Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Il Bologna corre ma per ora a vuoto

Solo Chievo e Lazio fanno più chilometri. Ma tutti fanno più punti

- di Giorgio Burreddu BOLOGNA

Nelle 7 sfide di campionato i rossoblù hanno sempre corso più degli avversari: 6 sconfitte

Corri, Bologna corri. E dove vai? Macinano chilometri, i ragazzi di Delio Rossi. Fanno viaggiare le gambe, tengono il tempo, ballano al ritmo del rock. Corrono talmente tanto da essere la terza squadra di Serie A nella classifica dei chilometri percorsi sul campo. Maratoneti rossoblù. Meglio di tutti ha fatto il Chievo, primo, 12 punti, perché si sa che se ti devi salvare devi sudare più degli altri. E poi la Lazio, 15 punti, terzo posto, giusto qualche manciata di metri in più del Bologna. E allora? Se i rossoblù hanno fiato, se la squadra riesce a mulinare le gambe, cosa manca? Perché non fa punti? Non è una questione di fiato l'ultimo posto in classifica, c'è di più. Il Bologna spende troppo, spende male, movimenti poco economici. Poco più di 757 chilometri percorsi dai giocatori sin qui, in sette partite di campionato. Une media di 108 chilometri a gara. Abbastanza per sfatare l'unico il tabù: le gambe ci sono, girano, non smettono di andare. E' la testa che manca.

PARTITE. Ma nemmeno questo basta. Andando a vedere nel dettaglio, i chilometri percorsi dai rossoblù sono quasi sempre di più degli avversari. E' successo dalla prima di campionato fino all'ultima disputata, contro la Juventus. Nell'unica vittoria contro il Frosinone, il Bologna ha corso 109 chilometri contro i 102 della squadra ciociara. Ma lo stesso gap (più o meno) lo trovate contro il Sassuolo, la Sampdoria, l'Udinese, la Fiorentina e persino contro la Juventus allo Stadium. Un dato fondamenta­le per comprender­e al meglio il Bologna. Non è un dato visivo. In campo non si vede. Anzi, i rossoblù sembrano mollare la presa e non correre più. Non è così. La preparazio­ne fisica è stata fatta ad hoc. Bene. E poi la giovane età della rosa a disposizio­ne di Rossi permette di premere sull'accelerato­re e alzare il ritmo. Ma il crollo nel secondo tempo è davvero evidente, o almeno così ci appare guardando la partita. Perché?

IL CROLLO. Probabilme­nte, anche tenere il ritmo forsennato per tutta l'incontro non serve. Il problema sta nel possesso palla: corri di più ma come? A vuoto. Questo amplifica i problemi, crea un circolo vizioso dal quale i rossoblù non riescono a uscire. Contro la Fiorentina, al Franchi, Destro e compagni hanno corso 4 chilometri più degli avversari. Tanti. Passati a rincorrere una squadra che invece giocava. Altre squadre, come il Torino, l'Inter e persino il Frosinone - quindi non necessaria­mente squadre di prima fascia - spendono meno e ottenendo di più dal punto di vista del risultato. Questo rischia di creare un cortocircu­ito all'interno dello spogliatoi­o, i giocatori eseguono gli ordini dell'allenatore ma visto che non ottengono risultati rispondono in maniera recalcitra­nte, cedendo alla forza dello sbandament­o. D'altro canto, Rossi non ha mai avuto a disposizio­ne un vero organico al completo. Infortuni e problemi hanno sempre limitato le presenze.

RISOLUZION­E. E allora? Come uscirne? Serve un bilanciame­nto delle forze. Lo ha detto lo stesso Rossi che «bisogna imparare a correre». Correre meno, correre meglio. E' fondamenta­le l'equilibrio delle energie, bisogna saperle dosare, capire i momenti in cui spingere e quelli in cui non farlo (le conseguenz­e, come sappiamo, sono irreparabi­li). Il Bologna deve diminuire i passi, conservare le energie, sfruttarle in un modo diverso. Provando a dare una svolta al campionato, correndo meno, ragionando di più.

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