Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

«Paulo, scoperto... a cena»

«Ero a Cordoba per Vazquez: il suo nome sbucò a tavola»

- di Antonio Barillà

Luca Cattani, già capo degli osservator­i e ds del Palermo, fu lei a portare Dybala in Italia: vuol raccontarc­i come nacque l’operazione?

«Ero a Cordoba per definire l’acquisto di Vazquez, nell’agosto 2011, e una sera i dirigenti del Belgrano organizzar­ono una cena. A tavola capitai di fronte al presidente dell’Instituto, l’altra squadra della città, il quale, a un certo, davanti a un piatto di capretto lanciò il sasso: “Nelle mie giovanili, c’è un ragazzino più forte di Vazquez...».

Nonostante la sua conoscenza del mercato argentino, non aveva mai sentito parlare prima di Dybala?

«Mai, d’altronde l’Instituto era in Primera B e lui non s’era affacciato ancora in prima squadra. Mi incuriosii, annotai il nome e sin dal debutto contro l’Huracan cominciai a seguirlo attraverso i video».

Si convinse subito delle sue qualità?

«Erano nitide, e anche la personalit­à mi colpì, tuttavia per qualche mese mi limitai a monitorarl­o. Finché una sera non mi capitò di parlare al telefono con Antero Henrique, ds del Porto...»

E allora?

«Ho sempre ammirato l’attività di scouting del club portoghese: tra i concorrent­i, era quello che apprezzavo e temevo di più. Raramente i loro osservator­i sbagliavan­o un colpo, e mi avevano già soffiato Falcao... Così, quando Antero mi parlò in termini entusiasti­ci di Dybala, capii che non c’era tempo da perdere e prenotai un volo per l’Argentina...»

E per la prima volta lo vide dal vivo...

«L’Instituto giocava con il Gymnasia di Jujuy, lui prese un sacco di calci e combinò pochissimo. Nel finale, però, regalò un paio di numeri eccezional­i, mi bastarono per spazzare via gli

ultimi dubbi».

Fu difficile convincere Zamparini?

«Per niente, anche lui si innamorò a prima vista. Fu complicato, semmai, incastrare i tasselli con il club e con i suoi agenti, poi invitammo in Italia il presidente dell’Instituto e finalmente furono apposte le firme».

Un affare da 12 milioni, ora la Juventus ne ha spesi 32...

«Non m’avventuro nei conti, il mio mestiere era scovare talenti. Certo, fu un ottimo investimen­to e su quello non ho mai avuto dubbi. La Juventus è la sua dimensione e sono certo che possa ancora migliorare: vedrete che arriverà tra i primi cinque al mondo. Mi chiedevo, semmai, come mai l’esplosione tardasse: ero andato via dal Palermo e ne osservavo da fuori il cammino».

Vizio italiano: poca pazienza con i giovani...

«James Rodriguez, al Porto, faticava ad ambientars­i, era irriconosc­ibile rispetto al gioiellino del Banfield: gli garantiron­o comunque continuità d’impiego, seppero aspettarlo finché non espresse appieno il suo valore. Da noi ci sono troppe pressioni, spesso il risultato travolge tutto. Al Palermoave­voportatoa­ncheZahavi, poi ceduto al Maccabi Tel Aviv: sapete che negli ultimi due anni solo Ronaldo e Messi hanno fatto più gol di lui?».

«Iniziai a seguirlo, mi affrettai quando seppi che piaceva al Porto: mi avevano già soffiato Falcao»

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GETTY Luca Cattani, 34 anni, ai tempi del Palermo con Zamparini

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