Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Tattica, talento e numeri da record

Dal Videoton a Maccabi e Basilea, grandi nei loro Paesi così il portoghese ha cominciato a vincere da tecnico

- di Francesca Bandinelli

Impermeabi­li. Da anni la Fiorentina ha una delle migliori difese del campionato. Le aveva nella squadra viola di Prandelli che aveva il leader del reparto in Frey, l’ha avuta la squadra di Montella che seppur giocasse in modo aggressivo sempre un certo equilibrio ha dimostrato di averlo. Ma da quest’anno la difesa viola ha davvero fatto un ulteriore salto di qualità.

Due record li ha già battuti: maggior numero di punti mai messi insieme nella storia viola dopo sette giornate e pure di vittorie, sei sulle sette fin qui giocate. Paulo Sousa, il primo allenatore dell'era Della Valle ad aver portato, in Serie A, la Fiorentina in vetta alla classifica un pezzetto di storia l'ha già scritta.

UN UOMO AL COMANDO. Un uomo al comando, motivatore nato, di quelli abituati a parlare con i fatti molto più che con le parole, il portoghese ha rovesciato la prospettiv­a. Le scritte di scherno, comparse sui muri della città quando ancora non aveva nemmeno firmato il contratto che lo avrebbe legato alla Fiorentina, le ha sentite cancellate direttamen­te dalle Curve. Dopo gli applausi della Fiesole, è arrivato pure il coro della Ferrovia: «Paulo Sousa, Paulo Sousa». Il giramondo che si è fatto le ossa in Inghilterr­a, passando dal QPR allo Swansea fino al Leicester, ha cominciato a trasformar­si nel Re Mida del pallone col Videoton, in Ungheria. Non vince il campionato, ma prima di dimettersi (per motivi famigliari, nel gennaio 2013) regala comunque tre titoli alla sua tifoseria: due Supercoppe d'Ungheria e una Coppa di Lega.

I PRIMI SCUDETTI. Nemmeno otto mesi dopo, vola in Israele e lì i ritmi sono serrati. Cinque vittorie, consecutiv­e, un pareggio, e poi ancora giù, gol e successi. Primato in classifica, strapotere della sua squadra in campo e consapevol­ezze che aumentano. Di certo, lui, non ha mai smesso di studiare gli avversari. Comincia dai video, li analizza, quasi li vivisezion­a, per capire movimenti e provare ad intuire persino le possibili intenzioni. Perché è così che insegna ai suoi giocatori a prendere la decisione migliore nel minor tempo possibile. Il primo scudetto arriva in Israele, poi c'è Basilea. Asticella più alta (il club è reduce dalla quinta vittoria consecutiv­a del campionato elvetico), ma stessa metodologi­ca. Ancora una volta cinque vittorie consecutiv­e, uno stop col San Gallo, e poi di nuovo via, col piede affondato sul gas e il vento dell'alta classifica in faccia. Dopo due Champions consecutiv­e conquistat­e da calciatore con due squadre diverse (Juventus e Borussia Dortmund), vince un altro un campionato, il suo secondo, in Svizzera. E’ come se il tecnico seguisse una strada precisa, fatta di tappe di avviciname­nto al top: sceglie squadre di vertice in campionati di secondo livello.

MATTONI ESTIVI. I dirigenti viola ci avevano già provato a prenderlo, ma poi la scelta era ricaduta su Montella. Stavolta, complice la rottura col tecnico campano, non ha avuto rivali. Ha vinto tanto in estate, quando però le suggestion­i sono enormi e i riscontri ancora minimi (ha perso solo col PSG, battendo il Benfica ai rigori, il Barcellona e pure il Chelsea), ed ha continuato a farlo in campionato. Con la Fiorentina, però, la giornata maledetta è stata la seconda, quella col Toro. Di certo, Sousa ha cambiato la mentalità. Mai era successo che la squadra vincesse così tanto e... subito. Non è accaduto nell'anno del primo scudetto, '55/'56, e nemmeno nella stagione 1958/59, quella dei cento gol e del secondo posto finale. In tutte e due le occasioni le vittorie (sempre due a volta) si alternavan­o ai pareggi. E mai era accaduto che delle sette avversarie che hanno fin qui affrontato i viola, ben tre rimanesser­o in inferiorit­à numerica: è successo col Milan (fallo di Ely su Kalinic, dalla cui punizione è nato il vantaggio viola), con l'Inter (fallo di Miranda sempre ai danni del croato, con conseguent­e rigore dello 0-1) e, appunto, con l'Atalanta (fallo di Gomez su Kuba ed espulsione di Paletta). Certo, per due volte, l'inferiorit­à numerica ha penalizzat­o la Fiorentina (Badelj col Genoa e Gonzalo col Basilea), ma la squadra, almeno in campionato, ha dimostrato di saper reagire. Adesso, alla ripresa dopo la sosta, c'è l'esame più intrigante da affrontare: prima il faccia a faccia col Napoli, al San Paolo, poi la Roma al Franchi (nel mezzo c'è la gara interna col Lech Poznan). Firenze, intanto, sogna. La benzina nel motore dei tifosi è Sousa, perché lui indietro non si tira e guarda sempre avanti. A testa alta.

L’allenatore viola parla con serenità di scudetto, non teme le pressioni E non è un caso

Dopo aver vinto molto da giocatore, vuole ripetersi E Firenze archivia gli insulti estivi

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Nikola Kalinic, 27 anni
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LAPRESSE Paulo Sousa, 45 anni, alla prima stagione con la Fiorentina

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