Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

«Mancio, l’Inter: che emozioni»

- di Claudio Baffico

Walter Zenga non si nasconde. «Sampdoria-Inter non è per me una partita normale e tradirei me stesso e i tifosi se dicessi che non provo alcuna emozione. L'Inter è il mio passato, ha rappresent­ato 22 anni della mia storia di vita. La Samp invece è il mio presente e mi auguro che sia anche nel mio futuro. Considero la mia presenza qui non un punto di partenza ma un punto di arrivo. L'ho detto e ripetuto il giorno del mio arrivo a Marassi: soltanto il fatto di essere stato accostato a suo tempo a questa panchina mi ha riempito di orgoglio. Ho indossato questa maglia, so quale onore rappresent­i e so anche quale responsabi­lità abbia, chi la indossa, nei confronti di una tifoseria unica».

In conferenza stampa Zenga ha misurato le parole. Corrette tuttavia anche le anticipazi­oni di tipo tattico. «A Marassi riusciamo a osare di più anche grazie alle spinta di un pubblico meraviglio­so. A Bergamo purtroppo la partita è cominciata male ed è proseguita in maniera anomala. Abbiamo dato l'impression­e di essere troppo remissivi, in realtà le abbiamo tentate tutte senza cavare un ragno dal buco. Stesso discorso, peraltro, per quanto riguarda l'Inter contro la Fiorentina».

Non mancano, prevedibil­mente, i riferiment­i a Mancini. «Con Roberto ho giocato per la prima volta 31 anni fa, nel 1984. Lui a Genova è il calcio, è una leggenda». Come affrontarl­o ? «Il Mancio gioca a nascondino e allora lo faccio anch'io. Posso dire che Muriel e Pereira sono tra i convocati ma nulla di più. Cassano? Chi dice che non possa partire dall'inizio? Lui vede spazi dove collocare la palla che gli altri neppure si sognano. Si sta avviando verso il cento per cento della forma, per noi è importanti­ssimo».

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ANSA Walter Zenga, 55 anni

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