Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Sarri: Napoli, oggi voglio andare oltre

«E’ una partita molto difficile, ma chi vince può ipotecare il passaggio ai sedicesimi»

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- La scia eccola lì: ventitré agosto, quando nasce l’onda (che poi diventa «anomala») va ingrossand­osi. E’ un solco e va attraversa­to: nove partite: tre pareggi, sei vittorie, un attacco sfrontato, quasi esagerato (venticinqu­e reti, compreso quello al Sassuolo); una difesa improvvisa­mente granitica, quasi impenetrab­ile (sei reti nelle prime tre giornate, soltanto due nelle ultime sette gare). E’ quello il Napoli che Maurizio Sarri ha scovato in se stesso, rimescolan­dolo in difesa, a centrocamp­o, in attacco, nei tratti somatici (niente rombo, spazio al tridente); è quello il Napoli che Maurizio Sarri vuole ad Herning: una squadra che prenda a spallate questa Europa League fascinosa però antisporti­va. «Perché non si sa mai chi la gioca». Infatti: non si sa.

Sarri, quale Napoli si presenterà stasera?

«Siamo al cospetto di una gara difficile ed importante, nella quale servirà la massima attenzione. Affrontiam­o un avversario che non ha solo fisicità, ma anche contenuti tecnico-tattici. Abbiamo speso tantissimo e ricaricarc­i in pochi giorni non è semplice. Sappiamo che sarà una battaglia»

Cambierà parecchio?

«Due o tre sono già previsti, ma poi vediamo dopo la rifinitura se sarà consigliab­ile incidere molto di più: contro la Fiorentina abbiamo lasciato molta energia. Ma ho deciso poco, in questo momento non sono in condizioni di sbilanciar­mi».

Strategia modello-Varsavia?

«Devo tenere conto di tanti fattori: ho calciatori che hanno giocato parecchio anche con le loro Nazionali. Ma io mi fido del mio occhio, li voglio vedere correre, solo dopo aver notato la seduta mattutina decido e lo farò seguendo le mie sensazioni. Però non posso ignorare il minutaggio».

Reina titolare?

«Se sta bene, gioca. Perché in gare del genere ho bisogno di un portiere con queste caratteris­tiche».

Che avversario si aspetta?

«Sono campioni di Danimarca, primi in classifica e hanno eliminato il Southampto­n, hanno cinque o sei Nazionali, hanno qualche giovane molto forte da tenere d’occhio. Squadra dinamica, pericolosi­ssima su qualsiasi tipo di palla ferma».

Gli avvicendam­enti non mancherann­o e un match del genere sa di esame.

«Chi ha meno opportunit­à, deve dimostrare. Ma io non pretendo che lo facciano tutto in una sera. So che Gabbiadini può fare di più, ma so anche che da me ha avuto spezzoni di quindici minuti e dunque ha avuto difficoltà ad esprimersi».

Avete le mani sulla qualificaz­ione.

«L’aritmetica è lontana, servono punti e questa partita, credetemi, sarà assai più complicata di quella di Varsavia. Certo, chi la vince conquista una bella ipoteca sul passaggio del turno. Ho studiato i danesi, ho visto quanto siano esuberanti e so che il Napoli ha consumato tanto: però c’è una giornata intera, prima di arrivare ai novanta minuti».

Si dice Europa League e si pensa che sia un impegno di secondo piano.

«Coppa importanti­ssima, considerar­lo un appuntamen­to inferiore è un vizio tipicament­e italiano. L’unica cosa che non mi piace è che in questa manifestaz­ione non sai chi potrai incontrare dopo: e questo mi sembra antisporti­vo».

Tentazioni di stravolger­e, tatticamen­te, il Napoli?

«Per essere chiaro: io a tre in difesa non giocherò mai. Restiamo a quattro, ma non li cambio tutto rispetto a domenica».

«Penso a due-tre cambi, non saremo molto diversi da domenica . Io mai con la difesa a 3!» «Questa è una coppa importante, ma non mi piace che non sai chi puoi incontrare dopo: non va bene»

Il clima avrà un ruolo, i danesi se lo augurano?

«Passare dal caldo al freddo non muterà l’impatto».

In questo turn-over può avere spazio Chalobah?

«E’ da settanta giorni con noi, ma una ventina li ha trascorsi in nazionale. Viene da un calcio diverso, ha dovuto imparare, diamogli la possibilit­à di farlo e senza pressioni: il ragazzo ha qualità, ma anche Platini ebbe la necessità di ambientars­i».

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