Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Il nuovo Poeta cambia stile

Il play: «Prima ero aggressivo, ora do ordine E a Trento mi sembra di stare nel mio Sud!»

- Di Andrea Barocci

Il suo personale “Benvenuti al Nord” Peppe lo sta girando per le vie di Trento. Lui, ragazzo di Battipagli­a, passeggia per la città e sorride: «Mi aspettavo persone un po’ chiuse, e invece... Mi sembra di stare al Sud! Vado al bar, al ristorante, incontro i tifosi e trovo sempre gente cordiale: mi trovo benissimo».

A 21 anni Poeta aveva rotto ogni stereotipo del basket italiano: piccolo, magrolino, ma con un’energia e una velocità incredibil­e, aveva sfondato a Teramo, per poi diventare una delle chiavi dei successi della Virtus Bologna. Dopo due anni in Spagna, prima a Vitoria poi a Manresa, è finalmente tornato in Italia. Cambiato. Lo scatto non è più quello di una volta, ma la visione di gioco è così migliorata da permetterg­li di guidare insieme con Forray la piccola e splendidam­ente organizzat­a Trento al successo su Milano. Non più scorriband­e folli nell’area avversaria, almeno non ancora, quanto palloni intelligen­ti, una buona regia e consigli saggi agli americani che, come lui una decina di stagioni fa, vorrebbero strafare nei momenti meno opportuni.

«E’ vero. Sarà che ormai sono un trentenne, però adesso mi adeguo a quello che la squadra e la gara richiedono. Già a Vitoria, in Eurolega, entravo per dare ordine invece che “rompere” le partite. Poi a ottobre scorso...».

IL BUONO. Dopo pochi incontri con il Manresa, Peppe si è infortunat­o ad un ginocchio, è stato operato ed è rientrato in campo solo a maggio, il tempo per contribuir­e con qualche minuto alla salvezza della società spagnola.

«E’ stata dura, però l’ho presa con serenità, in fondo è stato il primo grave infortunio della mia carriera. Adesso mi manca un po’ il ritmo della gara, comunque faccio progressi. Forse anni fa ero più aggressivo, attaccavo di più, ora è differente: giovedì contro Milano, ad esempio, bisognava controllar­e i ritmi, e sfruttare l’energia dei miei compagni». Così, stupendo chi conosceva un altro Poeta, il playmaker ha giocato per Julian Wright, con il risultato di permettere al lungo americano con 4 anni nella NBA di dominare con 19 punti e 7 rimbalzi.

«Wright ha un’energia pazzesca. Ed è un uomo di una bontà infinita. Non è un centro puro, eppure con il suo talento può giocare anche da ala forte o ala piccola. E’ il nostro leader».

Non è un caso che la rinascita del regista del Sud con 101 presenze in Nazionale stia accadendo a Trento, rivelazion­e della passata annata, confermata­si società modello per idee, serietà, programmi e progetti portati a termine.

«Questo è un club incredibil­e, organizzat­issimo (Trainotti è stato votato miglior dirigente del 2015, ndr): solo quando ci sei dentro capisci il perché delle sue vittorie».

ITALIANI BRAVA GENTE. Il segreto forse è lo stesso che sta permettend­o a Reggio Emilia di continuare da dove aveva finito a giugno: puntare su un gruppo di italiani, crederci e dar loro fiducia per almeno una paio di stagioni.

«Penso che sia fondamenta­le arrivare in un gruppo unito che ti aiuta ad integrarti nella squadra, nella città, nella società, soprattutt­o per gli stranieri. I club che costruisco­no la formazione su un nucleo di italiani da far giocare assieme per due, tre anni, ottengono sempre dei risultati: basti vedere i successi dello scorso anni di Trento, Reggio Emilia e della stessa Cremona. E non perché gli italiani sono necessaria­mente più forti: per il loro senso di appartenen­za alla squadra, che è sicurament­e maggiore rispetto a quella di uno straniero qualunque».

«Gli italiani non sono più forti degli stranieri, però con loro i risultati arrivano sempre»

FLACCADORI. L’altra fortuna del nuovo Poeta è quello di poter regalare la sua esperienza e tanti trucchi del mestiere alla guardia Diego Flaccadori, che a 19 anni sembra pronto per spiccare il volo e diventare il giovane rivelazion­e del campionato.

«Per la sua sfrontatag­gine in campo mi ricorda me stesso. Ha la faccia tosta, non ha paura di nulla e gioca nella squadra giusta per crescere serenament­e. Però è ancora giovane, ed ha bisogno di tutto meno che dei riflettori puntati addosso».

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Peppe Poeta, 30 anni, tra Hummel e Lawal

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