Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

L’autore è Sperotto: l’Arezzo lo ferma

- di Giorgio Melani

AREZZO - E’ Nicolò Sperotto il giocatore che la scorsa settimana ha registrato il pesante sfogo di Capuano contro i suoi calciatori, rei di aver perso la partitella infrasetti­manale con una formazione di Promozione. Il file registrato doveva rimanere in ambito privato ma, purtroppo, grazie alla moderna tecnologia è rimbalzato in poco tempo dai telefoni alla rete, così lo sfogo di Capuano è diventato di dominio pubblico e il tecnico si è ritrovato, suo malgrado, alla ribalta nazionale. Già questo era bastato per farlo adirare, se a ciò si aggiunge la pesante sconfitta interna patita con la Carrarese il danno è diventato incalcolab­ile. Per questo Capuano e società hanno messo Sperotto fuori dalla lista dei 24 tesserati in attesa di prendere altri provvedime­nti. Un danno grave per l’Arezzo ma ancor più grave per un giovane calciatore di prospettiv­a, proprio Capuano aveva voluto fortemente in amaranto. A Sperotto non rimane che stare fermo a guardare i suoi compagni allenarsi in vista del derby di sabato con il Prato.

C’è da capire quali riprecussi­oni avrà sulla squadra questo fatto. Sul piano calcistico l’Arezzo ora si trova scoperto sulla fascia sinistra in difesa, anche se in rosa le soluzioni per ovviare temporanea­mente ci sono. Una è lo spostament­o di Carlini da destra oppure dare più spazio a Masciangel­o, altro baby di prospettiv­a. Ultima alternativ­a, l’utilizzo dell’esterno destro Brumat in fascia, soluzione che Capuano ha usato in situazioni d’emergenza anche lo scorso campionato. Ci potrebbe essere la possibilit­à di ricorrere agli svincolati nel caso che Sperotto e l’Arezzo decidesser­o di rescindere il contratto. Al di là di tutto, però, rimane l’amaro in bocca per una ragazzata trasformat­asi in problema che potrebbe avere ripercussi­oni sulla carriera del talentuoso esterno. Nel calcio ci sono delle regole non scritte e una di queste è la sacralità dello spogliatoi­o. Ciò che viene dentro quelle quattro mura, lì deve restare.

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