Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

«Il Bologna? Siamo bravini ma non basta»

Rossi: Abbiamo cinque dita, possono essere pugno o schiaffo. Dipende da noi

- Di Giorgio Burreddu

Lì dove il mare luccica. Se poi tira forte il vento o no, chissene. «Mi piacciono i posti di mare, sono nato che lo vedevo dalla finestra. L'importante è che so che è lì. Mi dà un senso di vastità. Poi magari non ci vado, non sono un marinaio e non amo le barche. Però se c'è il mare è meglio». E allora speriamo che qualche granello di sabbia e l'odore delle conchiglie, il Palermo se lo sia portato dietro al Dall'Ara, cosicché Delio Rossi si senta pronto ad affrontare il passato e il presente, e da vecchio lupo di mare possa trovare la forza per batterlo. Barba di due (tre) giorni, occhi circondati da enigmatici pensieri, l'allenatore del Bologna pare un Hemingway pop, della Rivera Romagnola. Pensa, spiega. Dice. Dice: «Finalmente giochiamo, è stata una lunga attesa. Soprattutt­o se vieni da un periodo che non hai fatto bene. Siamo chiamati a fare risultato. E' una partita delicata».

Il Bologna è pronto?

«Noi siamo anche bravini, dal punto di vista estetico facciamo anche discretame­nte, ma quello che facciamo non basta. Dobbiamo farlo meglio».

Cioè?

« Nei momenti topici veniamo un po' meno. Siamo come una mano...».

Una mano?

«Non so se a metafora rende. Siamo una mano aperta e se la chiudi diventa un pugno, se la lasci aperta diventa uno schiaffo. Sono sempre cinque dita, dipende come le usi».

E voi come la userete?

«Sentite. Possiamo stare qui a parlare delle ore, ma poi la domenica si gioca. E noi dobbiamo parlare lì, tutto quello che possiamo fare bene o male è sempre nel rettangolo verde, il resto non conta».

Conta il risultato, come ha detto lei.

«Vuol dire anche unirci, diventare un pugno».

L'ambiente a Bologna è comunque tranquillo.

«Dipende sempre dal gruppo che hai a disposizio­ne. In certe piazze può avere un senso. Ma in altri casi dare troppe responsabi­lità ti fa arrivare all'evento scarico».

Lei ha staccato?

«Io non stacco mai. Sono abituato. Quando le cose non vanno bene non penso che la colpa sia degli altri. E poi la difficoltà deve diventare un'opportunit­à. L'unica cosa che mi piace molto è leggere, soprattutt­o la sera, sennò non mi addormento. Poi a volte mi vengono in mente degli schemi».

Libro, carta e penna sul co-

modino.

«Sì, ma sono già trent'anni che è così. Mica trenta giorni».

E Destro com'è, carico?

«Parlo con Destro come con gli altri. Ma io gli attaccanti li valuto per quello che danno alla squadra, poi il gol viene automatica­mente»

In questi giorni Zamparini ha definito Iachini «un amico». Voi siete amici?

«Ah, di me non l'hai mai detto. Per essere amico devi avere un rapporto paritario. Può esserci un rapporto di stima, ma io non vengo mai meno al mio ruolo. L'amicizia è solo se sei paritario. Una cosa che non confondere­i con la stima».

Che rapporto avevate?

«Lui è un presidente molto legato alla sua squadra. Molte volte non è abituato a qualcuno che dica no. Se io non ritenevo che le cose fossero giuste lo dicevo. Sono i rapporti più belli, no? Comunque io sono stato il più longevo dei suoi allenatori, posso solo dirgli grazie».

Il Palermo di oggi è simile a quello che allenava lei?

« E' cambiato molto, vive di alti e bassi, ha perso due o tre punti di riferiment­o. Loro hanno cambiato molto, ma noi abbiamo fatto una rivoluzion­e. Quel Palermo aveva una struttura. E poi buttavi dentro Pastore, Cavani, Hernandez».

Cavani è il più forte che abbia mai allenato?

« Dal punto di vista fisico è molto superiore alla media. Ecco, una delle cose su cui non ero d'accordo con Zamparini è stata la cessione di Cavani. Non ero contrario a venderlo, ero contrario a venderlo al Napoli che in quel momento valeva il Palermo».

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Delio Rossi oggi ritrova un pezzo importante del suo passato di allenatore
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Sempre ad aspettare Destro e i suoi gol: così Bologna va al Dall’Ara oggi alle 12.30

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