Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Quando l’angolo diventa l’occasione per fare gol

Da Palanca a Chiarugi quanti specialist­i

- Di Furio Zara

Il primo gol su calcio d’angolo della storia moderna lo segnò Galileo Galilei quando salì sulla Torre di Pisa con una pietra in mano, si appostò, guardò che lì sotto non ci fossero turisti giapponesi e lasciò cadere la pietra. Quattro secoli fa. Fu allora che cominciò - con cognizione di causa - lo studio sulla caduta dei corpi. La Torre ieri come oggi - era storta. Volendo, la prospettiv­a è quella che deve - sì, deve - immaginare chi oggi prova a cimentarsi in questo gesto tecnico.

Il primo gol su calcio d’angolo della storia moderna lo segnò Galileo Galilei quando salì sulla Torre di Pisa con una pietra in mano, si appostò, guardò che lì sotto non ci fossero turisti giapponesi con lo smartphone e lasciò cadere la pietra. Quattro secoli fa. Fu allora che cominciò - con cognizione di causa - lo studio sulla caduta dei corpi. La Torre - ieri come oggi - era storta. Volendo, la prospettiv­a è quella che deve - sì, deve - immaginare chi oggi prova a cimentarsi in questo gesto tecnico che ha la forza di toglierci il respiro, perché va contro le leggi - non tanto della fisica - quanto della logica.

La pietra di Galilei, quel giorno a Pisa, finì sul secondo palo. Uccellato il portiere nel vano tentativo di deviare, come scrissero all’epoca. Più tardi sarebbero arrivate le leggi sulla dinamica. Fondamenta­le l’apporto di Newton (inglese, giocava in Premier), non meno però quello di Palanca Massimo, noto come O’Rey di Catanzaro. In una domenica di marzo del 1979, allo stadio Olimpico di Roma, quarantaci­nquemila spettatori tra cui il re del Tonga King Tata Ahau Tupo (riconoscib­ile perché era vestito come Sbirulino dopo una serata a base di Lsd), il gesto tecnico di Palanca finì dritto a «Novantesim­o minuto» e rese popolare il gol segnato da laggiù, da un posto - come disse Palanca - «dove la porta non si vede». (Prima era arrivato Chiarugi, ma Palanca ne fece un marchio di fabbrica). Negli anni poi sono arrivati altri gol da quella terra lontana: Ronaldinho, Roberto Carlos, Recoba (più volte), Baggio (in un Lecce-Brescia), il giapponese Jun Suzuki e l’americano Michael Bradley e pochi altri.

PAPU MAGICO. Al Papu Gomez di tutto questo, direbbe Mazzone, «gliene può fregà de meno»; resta il fatto che il gol che ha segnato in AtalantaCa­rpi, una vera prodezza balistica, è figlio di svariati tentativi, diciamo da Galileo in giù. Sfidare le leggi della fisica, annullare la distanza tra ragione e follia (e pure quella, una quarantina di metri, tra angolo e la porta), indovinare la luce dove c’è solo il buio: questo significa fare gol dalla bandierina. Papu domenica ha fatto una cosa come si fa da bambini. Ha conquistat­o il corner, è andato a batterlo. Batto io, via tutti gli altri. Ci sono arcobaleni che abbiamo in testa solo noi, non c’è Belec che tenga. Non è detto che ti riesca, però. A Bergamo, trent’anni fa, ricordano che ci provava Marino Magrin. Ci provava, appunto. Gol così hanno la dedica in automatico, come il fiocco sui regali. «E’ per la mia mamma», ha detto il Papu. (In Argentina la festa della mamma capita in questi giorni). E poi: «Gol così uno sogna di farli. E’ l’istinto a guidarti, ma anche la follia. E io li sognavo fin da bambino». A conferma che certe cose «te le senti dentro», è arrivato pure il suo compagno d’attacco, Moralez, che ha detto: «Conosco il Papu, l’ha fatto apposta». Per farlo apposta devi avere un piede dolce, una testa sgombra e un tiro di dadi in mano. E poi: velocità del corpo in volo, forza di gravità, resistenza all’aria. Conta tutto. Che se uno ci pensa, finisce che lascia perdere.

CHE IMPRESA. Youtube è pieno di gente che segna da calcio d’angolo. Spesso siamo dalle parti della foca che gira con la pallina rossa sul naso. Ci prova il trequartis­ta del Borgotrebb­ia (spiovente in area, casino vario, portiere a farfalle, pallone in rete, esultanza scomposta del nostro eroe) e un campione come Di Maria, l’argentino che si è esibito provando una rabona. Ciò che guida l’artista in quanto tale è la capacità di scombinare le regole. C’è un film al cinema in questi giorni, si chiama «The Walk», racconta dell’impresa di Philippe Petit, il funambolo francese che nel 1974 fece la sua più grande impresa: passò da una Torre Gemella all’altra distanti sessanta metri - camminando su un cavo d’acciaio - di tre centimetri - senza alcuna protezione. Su: il cielo. Sotto: la terra. Distanza tra lui e la morte: quattrocen­to metri. E in mezzo: il vento, le nuvole e la sua follia. Petit fece otto volte avanti e indietro, quando scese venne arrestato. Pensare di fare gol dal calcio d’angolo è un po’ come immaginare un filo sospeso tra due distanze. E se sbagli non ci lasci le penne, male che ti vada un centrale difensivo rinvia di testa.

Il primo specialist­a italiano fu Chiarugi poi Palanca ne fece un marchio. E pure Baggio segnò così

Nel club Recoba, Bradley e Suzuki L’atalantino: «Certe reti le sogni fin da bambino»

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Alejandro Gomez, 27 anni, gol su angolo al Carpi
 ??  ?? Alejandro Dario Gomez detto «El Papu», 27 anni, 162 centimetri per 68 kg., all’Atalanta dal 2014. In precedenza in Italia aveva militato nel Catania
Alejandro Dario Gomez detto «El Papu», 27 anni, 162 centimetri per 68 kg., all’Atalanta dal 2014. In precedenza in Italia aveva militato nel Catania
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