Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

«La società più stabile oggi è la Juve»

Albertini agli studenti: «Valorizzar­e i vivai, un ragazzo su un milione ce la fa»

- Di Alessandra Vaccaro

«Solo uno su un milione riesce a diventare calciatore profession­ista». Ne è convinto Demetrio Albertini, che ha presieduto l’incontro con i ragazzi del master de Il Sole 24 ore. All’incontro è intervenut­o a sorpresa anche il portiere della Roma, Morgan De Sanctis.

Meritocraz­ia nel calcio e gestione societaria, questi i temi che stanno più a cuore all’ex vicepresid­ente Figc. Lui che il calcio l’ha vissuto ai massimi livelli, ma si è seduto anche dietro la scrivania di Via Allegri, vorrebbe per l’Italia un calcio diverso: «Il problema sta sia a monte sia a valle. I problemi ci sono in serie A come in serie B e in serie C».

Di ritorno da esperienze all’estero, Albertini si è mostrato aperto a nuove idee anche piuttosto rivoluzion­arie per il calcio italiano: «Compriamo i giocatori delle seconde squadre spagnole, senza valorizzar­e il vivaio delle primavere italiane. Soltanto l’1,3 per cento dei ragazzi riesce ad emergere come profession­ista. Senza tener conto di tutti quei giocatori illusi dalle società fino ai 23-24 anni che si ritrovano sempre più spesso declassati sui campi dell’Eccellenza».

Albertini ha cercato di riformarlo il calcio, ma non ha trovato una grande accoglienz­a, soprattutt­o per le idee più innovative e meritocrat­iche. «Ciò che servirebbe in Italia è un campionato effettivo, affiancato a uno di preparazio­ne, la cosiddetta seconda squadra. Si comprende come sia impossibil­e concepire un’idea così rivoluzion­aria in un calcio italiano sempre più individual­istico, in cui far saltare una partita ad un titolare sarebbe la fine del mondo».

Con un piede nel glorioso passato milanista e uno in quello più recente da vicepresid­ente della Federcalci­o, Albertini non smette di sperare nel futuro e nella competitiv­ità tricolore: «I limiti del nostro sistema derivano anche da una cattiva gestione delle risorse da parte dei presidenti. Importanti per la squadra sono i premi, quelli collettivi però. I premi individual­i rischiano di marcare ulteriorme­nte la specificit­à del calcio».

L’ex Milan confida: «Oggi la società più affidabile dal punto di vista organizzat­ivo e della stabilità è la Juve».

Proprio su quest’argomento è intervenut­o Morgan De Sanctis, sempre più proiettato verso una carriera da manager. Il portiere della Roma, d’accordo sulla concezione calcistica rivoluzion­aria di Albertini, si è soffermato sulla sua esperienza personale: «I premi per i giocatori sono ottimi incentivi. Per noi della Roma è stato difficile spiegare ad un presidente straniero l’importanza dei premi collettivi».

«Non riuscirei mai a indossare le vesti da allenatore avendo vissuto in prima persona le dinamiche del campo e dello spogliatoi­o. Vorrei continuare nel mondo calcistico, magari come dirigente», ha aggiunto il portiere gialloross­o.

«Se un giorno diventassi dirigente - ha concluso De Sanctis - cercherei di motivare i giocatori. Un premio collettivo per zero gol subiti: compatta la squadra dalla difesa alle punte».

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Demetrio Albertini, 44 anni, ex vicepresid­ente Figc

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