Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

30mila cuori per spingere la Fiorentina

«E non fa male. Io qui per alimentare la cultura della vittoria: ora gestiamo l’entusiasmo»

- di Alessandro Rialti

Sono i sogni che aiutano a vincere, sognare fa bene. E oggi a Firenze è lui l’uomo dei sogni, l’uomo che ha fin qui portato la Fiorentina oltre le realtà di anni e anni da inseguitri­ci, al massimo di squadre da Champions, più facilmente da Europa League. Oggi no, i viola davanti a loro non hanno nessuno. Loro sono nel Paradiso del calcio. Però il campionato è appena iniziato e c’è tanta strada da percorrere e Paulo Sousa, appunto l’uomo dei sogni, lo sa benissimo.

PIU’ FORTI DI TUTTO. «La partita con l'Atalanta sarà difficile per l'avversario e perché noi abbiamo avuto pochissimo tempo per prepararla, però vogliamo continuare a crescere, dobbiamo usare l'entusiasmo nostro e dei nostri tifosi nel migliore dei modi. Sognare è il primo passo per arrivare al traguardo e non fa per niente male. I nostri sostenitor­i sono molto importanti e tocca a noi alimentare la loro cultura del vincere. Insieme, anche nei momenti di difficoltà, possiamo essere più forti tutti. L’allenatore è tra i più esperti, con il terzo numero di presenze su una panchina di Serie A, la squadra ha perso solo con l’Inter, alla prima giornata, dopo noi e il Chievo è quella con la difesa meno battuta. Vengono da due vittorie consecutiv­e ed hanno avuto modo di recuperare dopo il posticipo di lunedì. L’Atalanta è una squadra molto solida: ha dimostrato di saper affondare anche all’ultimo tuffo (vedi la gara con l’Hellas, sbloccata all’89’ e poi recuperata dai veneti al 97,’e quella contro la Samp chiusa da Denis al 91’) e può contare su individual­ità importanti, capaci di cambiare il volto della gara in un attimo. Proprio per questo dovremo essere molto attenti. Servirà una gestione continua della partita: l’energia che ci arriverà da fuori dovrà essere un valore aggiunto».

TIMING E CONCENTRAZ­IONE.

«Dovremo continuare a lavorare sui nostri principi e sui nostri valori restando concentrat­i e cercando di fare al massimo il nostro lavoro. Dobbiamo avere una gestione equilibrat­a dell’entusiasmo per cercare di avere sempre la chiarezza decisional­e che ci contraddis­tingue in campo. Deve aumentare il livello di concentraz­ione: per rispetto degli avversari e soprattutt­o della nostra identità collettiva. Questa la settimana più dolce? Forse sì… (ride, ndr) perché a Lisbona, giocatori e staff abbiamo mangiato tutte le «pasteis de Belem». Battute a parte, quando i risultati rinforzano le tue consapevol­ezze è sempre un segnale positivo. Speriamo di continuare. La squadra sta imparando ad avere il timing giusto di movimento. Le transizion­i difensive sono sempre più equilibrat­e. Cerchiamo sempre di portare avanti il concetto di perfezione per controllar­e la rapidità di decisione e cercare di anticipare le mosse degli avversari: abbiamo già fatto qualche progresso, ma c’è ancora molto su cui lavorare. E poi mi piace il dialogo che c’è in campo. In che lingua parliamo? In italiano. Anche perché c’è solo una lingua che conta (quella del pallone, ndr)». Orgoglioso della sua squadra. «Roncaglia è sempre un po’ a rischio, ma oggi (ieri, ndr) si è allenato insieme al resto della squadra e ci sono ancora 24 ore di recupero prima della gara. E’ un giocatore grintoso, di quelli che puntano sempre a giocare: sicurament­e sarà con noi domani (oggi, ndr). C’è ancora qualche giocatore con un piccolo deficit di recupero, per questo abbiamo svolto una seduta di bassa intensità. Credo però che possano essere tutti recuperati per spingere al massimo nella gara che ci aspetta». Per continuare a sperare e a far sapere una città intera. Perché sognare fa volare, lassù, oltre il cielo di Firenze. Oltre i ricordi, oltre i limiti.

«Insieme ai nostri tifosi possiamo essere i più forti di tutti. L’Atalanta? Non molla mai...»

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ANSA Paulo Sousa, 45 anni, nati a Viseu, nella Beira Alta del Portogallo

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