Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

VECCHIO CONTO Palermo sfida e Delio risponde

Tra l’attuale allenatore rossoblù e Zamparini lungo braccio di ferro e una rottura senza simpatia

- Di Lorenzo Longhi

Bologna e Palermo, un allenatore contro il suo ex presidente di un tempo che fu: alla ripresa, Delio Rossi si troverà ad affrontare Maurizio Zamparini, con la consapevol­ezza di non poter sbagliare per non fare a Bologna la fine che, quasi cinque anni fa, gli capitò in Sicilia, peraltro in condizioni decisament­e migliori rispetto a quelle attuali. Perché Rossi è uno che non ha paura di niente e, quando nell'estate 2009 fu chiamato a Palermo, accettò l'incarico di buona lena, ben conoscendo il teorema del mestiere, e cioè che un allenatore in bilico lo è sempre - e Rossi lo sa, anche da queste parti - ma con Zamparini presidente lo è ancora di più. Tanto per gradire, fu un trionfo, quella stagione: quinto posto, Palermo in Europa dopo tempo immemore e quasi in Champions, sfumata per appena un punto. Un punto, vale a dire nulla, confine labile di un lavoro comunque svolto alla perfezione. Tutto rose e fiori tra tecnico e presidente? Macché: passata la festa gabbato lo santo, inizia un'altra stagione e qualcosa cambia, nuove partite e nuovi risultati, ma il presidente alza l'asticella è la voce del padrone che parla, e allora se l'esito è un po' inferiore alle attese ecco la critica. Feroce, spesso, e sempre pubblica. Autunno-inverno 2010, il Palermo gioca i gironi di Europa League, in campionato è nella prima metà della classifica, ma qualcosa non va.

ESTREMI. «Rossi non conosce la fase difensiva», e pure «deve imparare ad ascoltare», lo punzecchia Zamparini, e Rossi tace perché non è uno da polemiche, ma ci resta malissimo. Dissapori a Palermo, scrivono i giornali. E, allora, è il momento per tacitare tutto. 27 dicembre 2010, comunicato stampa di Maurizio Zamparini: «Ritengo Rossi uno dei migliori allenatori del nostro campionato. Ciò non vuol dire che non si possano criticare le sconfitte ed esaltare i successi. Anche Napoleone, grande generale, ha perso le sue battaglie, pur essendo il miglior comandante d'Europa». Capito? Rossi come Napoleone. E che diamine, mica si esonera Napoleone, no? Invece sì, perché a febbraio il Palermo perde 0-7 al Barbera contro l'Udinese in una serata da Legge di Murphy e, sebbene Rossi esca comunque dal campo fra gli applausi dei tifosi (giova ricordare che, a quel punto, il Palermo è comunque a un punto dalla zona Europa ed è in semifinale di Coppa Italia), Zamparini ribolle. «Rossi ha rovinato il mio Palermo». Waterloo, esonero.

Delioesced­iscena,convoca una conferenza stampa presso l'hotel Addaura, sul lungomare Colombo, dove ha sempre vissuto, e ad attenderlo ci sono i tifosi che cantano cori in suo omaggio. Nessuna polemica, giusto un paio di stilettate («era una storia già scritta, c'era solo da aspettare l'epilogo» e «possono criticarmi dal punto di vista profession­ale, ma come persona mi ritengo un uomo degno: le critiche personali mi hanno dato fastidio»), ma è andata così, e pazienza.

FINALE. In realtà, andò che Rossi venne richiamato in capo a un paio di mesi, portò a termine la stagione perdendo la finale di Coppa Italia e all'ottavo posto, grasso che cola, ma il rapporto con Zamparini non si recuperò mai in fondo, e le strade si separarono definitiva­mente solo a fine stagione. Ma Delio Rossi, dai tifosi palermitan­i, continua ad essere ricordato con grande affetto, del tutto contraccam­biato, perché Rossi a Palermo ha vissuto le ultime vere annate esaltanti da tecnico: 74 panchine con il 50% di successi, un quinto e un ottavo posto, l'avventura europea, una finale persa contro un'Inter troppo forte. Il tutto nonostante Zamparini. Ed è abbastanza singolare che, oggi, nel momento più delicato, ci sia proprio l'amato Palermo sulla sua strada di nuovo, come sempre, a rischio.

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