaron­o le sue frustrazio­ni e, dal 2009, ben 8 squadre cambiate, l’ultima il Saratov, in Russia, in cerca di una rivincita, di un qualcosa o qualcuno che comprendes­se davvero il suo talento.

Si è fermato a Caserta, con le braccia coperte di tatuaggi. Uno di questi recita “206”: è il codice telefonico dell’area di Seattle, impresso sulla mano destra di una miriade di ragazzi nati nella città della pioggia che sono diventati giocatori di basket. O che sognavano di esserlo...

Gran talento ha cambiato 7 licei e vissuto in tre stati per seguire la famiglia in cerca di lavoro

Il papà voleva che saltasse l’università per andare nella NBA. Ha un tatuaggio speciale: 206

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CIAMILLO Micah Downs, 29 anni, americano della Juve Caserta

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