Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
PELLÈ IN SCIA A CR7 PIU’ DI IBRA
Tra i bomber delle nazionali prime nei gironi è secondo solo al portoghese. L’Italia è sua
Se esattamente un anno fa, il 10 ottobre, a Palermo, Italia-Azerbaigian, qualcuno lì in panchina, gli avesse sussurrato: «Graziano, guarda, un giorno tutto quell’azzurro sarà tuo», il bel ragazzone pugliese di San Cesario, attaccante di professione e ballerino per passione, appena approdato in Nazionale, lo avrebbe mandato magari a fare un casquet. Chissà che non sia accaduto davvero, invece: la profezia, intendiamo. Tre giorni dopo, nel debutto a Malta, inziò a realizzarla. Quello che è sicuro è che dodici mesi dopo Pellè è diventato un punto fermo dell’Italia di Conte. Anzi forse rappresenta la più grande delle scommesse vinte dal ct. Potrebbe sembrare irriguardoso forse, ma indipendentemente dallo schema anti azeri che il commissario tecnico sceglierà, 4-3-3 o 4-4-2, due sono le certezze assolute: Buffon in porta e Pellè centravanti.
SCAMBIO ALLA PARI. Da Azerbaigian a Azerbaigian si può dire che Pellè ha fatto bene all’Italia quanto l’Italia a Pellè, avviatosi in questa stagione, a 30 anni compiuti, a una consacrazione definitiva continentale. Lo dicono i numeri, e sono davvero lusinghieri: di tutti i centravanti delle nazionali attualmente in testa ai rispettivi gruppi di qualificazione (quindi non la Polonia di Super Lewandowski, il migliore di tutti in questo avvio di stagione, siderale con 16 reti in 11 presenze nel Bayern, ma secondo dietro la Germania verso Euro 2016), solo l’ex Pallone d’oro Cristiano Ronaldo nel Real è partito meglio del nostro attaccante del Southampton: CR7 ha fatto lo stravedi come al solito, con 10 gol in 9 partite.
Ma Graziano ha martellato non poco: 7 gol e 3 assist in 12 presenze, tra Premier e Europa League (a quota 8 troviamo il ceco Lafata e l’austriaco Janko, entrambi però con una partita più di Pellè). A cui aggiungere quello, molto sporco per la verità, contro Malta a Firenze, un mese fa. Nella sua prima annata inglese, l’azzurro ha messo insieme 16 reti e 3 assist in 44 partite. Adesso invece è già a metà strada e sta viaggiando ai suoi fantastici ritmi olandesi, quando in due anni di Feyenoord mise insieme 55 reti, 15 assist in 66 partite. Motivo per cui Ronald Koeman se lo è portato in Inghilterra. E Conte in azzurro.
FORZA E ONORE. Pellè è arrivato a Coverciano fresco dell’exploit che ha piegato il Chelsea di Mourinho e che lo ha proiettato sul podio di questa nostra speciale classifica. Volete il quadro: Sigthorsson (Islanda) è a 0 gol (6 partite) nel Nantes, Vokes (Galles) è a 3 (11) nel Burnley, Morata pure 3 (7) nella Juve, Götze (Germania) a 4 (11) nel Bayern, Rooney a 5 (11) nel Manchester United, Lafferty (Irlanda del Nord) a 1 (2) nel Norwich. Allargando il discorso al di fuori delle capolista dei 9 gironi di qualificazione possiamo aggiungere, tolto Lewandowski già citato, altri centravanti di nazionali importanti, anche se in crisi come l’Olanda di Van Persie, che ha segnato 4 gol in 12 partite nel Fenerbahçe. Mettiamoci anche Benteke (Belgio), 2 gol in 6 presenze nel Liverpool, lo svizzero Drimic del Borussia M. (7 partite senza gol), il russo dello Zenit Dzyuba, 15 presenze, 5 gol.
Potevamo lasciare fuori Ibra? No, per il “mostro” svedese del Psg l’annata è iniziata con 4 gol in 8 presenze. In proiezione Pellè ha fatto meglio. Ma numeri a parte, Conte sa di aver visto giusto. Domani c’è l’Azerbaigian, magari martedì la Norvegia all’Olimpico. Poi alla ripresa dei campionati toccherà a Ranieri e al suo Leicester cercare di frenare il centravanti della Nazionale.
Un anno fa contro gli azeri era solo in panchina, poi il debutto con Malta e la favola iniziò...