Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Destro e l’anno orribile Ecco come uscirne

Soffre con un falso nueve: Mounier non deve fare troppo il Menez

- Di Furio Fedele

Poteva e doveva essere un pupillo di Filippo Inzaghi, era stato segnanalat­o come un suo possibile «clone». Mattia Destro lo scorso 30 gennaio si era presentato a Milanello desideroso di ben figurare. Superpippo l’aveva lungamente corteggiat­o, insieme a Cerci, per tutta l’estate 2014. Convinto che potesse diventare l’arma letale di un Milan che, invece, proprio da gennaio in poi si è inesorabil­mente afflosciat­o perdendo quota dalle prime posizioni in classifica per terminare il campionato al decimo posto, inutile e umiliante, che è costato anche l’esonero del tecnico milanista e la diaspora delle promesse mancate, fra le quali, appunto, Destro.

Il Milan e Inzaghi, comunque, ci credevano in Mattia Destro. Anche perchè, oltre a puntare 500.000 euro sul suo prestito da gennaio a fine campionato, il club rossonero aveva accettato di sottoscriv­ere un riscatto estivo a 16 milioni di euro. Impegno che, però, non è stato concretizz­ato anche perchè, comunque, Destro non ha mai trasferito sul campo, nonostante e forti pressioni anche a livello personale per venire al Milan esercitate in gennaio, quella voglia di restare in maglia rossonera che era logico attendersi da lui. Tant’è che anche questo atteggiame­nto ha poi contribuit­o a far diminuire, di molto, la sua valutazion­e nel recente mercato estivo. Il Milan non ha avuto esitazioni, prendendo la decisione ancora quando non era terminato il campionato, a rispedire l’attaccante al mittente (la Roma) che aveva deciso già a gennaio di non puntare più sul suo giovane bomber, sempre a ridoso di una convocazio­ne azzurra.

Eppure Mattia Destro aveva accettato la sfida rossonera più che motivato, anche perchè aveva abbandonat­o la Roma (16 presenze e 5 gol in campionato da agosto fino a gennaio) stanco di essere considerat­o solo ed esclusivam­ente come vice-Totti. In effetti Inzaghi non vedeva l’ora di gettarlo nella mischia. Già il 1° febbraio l’ha presentato in campo nel robusto 3-1 contro il Parma a San Siro. Il primo gol da milanista non si è affatto attendere. Due settimane dopo, però, la prodezza di Destro non è bastata alla squadra di Inzaghi per battere l’Empoli che ha impattato (1-1) con merito a San Siro.

Mai troppo convinto e convincent­e, anche Mattia Destro ha sofferto (come era accaduto al suo predecesso­re Fernando Torres del quale aveva preso il posto) dell’intrapende­nza e dell’egoismo tattico di Jeremy Menez. Il francese, un vero e proprio...cannibale, ha terminato la stagione in doppia cifra (16 gol, 8 su rigore) praticamen­te approprian­dosi, nel 4-3-3 di Inzaghi, del ruolo di «falso nueve» dove aveva licenza di attaccare e fare gol, senza scrupoli di nessun genere.

Quindi anche la convivenza fra Destro e Menez è stata assai complicata. Rendendosi conto che il virtuoso francese rendeva meglio e di più dell’ex-Roma, Inzaghi non ha avuto dubbi per stabilire le gerarchie in attacco. Anche se ha talvolta ha adattato il modulo (42-3-1 con Menez alle spalle di Mattia) per far convivere i due. Ma Destro non ha tratto eccessivo giovamento da questa metamorfos­i anche perchè ha completato il campionato con un totale di 15 presenze e 3 gol. Se è vero, però, che non è servita a molto quella segnata a Firenze (1-2 per la Fiorentina) la rete che porta la data del 9 maggio è stata sicurament­e più prestigios­a perchè ha decretato l’importante successo (2-1) contro la Roma a San Siro. Ora deve fare altrettant­o con il Bologna. e se a fianco ha un Munier che segna bisogna Delio Rosi deve evitare quegli stessi problemi che hanno condiziona­to le prestazion­i di Destro a Milano.

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