Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
BRIVIO «VALE, RE LEONE CHE NON MOLLA»
Il suo ex team manager conosce Rossi più di tutti «Il titolo sarà suo, Lorenzo gli tira fuori il meglio»
Se oggi Valentino Rossi è in Yamaha ad inseguire il decimo titolo lo deve a Davide Brivio. Fu il manager lombardo, infatti, a convincere il pesarese a fine 2003 a lasciare la Honda. Tutto avvenne in una riunione carbonara, a Brno, di notte nella tenda della clinica mobile. Una firma che valse al nostro quattro titoli iridati, ma anche un difficile rapporto con il nuovo compagno di squadra, arrivato nel 2008: un certo Jorge Lorenzo. Un giovane veloce, due volte campione del mondo nella 250, così convinto della propria abilità da mettersi in aperto conflitto con il Fenomeno.
Allora Brivio, team manager della casa di Iwata, ebbe il suo daffare per cercare di far convivere due personalità così forti. Senza peraltro riuscirvi, tanto che dopo l'incidente del Mugello nel 2010, con il titolo nella mani del rivale, Rossi decise di lasciare la Yamaha per la Ducati, chiedendo a Brivio di seguirlo.
«All'epoca il clima in Yamaha era molto diverso - ricorda il manager, così considerato che oggi la Suzuki gli ha affidato il ritorno in MotoGP - entrambi i piloti erano meno maturi ed anche la squadra aveva meno esperienza. La conferma me la da il fatto che oggi funziona tutto e lo staff al 70% è lo stesso. All'epoca però Valentino era il re della foresta e Lorenzo l'astro nascente che voleva togliergli lo scettro o comunque avere un ruolo alla pari. C'era nell'aria un passaggio di consegne, un cambio di gerarchie. E tutti in squadra vivemmo la stagione di quel Mondiale sotto una grande tensione, anche perché tutto l'ambiente attorno a Rossi era molto competitivo, me compreso. Non c'era niente di personale contro Lorenzo. Per noi Jorge o un altro sarebbe stato lo stesso: era solo un altro pilota che poteva togliere il Mondiale a Rossi. E poiché Jorge era molto agguerrito, diventò l'avversario. Quello con la A maiuscola».
Fu così che nel 2011 Valentino decise di passare in Ducati. E Brivio si fece convincere a seguirlo.
«Quando Vale decise di lasciare la Yamaha io lo seguii lavorando per lui personalmente. Cambiai mestiere. Non mi venne mai in mente di provare a dissuaderlo. Onestamente era difficile ipotizzare che andasse così male. Non pensavo che sarebbe stato così difficile».
Tanto da costringere Vale a recitare il ruolo del figliol prodigo. Senza più Brivio al suo fianco.
«Quando tornò in Yamaha la squadra si era riorganizzata e non c'era più posto per me. All'inizio mi dispiacque un po', devo ammetterlo. Poi è arrivata la chiamata dalla Suzuki perché volevano rientrare. La prima riunione è stata piuttosto divertente e nel corso della chiacchierata mi sono reso conto che eravamo sulla stessa lunghezza d'onda. Mi risposero che avrebbero deciso in un paio di mesi perché c'erano altri candidati, ma non ho mai saputo chi fossero. Ed eccomi qui, di nuovo nel mio vecchio ruolo».
Con un po' di nostalgia di
Valentino. Diciamolo.
«Mi manca un po' la sua compagnia. Le cene? Le facciamo ancora ma molto, molto più raramente. E non perché ci siano segreti da tutelare visto che io sono in Suzuki e lui in Yamaha. Tornare con lui? No, oggi ha tanti bravi collaboratori alla VR46C, ma ci vediamo e ci frequentiamo ancora».
Abbastanza da sapere come stanno andando le cose in questo infuocato rush mondiale?
«Non so come la vivano adesso, ma lottare contro un compagno di squadra è la cosa più difficile. Se corressero per marche diverse, Valentino potrebbe suggerire alla Yamaha qualcosa per migliorare la sua moto, cercare degli elementi che ti possono consentire di battere all'avversario. Oggi se Vale, ma anche Jorge, lo facesse, rischierebbe di mettere a disposizione le migliorie all'avversario diretto. È una situazione molto particolare. Secondo me è più bello battere un avversario di un'altra casa. D'altro canto però così entrambi hanno lo stesso materiale. In ogni caso entrambi non sono tipi da cercare scuse».
Questo è vero soprattutto per quanto riguarda la parte tecnica, ma per il resto recentemente Lorenzo ha fatto riferimento alla fortuna.
«La fortuna nella carriera di un pilota gli può far vincere qualche gara che non avrebbe vinto ma non lo tiene a galla per venti anni . Non mi piace parlare di fortuna perché questa diventa una scusa nella quale rifugiarsi. Se Valentino dovesse vincere questo mondiale non lo avrebbe invece vinto per caso. Lui è alla ricerca costante della perfezione, è il suo pregio. Pensiamo per esempio a domenica scorsa nel GP del Giappone: a Motegi Lorenzo ha consumato di più la gomma anteriore. Posso pensare che sia stato a causa di una messa a punto diversa della M1 di Valentino. Questo è il risultato del lavoro del suo box. Non è fortuna, al contrario. Valentino è nato sotto una buona stella, non si può negarlo, ma è anche vero che lavora molto per volgere le cose a suo favore».
Il passato «Jorge è il rivale per eccellenza da quando, giovane emergente, se lo ritrovò in Yamaha»
C'è chi dice però che oggi sia Rossi ad avvalersi dei suggerimenti della telemetria di Lorenzo, ed è per questo che la sua Yamaha migliora così tanto alla domenica.
«Vale ha sempre fatto così anche quando non c'era Lorenzo e la sua telemetria da guardare. Jorge è meno sensibile all'assetto della moto ed è molto bravo ad adattarsi. Rossi invece è molto più raffinato e fino a quando la sua Yamaha non è perfetta continua a lavorare spingendo il team. Poi ovviamente in gara anche lui guida quello che ha. Se non ha la moto a posto fa secondo o terzo, se è a posto vince».
Il presente «Forse sarebbe meglio duellare con il pilota di un’altra squadra ma così non è...»
Il loro rapporto «Mi manca un po’ la sua compagnia Lavoro con la Suzuki, però ogni tanto ci vediamo»
È facile intuire per chi batta il cuore di Brivio. Solo una volta all'anno il Fenomeno e il suo ex team manager si trovano ai due lati opposti della barricata: nel Rally di Monza, quando i Brivio Brothers, Davide e Roberto ,sfidano Sua Velocità alla guida di una WRC.
«Ma no, la storia non è così... Innanzittutto io faccio il navigatore, ma poi la rivalità in realtà è con Uccio, il miglior amico di Valentino. Lì per quattro giorni siamo acerrimi rivali, poi tutto rientra nella normalità. Comunque per la cronaca l'anno scorso abbiamo vinto noi».