Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
SOUSA SONO TRISTE E DELUSO
«Più per il risultato che per la prestazione: siamo andati a sprazzi. La Fiorentina deve rischiare di più»
Deluso e triste. Lo dice subito Paulo Sousa. Sa bene che la sua è una Fiorentina allo specchio: prima in campionato, nonostante il ko di Napoli, e ultima in Europa, nella serata in cui i portoghesi del Belenenses erano riusciti a fermare il Basilea. Terzo ko interno consecutivo in campo internazionale - dagli schiaffi del Siviglia fino a quelli degli svizzeri per arrivare al turno del Lech Poznan, record negativo nella competizione - e due gol incassati dal fanalino di coda della massima serie polacca che fin qui, nella fase a gironi, non era riuscita ancoraafesteggiarenemmeno un gol. Il portoghese, adesso, deve essere bravo a trovare il punto di equilibrio: «Abbiamo giocato sotto ritmo anche perché il nostro avversario è rimasto basso e con due linee molto strette. All'inizio della partita abbiamo avuto le opportunità per fare gol e non l'abbiamo fatto, lì sarebbe cambiata la partita. Col passare dei minuti loro hanno preso più fiducia ed è maturata una sconfitta triste». Ma non è tutto, l'analisi è lucidissima prima ancora di rivedere le immagini: «E' mancata anche la mobilità di certi giocatori, contro queste squadre serve rischiare un po' di più la giocata negli spazi stretti e gli uno contro uno, oltre che le conclusioni da fuori area. Egoismo dei singoli? Può essere la conseguenza di una partita che non si sblocca e porta un giocatore a cercare la giocata personale».
AMAREZZA E FRENESIA. Giusto il tempo di percorrere il corridoio verso la sala stampa Righini insieme ai suoi uomini, Nacho Torreno in testa, l'uomo che sta tornando dopo una lunga battaglia fisica, che Sousa toglie anche l'ultimo muro: «Mi amareggia più il risultato che la prestazione, mi immaginavo che sarebbe stata una gara difficile con un allenatore nuovo e una squadra fisica. Quando abbiamo avuto le occasioni per segnare e non le abbiamo sfruttate, è aumentata la frenesia. Il Lech si è chiuso molto bene con due linee molto strette che ci hanno creato difficoltà. Sono deluso e triste per questa sera». E' scuro in volto l'allenatore: è il terzo ko della sua carriera in viola, il secondo consecutivo. Ma quello che più brucia è che in Europa, al Franchi, in quello che in Serie A è diventato un fortino praticamente impenetrabile, non è arrivata nemmeno una vittoria. Peggio di una maledizione. «Ultimi nel girone? Siamo tutti vicini e mancano tre partite, dipende solo da noi fare risultati e passare il turno. Abbiamo tutte le capacità per farlo. Tradito dai giocatori? No, ho fiducia in tutti i miei, ma oggi la partita non si è messa bene per loro. Abbiamo fatto anche delle cose interessanti, ma l'avversario ci ha chiuso molto bene e in certi momenti dovevamo rischiare di più».
«La qualificazione è ancora nelle nostre mani. Guai a deprimerci: dobbiamo crederci»
CORRENTE ALTERNATA. Di certo, aggiunge subito dopo, non è stata mancanza di motivazioni: «Credo che ci fossero da parte di tutti, sono dispiaciuto per non aver visto continuità nella qualità durante il match, siamo andati un po' a sprazzi. Ma è difficile giocare contro una squadra così chiusa, abbiamo provato a forzare anche qualche passaggio facendo ripartire loro in contropiede: la lucidità non è stata la migliore ma abbiamo avuto occasioni sufficienti per vincere la partita. Ho parlato subito con i giocatori, dobbiamo ripartire come sempre dalla nostra qualità che abbiamo evidenziato fin qui». Difende comunque la sua squadra Sousa: «Sono triste anche per loro. Quanto alle espulsioni in gare internazionali non sono preoccupato: ci sono calciatori che riescono a controllarsi di meno, ma lavorando possono migliorare. In questo momento tutti devono pensare solo a giocare, anche per questo non faccio valutazioni individuali». La chiusura è per Firenze: «Come non deprimersi in vista della Roma? Dobbiamo crederci, per renderci felici. Come abbiamo saputo sempre fare fin qui».