Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Manolo studia da papà: «Vincere dà entusiasmo»

«La doppietta un segnale? Penso solo a dare il massimo per me e il Napoli, non ascolto quello che dicono gli altri»

- ant.gio.

- E’ la sua notte. Titolare, al centro dell’attacco, al posto di Higuain. Una doppietta da urlo, i suoi due primi sigilli stagionali in Europa League. Un bel segnale sul piano personale, la dimostrazi­one che Sarri può contare anche su di lui. Manolo Gabbiadini però si isola da tutto ciò che gli accade intorno, è il suo modo di reagire a pressioni e aspettativ­e: «Non leggo i giornali, non leggo le dichiarazi­oni di nessuno, quando sono chiamato in causa penso a me stesso e alla squadra, penso a dare tutto quello che ho. Sono un po’ stanco, abbiamo giocato su un campo pesante e in un clima che a Napoli è insolito, e poi era da un po’ che non facevo novanta minuti. Primi nel girone? Fosse stata un’amichevole, era bello vincere a prescinder­e perché porta entusiasmo: perdere non fa mai bene».

Una serata specialiss­ima, comunque. Tra un mese la sua compagna Martina darà alla luce il loro primo bimbo: ecco il perché di quel pallone sotto la maglia a mimare il pancione.

SI VIAGGIA. Ma è finita anche questa e per l’Europa League se ne riparlerà tra due settimane: da stamani, parte l’operazione-Chievo, che nasce con il viaggio all’alba, l’atterraggi­o a Verona e poi lo spostament­o nel ritiro di Desenzano. E’ contro turnover, ovviamente, con il Napoli ammazzagra­ndi che deve inventarsi una dimensione provincial­e, uscendo da un equivoco che va avanti (ormai) da anni e che in questo bimestre è costato qualcosina (un pari ad Empoli, un altro a Modena con il Carpi; la sconfitta alla prima con il Sassuolo che poi ha mostrato di avere numeri d’alta classifica).

RIECCOLO. Mertens decolla più o meno alla stessa ora, da Capodichin­o, e va ad attendere il Napoli in albergo: ha due giorni per convincere Sarri a portarlo in distinta, in campo o in panchina, però le terapie qualche risultato l’hanno dato e l’ottimismo, pur restando cauto, si ingrossa. Aver rinunciato alla trasferta ad Herning ha consentito all’esterno offensivo belga di curarsi in sede, di evitare inutile stress, di provare a recuperare per il match di domenica, che nell’economia della stagione ha priorità, come sempre.

GLI UNDICI. Ma la squadra pare fatta, annunciata dai precedenti con la Lazio, la Juventus, il Milan e la Fiorentina, sostenuta non solo dai risultati (e non è poco) ma anche dalla agilità della manovra e dalla solidità di una retroguard­ia che concede all’allenatore la serenità ideale per una serata che si preannunci­a comunque complicata. Ed allora, recitando quasi a memoria - come nel calcio del passato - viene fuori il Napoli del 4-3-3 che ha una sua identità: gioca Reina in porta e davanti a lui Hysaj (ieri fuori dai diciotto), Albiol, Koulibaly e Ghoulam che è diventato un perno; in mediana, come sempre, Allan, Jorginho e Hamsik; in attacco, non c’è motivo di dubitare, Callejon a destra, Higuain al centro e Insigne a sinistra. Anche se Mertens dovesse stare benissimo.

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MOSCA Callejon abbracciat­o da Valdifiori e capitan Maggio dopo l’1-0

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