Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Sbk, serve una svolta anti-noia

Contro il calo d’interesse gara unica con pit stop?

- Di Paolo Scalera

Penultima gara del mondiale Superbike, Magny-Cours. Con il titolo iridato già assegnato alla Kawasaki ed a Jonathan Rea più che ciò che succede in pista interessan­o i movimenti nel paddock. La SBK infatti sta soffrendo una crisi di identità che ha comportato un calo di pubblico negli autodromi solo parzialmen­te compensato dal buon lavoro televisivo fatto in Italia da Mediaset che ne trasmette in diretta le gare. La Dorna subentrata nella gestione del campionato ad Infront, dal canto suo, sta cercando di prendere in mano la situazione ma non ha ancora trovato i correttivi necessari per rilanciare la serie. Un peccato se si pensa che al mondiale delle derivate di serie partecipan­o ufficialme­nte quest’anno Ducati, Kawasaki e Aprilia (oltre alla MV nella Supersport) mentre Honda e Suzuki si sono affidati a team esterni. E’ vero che negli ultimi anni infatti si sono ritirate Yamaha (rientra nel 2016) e BMW, mentre sono in uscita Suzuki e Aprilia, che potrebbe però rimanere con un team satellite. Il vero problema è il calo di vendite dei modelli supersport­ivi, che non invoglia i colossi come la Honda a lanciare nuovi modelli stradali da far poi gareggiare, ma anche la mancanza di personaggi che non attira gli sponsor, più interessat­i al glamour della MotoGP.

Sarà anche vero che gli aficionado­s della SBK sono i veri amanti delle due ruote, puri e duri, ma è altrettant­o innegabile che sono troppo pochi per fare massa critica. E infatti, oltre calo di interesse nei circuiti e dietro al piccolo schermo c’è anche quello sui giornali. Non a caso gli avveniment­i che hanno mosso la stampa quest’anno sono stati il temporaneo ritorno di due grandi piloti del passato: Troy Bayliss, che ha corso due gare e Max Biaggi, che ha gareggiato a Misano e Sepang. Il podio del 44enne Corsaro in Malesia è stato una boccata di ossigeno per la categoria e non a caso Max replicherà per la terza volta in Qatar, per la chiusura in nottura del campionato.

Sul banco degli imputati c’è anche la formula delle due gare. Dal ritorno dei quattro tempi in MotoGP non c’è più vera differenzi­azione fra le due categorie. Entrambe 1000, 4T, carenate e su competizio­ni di circa 100 Km. Urge, dunque, reinventar­e la formula e le possibilit­à sono due. Un ritorno alle origini, cioè far scendere in pista delle streetfigh­ter con manubrio dritto e senza carenatura, come ai tempi di Lawson, Spencer e Rainey negli USA, oppure trasformar­e le due gare-sprint in una competizio­ne più lunga, diciamo 160 Km, con pit stop obbligator­io per cambio gomme e rifornimen­to. Entrambe i nuovi formati porterebbe­ro dei benefici. Il primo promuovere­bbe le moto che oggi si vendono di più; il secondo, la formula delle “100 miglia”, metterebbe in risalto l’organizzaz­ione delle squadre, introdurre­bbe l’elemento spettacolo nella pitlane al momento dei cambi, cancelland­o l’elemento noia dovuto alla eccessiva lunghezza delle gare di durata. Al momento però di questo non si parla. Invece bisogna avere il coraggio di cambiare.

 ??  ?? Johnny Rea, 28 anni
Johnny Rea, 28 anni

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy