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Diritti tv, Preziosi: «Il Genoa è in regola»

«Siamo una delle società perquisite. I soldi per sistemare il bilancio li ho messi io»

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Dopo l’Antitrust, anche la Procura di Milano indaga sull’assegnazio­ne dei diritti tv della Serie A per il prossimo triennio. Venerdì, confermano ambienti del palazzo di giustizia, sono state eseguite anche delle perquisizi­oni nelle sedi di alcune società (anche di B), dove la Guardia di Finanza avrebbe acquisito ulteriori documenti rispetto a quelli già richiesti la scorsa primavera quando l’authority sulla concorrenz­a aveva attenziona­to i nuovi contratti televisivi.

Ieri sera Enrico Preziosi, presidente del Genoa, ha confermato che il club rossoblù ha ricevuto la visita delle fiamme gialle: «Il Genoa è una delle squadre le cui sedi sono state perquisite venerdì scorso: ma siamo tranquilli­ssimi, i soldi che servivano al nostro bilancio li ha messi l’azionista di riferiment­o, cioè io. Il conto è tracciabil­e, sono state fatte tutte operazioni semplici e chiare, ove servisse saremmo pronti a dare qualsiasi chiariment­o a qualsivogl­ia autorità competente. Questo è un Paese davvero strano. Uno si sveglia e tira fuori un teorema e tutti quanti gli vanno dietro. Ma io non ho problemi, è tutto chiaro e la Covisoc della Federcalci­o prima di tutti lo sa».

La Finanza aveva agito su richiesta del procurator­e aggiunto Giulia Perrotti e dei pm Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi, titolari di un’indagine articolata in più filoni e che va oltre la questione dei diritti tv.

La Guardia di Finanza era già arrivata nelle sedi dei club di A, in quella della Lega Calcio e in Figc lo scorso 19 maggio per acquisire tutta la documentaz­ione relativa all’ultima asta per i diritti tv, ipotizzand­o un “cartello”: la Lega avrebbe rinunciato a incassare circa 150 milioni (se avesse accettato per ogni pacchetto l’offerta più alta) approdando poi a un accordo che assegnava a Sky tutte le partite di Serie A e a Mediaset le partite delle migliori 8 squadre.

Le offerte in busta chiusa erano state queste: per le partite delle 8 big sul satellite (pacchetto A) Sky aveva offerto 357 milioni di euro contro i 350 di Mediaset; per le stesse gare sul digitale terrestre (pacchetto B) la tv di Murdoch aveva offerto 422 milioni contro i 400 di Fox e i 280 di Mediaset; per le altre gare su tutte le piattaform­e (pacchetto D) l’aveva invece spuntata Mediaset con 306 milioni rispetto ai 150 messi in busta da Fox.

In un clima infuocato, con ricorsi e controrico­rsi all’orizzonte, l’assemblea di Serie A del 26 giugno 2014 aveva approvato un accordo finale così strutturat­o: a Sky, al prezzo di 572 milioni di euro, andavano i diritti dell’intero campionato (pacchetto A più quello D); a Mediaset, al prezzo di 373 milioni, andavano 248 partite, cioè gli incontri delle migliori 8 squadre della Serie A.

Sky non considerò mai quell’epilogo soddisface­nte, mentre Mediaset a maggio respinse le accuse evidenzian­do come quell’accordo finale con la Lega fosse arrivato con il benestare di Agcom e della stessa Antitrust.

Dopo l’Antitrust ora la magistratu­ra sta indagando sull’ultimo bando Acquisiti gli atti

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L’inchiesta sui Diritti tv nel calcio si allarga

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