Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
LA SFIDA DEL GOL
Di fronte gli attacchi più forti, Mihajlovic e Sarri vanno all’assalto
L’essenza è in quell’istante, l’esaltazione dei sensi (del calcio), l’istinto famelico che s’appaga, la felicità che può liberarsi: gol e cambia l’umore, o forse la scena, di certo l’espressione, perché poi sono smorfie ed è libera dimostrazione d’uno stato d’animo, della gioia, persino del delirio.
L’essenza è in quell’istante, l’esaltazione dei sensi (del calcio), l’istinto famelico che s’appaga, la felicità che può liberarsi: gol e cambia l’umore, o forse la scena, di certo l’espressione, perché poi sono smorfie (in campo ma pure in tribuna) ed è libera dimostrazione d’uno stato d’animo, della gioia, persino del delirio. E’ Milan-Napoli e sa di festa con le abbaglianti sensazioni di San Siro che illuminano quelle centosedici reti dell’anno scorso (quindici in queste sei giornate) sparse in qualsiasi angolo d’Europa, l’espressione indubbiamente alta di talenti che si sono divertiti in Italia ma anche in Ucraina, in Spagna e pure in Inghilterra.
E’ la somma che fa la differenza e in questa miscela esplosiva ch’è Milan-Napoli il talento si spreca e le personalità diaboliche - in quei sedici metri - si manifestano attraverso quei giganti di un’area di rigore ch’è il proprio habitat naturale, il verde più intenso che dà speranza ai sogni della (propria) gente: il Napoli di Rafa Benitez, una sciccheria nella sua fase offensiva, ne fece (complessivamente) centoquattro, ma cinquantanove li espose nel campionato più complicato e, infatti, non bastarono (neppure) per qualificarsi al preliminare di Champions; il Milan di Mihajlovic è “altro”, completamente diverso, non ha neppure (per stasera) il genio imprevedibile ma ritrovato di Balotell, è stato plasmato in questi mesi, però è dinamite allo stato puro che si sviluppa attraverso la fusione tra Bacca e Luiz Adriano, ancora alla ricerca della formula ideale per deflagare come dovrebbero, come vorrebbe il Cavaliere o quel Meazza che intanto un po’ brontola.
GOL EXPO. E’ un’appassionante sfida senza frontiere, la rappresentazione d’un calcio che ha varie bandiere e che nel Milan è raffigurata da un organico nel quale c’è un po’ di Sud America (un colombiano, un brasiliano) un italiano (però assente), un francese, un senegalese con passaporto transalpino e un giapponese che nel 2014-2015 s’è inventato goleador, e che il Napoli costruisce intorno ad un argentino terribile, due italiani, uno spagnolo scatenato, uno slovacco che ha le stimmante del bomber ed un belga.
E’ una Torre di Babele che conosce una sola lingua, che declina un solo verbo: perché segnare viene facile, naturale al Milan ed al Napoli, ai prim’attori d’un match che sembra disegnato per gli esteti del calcio e per chi da esso vuol trarre emozioni forti.
LE DIFFERENZE. Il Milan va inseguendo la propria identità, essendo uscito dal mercato con una rivoluzione a tutto campo che ha rimodellato soprattutto l’attacco, rinnovato sino a modificarne i tratti somatici, perché dell’era Inzaghi sono rimasti Honda (quattro presenze) e Menez (mai un’apparizione): il resto è da assemblare, persino Niang ch’era al Genoa, e la ricerca si sta rivelando faticosa, stenta nei numeri, che sottolineano una implosione.
Il Napoli è un “progetto” costruito nel tempo e che resiste intorno agli identici protagonisti da tre anni, ai quali a gennaio ha dato man forte (pardon, i piedi) Manolo Gabbiadini: ma il nucelo storico, fondato da Hamsik (nel 2007), integrato da Insigne (ormai da quattro tra le prime firme), s’è arricchito di Higuain, Callejon e Mertens e con loro ha lasciato tracce sontuose (centoquattro reti per due stagioni consecutive) che adesso sta ricalcando a modo suo, attraverso il tridente a cui Sarri s’è rivolto dopo le ritrosie avanzate dall’ipotesi con il trequartista.
L’ATTUALITÀ. Il Napoli è aritmeticamente avanti: ne ha già segnati dieci (in campionato) ed in Europa League è a dodici in due partite, ha la capacità di far male da destra, da sinistra, dal centro e talvolta trascina in porta i centrocampisti; il Milan s’è inquietato, ha offerto sprazzi della sua forza (tecnica e fisica), sa d’affrontare una difesa ch’è diventata un bunker: però, tra le pieghe d’una nottata pirotecnica, c’è il calcio che prende forma e si prepara all’estasi, unisce la bellezza degli e degli altri e fa d’una partita il kolossal del gol.
Milan-Napoli è (ovviamente non solo ma innanzitutto) in quei centosedici capolavori d’autore racchiusi nelle corde dei principi del gol, una giostra infernale sulla quale salire e (possibilmente) non scendere in quest’ora e mezza che ha le fattezze per essere il più grande spettacolo del weekend: chi è il più bomber del reame? Luci a San Siro, sir...