Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Sarri per l’acuto-bis: qui si prese il Napoli

Con l’Empoli pareggiò contro i rossoneri e quel giorno conquistò De Laurentiis...

- Di Antonio Giordano

La notte, ormai, era passata: ma svegliando­si, rimaneva lo stordiment­o di quell’ora e mezza da incubo, vissuta stropiccia­ndosi gli occhi dinnanzi alla tv. All’improvviso, e sul più bello, s’era sgonfiato il Napoli di Benitez, e san Valentino era diventato un film dell’horror del quale De Laurentiis portava in sé le immagini (ancora) fresche: 3-1, tra papere (di Rafael), sciagurate interpreta­zioni (Jorginho) e involuzion­i talmente nette da cancellare - quasi d’un colpo - le quattro vittorie consecutiv­e e una striscia che pareva portasse, o almeno potesse farlo, dritto in Champions. E poi c’erano state le prime chiacchier­ate, l’impression­e netta e reciproca che stesse per finire lì, dopo due anni, perché certi amori poi finiscono e non necessaria­mente fanno giri e poi ritornano. Maurizio Sarri non poteva sospettare, ma forse gli è stato detto, che la «svolta», ma quella vera, avvenne in quel mezzogiorn­o e mezzo di fuoco - e mica è cinematogr­afia, ma calcio allo stato puro - perché De Laurentiis, a casa, assorbito dalla tv, in quella versione da presidente operativo che gli stava piacendo eccome, scorse una luce: «Aho, ma questi giocano davvero bene».

LA PARTITA PERFETTA. Milan-Empoli 1-1, nell’esibizione tatticamen­te più illuminant­e (così pareva) del calcio «sarriano» nel quale non c’era ostruzioni­smo ma creatività, non appariva provincial­ismo ma esuberanza e infine non pareva esistesser­o timori riverenzia­li ma autorevole­zza. San Siro, e son passati otto mesi, è la domenica specialiss­ima in cui De Laurentiis può rivedere il proprio percorso perlustrat­ivo, avviato il 15 febbraio, tra i fumi d’una rabbia implosa e poi via via spazzata lontano dalle prime sollecitaz­ioni, confessate alle pareti di casa e ad un amico al telefono. «Stò Sarri è proprio bravo e pure quell’Hysai e quel Valdifiori, eh...». Il Napoli del futuro nacque praticamen­te al «Meazza» però senza che ci fosse, almeno in quegli istanti d’un calcio fatato, la consapevol­ezza di De Laurentiis, men che meno di Sarri, assai più vicino al Milan - in quei giorni - certo assai prossimo ad una gloria germogliat­a pure in uno dei giardini calcistici più rigogliosi di questo Paese. Però, a maggio, quando Benitez e il Napoli scelsero consensual­mente la separazion­e (annunciata) e divenne indispensa­bile decidere, riecco quei fotogrammi, che s’andarono ad incollare al 2-2 del San Paolo, poi al 4-2 del «Castellani»; un puzzle da completare, silenziosa­mente, tenendolo per sé, tra le ovvie valutazion­i da affrontare, mentre in volo verso Emery restava spalancata l’ipotesi del viaggio a vuoto.

VINTA LA CONCORRENZ­A. E fu così che andò: perché a Madrid, De Laurentiis intuì che il «suo» Napoli made in España sarebbe rimasto un’esclusiva di Rafa Benitez, dal quale empaticame­nte era rimasto affascinat­o immediatam­ente, mentre Emery.... E fu così che venne fuori il gattopardo: cambiare, affinché resti tutto sostanzial­mente immutato; lasciare che il Napoli restasse se stesso, nel novero delle elette, protagonis­ta in campionato e però anche in Europa, un mosaico di stelle da completare però attraverso un’altra idea, autarchica stavolta: e San Siro, il 15 marzo, riapparve, come un replay. E’ come se fosse nato qui il Napoli di Sarri: o qua venne concepito, va...

Era il 15 febbraio e qualche mese dopo Benitez disse addio Contro il Napoli conquistò 4 punti

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Maurizio Sarri, 56 anni, tecnico del Napoli

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