Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
Sassuolo e tifosi: Sinisa trema
Tre vittorie neroverdi nelle quattro sfide giocate. Ed è già prevista la contestazione
Doppio incubo per il Milan. Domani pomeriggio, infatti, tornerà nuovamente a San Siro, ma sarà tutt’altro che uno stadio amico: giocherà davanti a tifosi già sul piede di guerra, dopo gli ultimi risultati, nonché le prestazioni. In aggiunta, si troverà di fronte quel Sassuolo, che già di per sé sarebbe un brutto cliente (15 punti in classifica contro i 10 dei rossoneri), ma che può tranquillamente essere considerato uno sorta di bestia nera, in ragione delle tre “sberle” rifilate la Diavolo negli ultimi 4 confronti in Serie A. Se poi, come sembra, Berardi dovesse essere regolarmente al suo posto nel tridente emiliano, allora i tremori della retroguardia milanista (sin qui perforata in tutte le 8 giornate di campionato) potrebbero perfino aumentare. Il gioiello calabrese, infatti, ha già rifilato 7 gol alla squadra rossonera. Un exploit clamoroso, con l’unica consolazione per il Diavolo che quelle reti sono sempre arrivate in trasferta, a Reggio Emilia, e non a San Siro: un poker nel 4-3 neroverde del 12 gennaio 2014 e una tripletta nel 3-2 del 17 maggio 2015. E attenzione anche alla designazione dell’arbitro Rocchi, con il quale il Milan non vince addirittura da 28 gennaio 2011 (3-0 al Napoli). Da lì in poi 9 pareggi e ben 5 sconfitte.
RISCHIO CONTESTAZIONE.
Al di là di precedenti e serie negative, o di spauracchi vari, il Milan ha l’assoluta necessità di tornare alla vittoria (manca da un mese). Un altro risultato negativo non solo potrebbe mettere ulteriormente in bilico la panchina di Mihajlovic, ma finirebbe per infiammare e scatenare San Siro. Gli ultras sono stati i primi a dare segnali di insofferenza, con i classici inviti ad “andare a lavorare” provocati dalla disfatta con il Napoli. A Torino, invece, hanno esposto un eloquente striscione: «Società mister e giocatori: per questa curva che da sempre vi incoraggia siete già all'ultima spiaggia». Mercoledì scorso, infine, in occasione del Trofeo Berlusconi perso contro l’Inter, oltre a non esporre alcun vessillo, sono rimasti muti per tutta la gara, unendosi ai fischi di tutto lo stadio una volta scoccato il 90'. Con questi presupposti, si può ben intuire quale sarà il clima domani pomeriggio. Non è da escludere una contestazione della Curva a priori, quindi già prima del fischio d’inizio. In ogni caso, al primo errore scatteranno i fischi e una squadra già in palese difficoltà psicologica e con evidenti lacune in termini di personalità, si troverà a combattere anche contro uno stadio nemico.
Chi non avrebbe timore ad affrontare un ambiente ostile è Mihajlovic, ma lui non scenderà in campo, si accomoderà soltanto in panchina. E, peraltro, sarà il primo a rischiare se le cose dovessero andare male,
INCROCI CHE SEGNANO.
anche se una sentenza definitiva potrebbe arrivare solo dopo il match con il Chievo, mercoledì sempre a San Siro, e la trasferta in casa della Lazio, domenica 1° novembre. Peraltro, guardando ai precedenti, il Sassuolo è un incrocio pericoloso anche per il tecnico serbo. Ad Allegri, infatti, la già citata sconfitta del 12 gennaio 2014 costò il posto. Poco dopo il fischio finale, infatti, venne di fatto licenziato da Barbara Berlusconi. Al capezzale rossonero venne chiamato Seedorf, che, nonostante i 35 punti raccolti nel girone di ritorno, chiuse dopo pochi mesi la sua avventura in panchina. E l’ultima gara, guarda caso, fu quella con il Sassuolo, peraltro l’unica (a eccezione degli ottavi di Coppa Italia dello scorso anno) vinta contro gli emiliani nei due campionati passati. Per la verità, nonostante sia arrivato al termine della stagione, il Sassuolo ha segnato anche la gestione di Inzaghi. Quella sconfitta a San Siro (1-2) il 6 gennaio 2015 segnò infatti l’inizio del tracollo, da cui Pippo non riuscì più a riprendersi. Se non altro, da allenatore della Sampdoria, Mihajlovic non ha mai perso con il Sassuolo: una vittoria e due pareggi, il suo bilancio.
Un eventuale ko metterebbe ulteriormente in bilico la panchina di Mihajlovic