Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

«Si pensa: è impossibil­e Invece io...»

- Fu.za.

Luciano Chiarugi, Cavallo Pazzo, ala furente tra i ‘60 e i ‘70, le cose migliori con Fiorentina e Milan. Una volta sfidò le leggi della fisica. Gli andò di lusso.

«Fiorentina-Torino, calcio d’angolo sotto la Maratona, dalla parte della Ferrovia. Calciai di esterno sinistro, parabola perfetta, gol. E’ quello che cerchi quando ci provi, vuoi che la gente pensi: incredibil­e, era impossibil­e e lui ce l’ha fatta»

Cosa scatta nella testa in quei momenti là?

(Ride) «E’ meglio dire cosa sarebbe scattato nella testa dei miei compagni se il pallone fosse finito a dieci metri, in mano a un raccattapa­lle dietro la porta. E’ l’istinto a guidarti: te la senti, e allora ci provi»

Lei però si allenava.

«Certo, senza allenament­o puoi avere in testa tutto quello che vuoi, ma devi provarlo in campo. Io mi complicavo la vita, portavo la soluzione all’estremo»

Cioè?

«In allenament­o mettevo il pallone tre-quattro metri oltre la linea di fondo e provavo a fare gol da là»

Altri colpi simili riusciuti?

«Con la maglia del Milan, una volta a San Siro con l’Ascoli, un’altra in coppa, col Bruges»

Che numero ha di piede?

«Trentanove e mezzo»

Palanca aveva il 37.

«Lui è stato un grande specialist­a. Diciamo che il piede piccolo è meglio così se vuoi fare certe cose»

Una volta era più facile o più difficile fare gol dal calcio d’angolo?

«A Firenze col Toro calciai di esterno sinistro: una cosa mai vista Serve istinto e allenament­o»

«Mmm, forse era più dura. I palloni erano più pesanti, questi volano via, cambiano traiettori­a in aria, insomma, sono imprevedib­ili. Anche le scarpe avevano meno sensibilit­à. Io me le facevo fare da un artigiano di Firenze, il Caselli, aveva il negozio vicino allo stadio».

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Luciano Chiarugi, 68 anni

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