Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Borja Valero: Siamo liberi e felici, tutto qui

Lo spagnolo si è raccontato a El Pais. «Sousa ci dice che siamo in grado di battere chiunque, è divertente»

- Di Francesca Bandinelli

Ad essere cambiato, dice, è soprattutt­o la mentalità: «perché, purtroppo o per fortuna, questa Fiorentina è una squadra senza grossi nomi, ma con un gruppo fortissimo. Individual­mente non siamo i più talentuosi del mondo, ma suppliamo a questo con un gran lavoro d'equipe». Borja Valero, l'imprescind­ibile viola, non ha dubbi e lo racconta sulle colonne spagnole di El Pais. «Sento più responsabi­lità per il fatto di essere uno dei veterani e in virtù della mia esperienza: senza dubbio è uno dei motivi che mi spinge a tirare di più il carro. Poi c'è Paulo Sousa». L'alchimista è proprio il portoghese: «Con lui, siamo diventati più concreti. In alcune partite abbiamo giocato peggio rispetto agli standard a cuieravamo­abituati,masiamo molto più compatti in difesa e gli avversari hanno più difficoltà a costruire azioni da gol. Che cosa ci chiede l'allenatore? Di vincere: vuole che giochiamo col pallone, perché col possesso palla, dice, possiamo portare a casa punti preziosiss­imi».

Rispetto all'era Montella niente è più come prima. «Paulo ha molto più carattere.

ILMENTALCO­ACH.

E' uno che dice in faccia a chiunque quello che pensa e in qualsiasi circostanz­a. Lavora per convincerc­i sempre di più a credere nelle nostre potenziali­tà: ci ripete sempre che siamo in grado di battere chiunque. Avevo sentito parlare molto bene di lui e, adesso, non mi sorprende vedere quello che ci sta accadendo». E poi ancora: «E' uno a cui piace tenere tutto sotto controllo: ha un gruppo di lavoro molto affiatato e che si dedica anima e corpo nel proprio compito». Pure le nuove regole dello spogliatoi­o, compresa l'abolizione del ritiro pre gara in occasione delle partite interne, hanno spinto la "rivoluzion­e" generale verso un pieno successo: «Sousa dice che il nostro segreto è che siamo felici? Sì. E' bello vincere e dormire a casa quando giochiamo a Firenze. E' bello vincere e ascoltare musica nello spogliatoi­o prima e dopo le partite o gli allenament­i. Il nostro è un gruppo molto affiatato, straordina­rio sotto il profilo umano, e l'allenatore ci dà ampia libertà e noi ci divertiamo». A fare la differenza, insomma, è l'aspetto motivazion­ale: «Dire che la partita che ci aspetta è molto importante e che dobbiamo portare a casa i tre punti è facile: conta però cercare di andare oltre e toccare le corde giuste. E questo succede sempre, perché lui sa come lavorare su tutto il gruppo».

Ride e si diverte come sempre lo spagnolo, anche fuori dal campo. Racconta del suo innamorame­nto con Firenze - «dove i miei figli frequentan­o una scuola italiana e anche mia

SALUTATE LA CAPOLISTA.

moglie Rocio si è ambientata benissimo» -, racconta delle sue passeggiat­e nelle viuzze del centro storico e sul Ponte Vecchio e si sofferma pure sulla predisposi­zione della gente a far sentire il proprio affetto senza mai invadere la privacy altrui. Poi si sofferma sull'altro spagnolo, Suarez: «E' un giocatore molto importante, in campo e fuori. Nello spogliatoi­o si fa notare perché è un personaggi­o e sa sempre farci ridere. Kalinic invece mi incanta, è un attaccante che si muove talmente tanto da sembrare un centrocamp­ista». Non ha mai sperato nella chiamata dell'Italia - «Non ho passaporto italiano e non mi resta che sperare nella selezione spagnola» -, semmai l'unico sogno che ha è provare ad essere un giocatore di NBA. Racconta di L'unica paura è quella di invecchiar­e, ma la soddisfazi­one più grande, adesso, è quella di essere ancora lassù, in cima alla classifica: «Non ero mai stato tanto in alto, in solitaria, nemmeno in Seconda divisione o dopo la prima giornata. Firenze è una città appassiona­ta ed è bello respirare l'entusiasmo della gente. Qui sono un po'... matti: si mettono a cantare ovunque "Salutate la capolista"».

«Qui a Firenze sono tutti un po’ matti: ovunque si mettono a cantare salutate la capolista»

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