Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
Graziani: In porta feci grandi parate
INVIATO A TORINO - Ciccio Graziani, c’è il Borussia Mönchengladbach a Torino...
«Mi tornano in mente una grande squadra e un calcio che non c’è più: i tedeschi partirono in mattinata da Dusseldorf, fecero merenda in un hotel vicino Caselle, la sera scesero in campo e subito dopo ripresero l’aereo. Tutto in giorno: oggi sarebbe impensabile. Erano fortissimi e vinsero 2-1, anche se onestamente avremmo meritato il pareggio. Lo ottenemmo al ritorno, in otto contro undici: fu un’impresa, ma non bastò per passare».
Tre espulsi, per ultimo Castellini. E lei, bomber del Toro, finì tra i pali...
«Tutti i venerdì, prima dell’allenamento, Radice ci faceva esercitare con delle mischie: si giocava con due portieri insieme, chi segnava e chi passava il pallone andava in porta. Esclusi Castellini e Cazzaniga, i più bravi eravamo io e Mozzini, e così, senza cambi a disposizione, in quella strana partita dovetti indossare io i guantoni: stavamo zero a zero, giusto sacrificare un attaccante e non un difensore».
Venti minuti fra i pali e qualche intervento decisivo...
«Ho avuto un bel po’ di fortuna: Simonsen, ch’era Pallone d’Oro, calciò da quattro metri e mi trovai la palla addosso non so nemmeno come. Ricordo altre uscite disperate, qualcuna a vuoto e qualcuna azzeccata. E ricordo il tifo della gente di Dusseldorf...».
Racconti...
«Lo stadio del Borussia era piccolo, così giocava la Coppa nella città vicina, e al pubblico locale non piaceva che 11 contro 8 ci bersagliassero: così presero a sostenere il Toro e a ogni mia parata c’era un’ovazione. Sinceramente, mi sono divertito».
Conosce il Borussia Mönchengladbach di oggi?
«E’ una buona squadra, ma non è nemmeno lontana parente di quella che affrontamo noi tanti anni fa: allora aveva giocatori davvero straordinari e non a caso in quella coppa arrivò fino in fondo, raggiungendo la finale. La Juve ce la farà, ne sono sicuro».