Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
Il nuovo Poeta cambia stile
Il play: «Prima ero aggressivo, ora do ordine E a Trento mi sembra di stare nel mio Sud!»
Il suo personale “Benvenuti al Nord” Peppe lo sta girando per le vie di Trento. Lui, ragazzo di Battipaglia, passeggia per la città e sorride: «Mi aspettavo persone un po’ chiuse, e invece... Mi sembra di stare al Sud! Vado al bar, al ristorante, incontro i tifosi e trovo sempre gente cordiale: mi trovo benissimo».
A 21 anni Poeta aveva rotto ogni stereotipo del basket italiano: piccolo, magrolino, ma con un’energia e una velocità incredibile, aveva sfondato a Teramo, per poi diventare una delle chiavi dei successi della Virtus Bologna. Dopo due anni in Spagna, prima a Vitoria poi a Manresa, è finalmente tornato in Italia. Cambiato. Lo scatto non è più quello di una volta, ma la visione di gioco è così migliorata da permettergli di guidare insieme con Forray la piccola e splendidamente organizzata Trento al successo su Milano. Non più scorribande folli nell’area avversaria, almeno non ancora, quanto palloni intelligenti, una buona regia e consigli saggi agli americani che, come lui una decina di stagioni fa, vorrebbero strafare nei momenti meno opportuni.
«E’ vero. Sarà che ormai sono un trentenne, però adesso mi adeguo a quello che la squadra e la gara richiedono. Già a Vitoria, in Eurolega, entravo per dare ordine invece che “rompere” le partite. Poi a ottobre scorso...».
IL BUONO. Dopo pochi incontri con il Manresa, Peppe si è infortunato ad un ginocchio, è stato operato ed è rientrato in campo solo a maggio, il tempo per contribuire con qualche minuto alla salvezza della società spagnola.
«E’ stata dura, però l’ho presa con serenità, in fondo è stato il primo grave infortunio della mia carriera. Adesso mi manca un po’ il ritmo della gara, comunque faccio progressi. Forse anni fa ero più aggressivo, attaccavo di più, ora è differente: giovedì contro Milano, ad esempio, bisognava controllare i ritmi, e sfruttare l’energia dei miei compagni». Così, stupendo chi conosceva un altro Poeta, il playmaker ha giocato per Julian Wright, con il risultato di permettere al lungo americano con 4 anni nella NBA di dominare con 19 punti e 7 rimbalzi.
«Wright ha un’energia pazzesca. Ed è un uomo di una bontà infinita. Non è un centro puro, eppure con il suo talento può giocare anche da ala forte o ala piccola. E’ il nostro leader».
Non è un caso che la rinascita del regista del Sud con 101 presenze in Nazionale stia accadendo a Trento, rivelazione della passata annata, confermatasi società modello per idee, serietà, programmi e progetti portati a termine.
«Questo è un club incredibile, organizzatissimo (Trainotti è stato votato miglior dirigente del 2015, ndr): solo quando ci sei dentro capisci il perché delle sue vittorie».
ITALIANI BRAVA GENTE. Il segreto forse è lo stesso che sta permettendo a Reggio Emilia di continuare da dove aveva finito a giugno: puntare su un gruppo di italiani, crederci e dar loro fiducia per almeno una paio di stagioni.
«Penso che sia fondamentale arrivare in un gruppo unito che ti aiuta ad integrarti nella squadra, nella città, nella società, soprattutto per gli stranieri. I club che costruiscono la formazione su un nucleo di italiani da far giocare assieme per due, tre anni, ottengono sempre dei risultati: basti vedere i successi dello scorso anni di Trento, Reggio Emilia e della stessa Cremona. E non perché gli italiani sono necessariamente più forti: per il loro senso di appartenenza alla squadra, che è sicuramente maggiore rispetto a quella di uno straniero qualunque».
«Gli italiani non sono più forti degli stranieri, però con loro i risultati arrivano sempre»
FLACCADORI. L’altra fortuna del nuovo Poeta è quello di poter regalare la sua esperienza e tanti trucchi del mestiere alla guardia Diego Flaccadori, che a 19 anni sembra pronto per spiccare il volo e diventare il giovane rivelazione del campionato.
«Per la sua sfrontataggine in campo mi ricorda me stesso. Ha la faccia tosta, non ha paura di nulla e gioca nella squadra giusta per crescere serenamente. Però è ancora giovane, ed ha bisogno di tutto meno che dei riflettori puntati addosso».